di Nunzia Eleuteri
Definirlo semplicemente un successo sarebbe troppo riduttivo. Il teatro delle Api, ieri sera, non è riuscito infatti a contenere la folla accorsa ad ascoltare il filosofo Umberto Galimberti. Numerose le persone che hanno aspettato invano all’ingresso.
Il primo appuntamento culturale del 2020 nella città elpidiense con uno dei più noti filosofi e sociologi italiani ha offerto non pochi spunti di riflessione sul futuro partendo da quel nichilismo di Friedrich Nietzsche molto di moda oggi soprattutto tra i giovani. “Nietzsche. Come si fa filosofia col martello” è stato proprio il titolo del primo evento della rassegna culturale diretta da Oriana Salvucci e voluta a Porto Sant’Elpidio dall’assessore al bilancio e alle pari opportunità Emanuela Ferracuti che, ieri sera, ha fatto gli onori di casa portando i saluti del sindaco, assente per altri impegni: “Abbiamo rinnovato una riuscita collaborazione con Parlare Futuro che ha proposto, negli anni, appuntamenti di grande richiamo in città. Umberto Galimberti è un autore tra i più rappresentativi del nostro tempo e siamo orgogliosi di averlo al Teatro delle Api – ha dichiarato l’assessore – Ritengo che questi momenti di riflessione siano molto importanti perché ci interrogano sul nostro tempo, sulla società del presente ma anche del futuro. Ringrazio tutti gli sponsor che consentono queste iniziative. Non ci fermeremo a questa serata – ha concluso Emanuela Ferracuti – ma abbiamo in cantiere altri qualificati appuntamenti culturali.”.
A marzo, infatti, è prevista una nuova rassegna, “Matria”, che porterà in città la scrittrice Dacia Maraini. Sul palco, per i saluti, ieri sera, anche il consigliere regionale Francesco Giacinti: “La cultura è troppo spesso relegata ad essere una Cenerentola – ha detto – vedere un teatro così gremito per un incontro filosofico è molto significativo: è evidente che la riflessione è una necessità. Non posso quindi che complimentarmi con il comune di Porto Sant’Elpidio per queste iniziative culturali di così elevato spessore.”.
In platea oltre consigliere regionale, il vice sindaco della città Daniele Stacchietti, l’assessore Vitaliano Romitelli, la presidente del consiglio comunale, Milena Sebastiani, il direttore Asur Area Vasta IV, Licio Livini, la segretaria della locale sezione del PD, Patrizia Canzonetta, ringraziata dalla stessa Oriana Salvucci per l’importante contributo organizzativo alla serata.
Il saggio “Al di là del bene e del male” scritto a fine ‘800 da Nietzsche è stato il fulcro della dissertazione di Umberto Galimberti che ha spinto l’attento pubblico a focalizzare il pensiero su un essere umano schiavo delle convinzioni sociali. Il filosofo ha esordito parlando del “martello” come arnese che possa spaccare il nostro modo di pensare. Ha poi ripercorso i momenti salienti della storia greca e del cristianesimo mettendo in evidenza il contrasto tra ragione e sensi corporei.
Più volte Galimberti ha citato Platone come padre della ragione alla ricerca della verità, di un sapere universale che si può scoprire solo staccandosi dalle sensazioni che sono diverse da individuo a individuo: “Solo se si riesce ad intraprendere il percorso dell’astrazione si può conoscere la verità – ha spiegato – per costruire un sapere universale bisogna partire dalle idee e non dal corpo. L’anima coltiva le idee, il corpo le imprigiona. Ma la ragione non è la verità, è solo uno strumento utile per vivere, uno strumento che ci consente di difenderci dall’insolito, dall’imprevedibile.”.
In questa analisi Galimberti ha messo in evidenza l’accettazione di una nozione come qualcosa che consenta all’uomo di viverci dentro, di sentirsi, per certi versi, protetto.
“Ma la verità non è eterna, la verità è solo storica. Ciò che era vero ieri può non esserlo oggi. E’ vero in un contesto e non in un altro – ha sottolineato – I valori non sono eterni: sono storici; e anche Dio non è eterno ma storico perché ‘creato’ dagli occidentali. Quando morirà l’occidente, morirà anche Dio.”.
Quindi una riflessione sulla morte come momento ragionevolmente inevitabile di ogni uomo: “Un punto di non ritorno che rende, in pratica, inutile l’esistenza – ha specificato il filosofo – una verità che difficilmente l’uomo ha voluto accettare nei secoli e che è stata quindi la base del Cristianesimo che ha pensato di promettere la vita eterna. Da qui l’illusione di un futuro più bello del presente, di un’attesa di tempi migliori. Da qui l’idea di costruirsi un futuro per il quale valga la pena vivere. Ma se tutto ciò non è vero, se l’uomo non è immortale, se nemmeno Dio è immortale, la nostra esistenza che senso ha? Ed ecco il concetto di nichilismo, dal greco, nulla. L’uomo ha però la necessità di capire il senso della propria vita. E allora, bisogna ripartire da se stessi – ha concluso Umberto Galimberti – un uomo privo di valori, libero, deve pian piano ricostituire se stesso da zero per trovare una sua nuova morale e identità.”.
Non sono mancate stoccate ai politici incompetenti e, ancora più sferzanti, agli insegnanti che non sanno trattare con gli studenti, che non sanno motivarli suscitando riflessioni, né aiutarli a costruire la loro identità. Stoccate che hanno trovato approvazione dal pubblico con scroscianti applausi.
Il filosofo ha certamente toccato argomenti difficili che sicuramente non possono trovare risposte in poche ore di riflessione e con un solo punto di vista. Ma è pur un punto di partenza quantomeno per un viaggio introspettivo che dovrebbe poi incontrare altri princìpi, altre idee e convinzioni per poter maturare la propria concezione di vita. Parlare Futuro offre altri spunti, il prossimo appuntamento è con Marcello Veneziani a Le logge di Sarnano, sabato 18 gennaio alle ore 17.
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