La legge Segre-Verducci unisce tutta la politica:
il campo di Servigliano simbolo di libertà

SERVIGLIANO - La proposta di fare del campo un monumento nazionale, partita dal senatore dem e sottoscritta dalla senatrice a vita, porta le firme di tutti i capogruppo in Senato

di Andrea Braconi

“Il Campo di Prigionia CPG-59, oggi Parco della Pace di Servigliano, è dichiarato monumento nazionale”. È l’unico articolo contenuto nel disegno di legge che vede come firmatari il senatore del Pd Francesco Verducci e la senatrice a vita Liliana Segre, oltre ad i capogruppo di tutte le forze politiche presenti in Senato.

L’IMPEGNO DI TUTTI I GRUPPI PARLAMENTARI

La proposta era stata presentata il 17 dicembre 2019, ultimo giorno utile prima della pausa natalizia, e depositata il 19 dicembre. “Eravamo all’indomani di una polemica molto accesa sul fatto, secondo me gravissimo, che le forze di centrodestra non avevano voluto votare a favore dell’istituzione della commissione d’inchiesta contro i fatti d’odio, proposta proprio dalla Segre” ricorda Verducci.

Ma proprio perché nel nostro Paese è in atto “un tentativo di non riconoscere il valore della memoria”, lo stesso parlamentare dem ha voluto con forza che ci fossero tutte le firme dei capogruppo e non di singoli senatori. “Personalmente ho parlato con ogni capogruppo, chiedendo che ci fosse la loro firma, in modo che impegnassero tutti i gruppi a riconoscere questo valore”.

Verducci insiste: era giusto, e lo è oggi ancora di più, che questa legge fosse firmata da tutte le forze politiche. “Continuo a credere con determinazione che tutti debbano battersi per tutelare i valori dei nostri Costituzione. Per questo ringrazio tutti, non avendo avuto da parte di nessuno alcuna difficoltà o tentennamento. Oltre ad un ringraziamento enorme alla Segre, la cui firma ha un significato ed un peso particolare”.

VERSO L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE

Giordano Viozzi, presidente dell’associazione Casa della Memoria, parla di iniziativa decisamente rilevante, che renderà il campo di Servigliano un monumento nazionale. “Va ad inserirsi in tutta una serie di azioni che come Casa della Memoria e come Amministrazione comunale si sta portando avanti, in un contesto di riscoperta della storia di questo campo”.

Un campo di prigionia tra i più importanti della zona e a livello nazionale, come ricorda Verducci. “E il senso della nostra proposta di legge è racchiuso in questo: abbiamo il dovere di trasmettere quello che è stato, affinché tutti capiscano pienamente i valori della democrazia, della libertà e della nostra Costituzione, preservando e difendendo questi stessi valori in modo che non torni più l’abominio del totalitarismo incarnato negli ultimi anni della storia del campo. Questo fu anche luogo di internamento di persone, dopo le leggi razziali promulgate dal regime fascista nel 1938. Da lì furono poi condotte ad Auschwitz, dove si salvò solamente una di loro”.

Un ultimo tragitto rievocato nello scorso aprile insieme alla senatrice a vita Segre, invitata a visitare il campo. “In quell’occasione rievocò l’amicizia e la conoscenza con una delle bambine condotte ad Auschwitz e che lì morì. Servigliano è a tutti gli effetti un pezzo della storia tragica del Novecento, è un simbolo della guerra, della dittatura, della libertà e della democrazia tolte al popolo italiano”.

Ma nei decenni successivi è stato soprattutto simbolo di rinascita, dapprima prendendo il nome di Parco della Pace e poi sempre più come luogo riscoperto dalle scuole e che, attraverso la memoria, vuole far vivere valori riconquistati grazie alla Resistenza e alla Repubblica. “Essere monumento nazionale significa avere per sempre un vincolo storico, urbanistico ed architettonico, ma anche essere riconosciuto a livello nazionale ed europeo. Questo permetterà a Servigliano di implementare la sua testimonianza nei confronti delle nuove generazioni”.

Torna sulla Segre, Verducci, per rimarcare il suo attaccamento a Servigliano. “Vive fortissima la sua emozione legata a questo luogo e alla sua visita. E insieme speriamo che la legge venga approvata presto, sarebbe bello prima del 25 aprile ma molto dipenderà dai calendari parlamentari”.

LA FORZA DELLA STORIA

C’è un ulteriore elemento da evidenziare: la proposta di legge non è frutto dell’impegno di un singolo senatore ma è un tassello all’interno di un grande lavoro partito tempo fa. “C’è stata una contaminazione culturale – afferma il sindaco Marco Rotoni – che alcuni pionieri della libertà hanno voluto svolgere qui a Servigliano: ricordo Filippo Ieranò e Lina Cinque Verducci, persone che hanno dato alla loro comunità intesa come Fermano un’opportunità culturale che avevamo tra le mani, ma su cui nessuno aveva la volontà di scommettere. È l’esempio di come questa voglia di fare per gli altri contamini in maniera positiva tutte le istituzioni”.

Perché lo stesso recupero della stazione nasce da un’ente pubblico, quella Provincia guidata da Fabrizio Cesetti e che aveva come riferimento alla cultura Giuseppe Buondonno. “Ricordo il grande impegno dell’assessore e quello del mio amico e collaboratore Danilo Viozzi, affinché potessimo recuperare un luogo della memoria funzionale per le attività da svolgere. E oggi questo è un modello virtuoso. Il fatto che Francesco stia dando un sigillo unico è un orgoglio che oggi condividiamo insieme”.

Rotoni rilancia la figura della Segre, emozionandosi nel ricordare la sua mano appoggiata sulla lapide posta a memoria delle persone portate verso lo sterminio. Un’immagine, dice, che custodirà per sempre. “Di quel momento ricordo un silenzio assordante per l’emotività del fatto. E sono orgoglioso di affermare che oggi la storia ripassa da Servigliano con una protagonista di quella stessa storia”.

Anche altri organi dello Stato hanno dato e continuare a dare un contributo importante, come il Ministero competente e la Soprintendenza. In particolare quest’ultima ha permesso di ottenere un importante riconoscimento per il recupero dell’ultima baracca rimasta all’interno del Parco della Pace. “Un altro elemento che verrà recuperato con fondi ministeriali e con la cura progettuale della Soprintendenza, per la quale ringrazio le architette Cocchi e Conforti. Questa è la dimostrazione di una filiera positiva, con la consapevolezza e l’ambizione che i valori di Servigliano vengano espansi ovunque”.

Rotoni fa cenno anche all’iniziativa avviata insieme al Comune di Monteleone di Fermo, una biblioteca digitale della memoria che si inserisce perfettamente nel percorso avviato. “Speriamo che tutti i campi di prigionia diventino monumento nazionale, in modo che in Italia ci sia un tracciato di questi luoghi legati a fatti tragici custoditi dalle nuove generazioni, affinché non si ripetano mai più”.

LA SCUOLA, UN PUNTO DI (RI)PARTENZA

Eccole, le nuove generazioni, con le quali, come ricorda Viozzi, si è instaurato un rapporto molto stretto, in particolare attraverso le scuole. “Proprio mezzora prima di iniziare questa conferenza siamo stati con dei ragazzi di Servigliano a visitare il campo. È anche in atto un progetto con la onlus Opera, denominato Resiliamoci: un percorso di recupero della memoria, in particolare proprio dell’ex cucina del campo, coinvolgendo i ragazzi a tirare fuori idee su come vorrebbero fosse sfruttato questo spazio. Purtroppo in altre realtà italiane come la nostra si sono verificate situazioni negative, come a Bolzano, il cui campo è oggi un condominio, o a Reggio Calabria, con lo spazio sventrato dall’autostrada”.

Gli fa eco Paolo Giunta La Spada, direttore scientifico della Casa della Memoria. “È importantissimo il recupero dei luoghi storici che hanno scritto la storia degli italiani, ma è importantissimo anche cosa costruiamo sopra questi luoghi. Il Giorno della Memoria sembra essere diventato un rito decontestualizzato dallo studio della storia: si esprime il cordoglio senza una cornice, mentre invece noi teniamo molto a ricondurre il cordoglio all’analisi storica. Questo serve per ricostruire insieme la nostra identità, esistono valori che non sono né di destra né di sinistra, ma che appartengono a tutti gli italiani. Ed è necessario costruire relazioni civili che consentano di dare forma ad un territorio libero e democratico. Un percorso, questo, che va fatto con rigore scientifico, con una ricostruzione che non può essere affidata a chiacchiere o dibattiti estemporanei, ma solo a ricerche di archivio”.

OLTRE IL GIORNO DELLA MEMORIA

Uno spunto utile anche per annunciare le iniziative organizzate per celebrare il Giorno della Memoria. Si va dalla conferenza sul razzismo del 25 gennaio al Montani all’Open Day del campo programmato per domenica 26, arrivando alla mattinata del 27 a Servigliano durante la quale si toccherà il tema della storia dell’ebraismo. “Un appuntamento – spiega La Spada – che dimostrerà come l’ebraismo abbia portato un contributo economico e culturale straordinario, ma anche per parlare di tutto l’antiebraismo, presente anche nelle Marche. Nell’occasione farò vedere come l’iconografia antiebraica negli scorsi secoli sia stata una realtà sconosciuta e che spingeva all’odio verso gli ebrei”.

Il 31 gennaio, inoltre, ci sarà un’iniziativa preceduta da una presentazione con Mibact e Soprintendenza. E andando oltre il prossimo 4 maggio, anniversario della fuga dal campo avvenuta ne 1944, ci sarà una famiglia ebrea che incontrerà 120 studenti del Montani all’interno della sala teatro comunale. “Serve sempre più un lavoro di contestualizzazione dei fatti drammatici avvenuti nel campo in un’analisi storica – conclude La Spada – e serve farlo sul piano scientifico”.


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