di Sandro Renzi
Luci ed ombre per il commercio di Fermo. E’ quanto emerge dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane” realizzata dall’Ufficio studi di Confcommercio. Tra i 120 Comuni presi in esame c’era anche il capoluogo di provincia. Il rapporto racconta di un settore un po’ in crisi negli ultimi undici anni. Confrontando infatti il numero di imprese presenti nel 2008 e quelle attive nel 2019 si nota subito un calo. Quasi venti negozi al dettaglio hanno abbassato per sempre le serrande: da 111 (nel 2008) si è così passati a 93 (nel 2019). E di calo, anche se più contenuto, si parla pure per quei negozi ubicati fuori del centro storico. Le attività sono infatti passate da 284 (nel 2008) a 279 (nel 2019) a fronte di una crescita nel 2016 quando le imprese attive erano 288.
“Il calo nel commercio al dettaglio –commenta il direttore generale Confcommercio Marche Centrali, Massimiliano Polacco – è più evidente nel centro storico di Fermo rispetto alle altre zone anche se si tratta di una diminuzione non così netta soprattutto se rapportata ad altre realtà. C’è stato un riposizionamento dei supermercati a ridosso del centro storico e negli alimentari c’è stata una sostanziale tenuta negli ultimi undici anni presi in esame” . Crescono invece le farmacie, soprattutto all’interno del centro storico (da 2 a 6) mentre diminuiscono nelle altre zone (da 11 a 9). Dato che può essere letto anche come un graduale spostamento verso il cuore della città da parte dei residenti. Altro dato positivo riguarda l’apertura di attività per la somministrazione di alimenti e bevande. Una tendenza che riguarda tanto il centro (da 37 a 39) quanto la periferia (da 138 a 141). “Non è un aumento significativo – commenta ancora Polacco – ma testimonia che il settore è in crescita così come è positivo il saldo delle attività nel settore ricettivo nelle zone al di fuori del centro storico mentre nel centro storico si è mantenuta una sola attività come nel 2008. Al di fuori del centro storico sono invece passate da 16 a 26 a testimoniare l’aumento di domanda nel ricettivo”. C’è voglia di Fermo, insomma, la città è attrattiva ed è forse questo il settore su cui occorre investire di più. Di pari passo, però, con la crescita del terziario. “Serve dunque un terziario innovativo in grado di rafforzare i settori del commercio e del turismo in un contesto urbano sempre più caratterizzato dall’economia dei servizi con l’obiettivo di trasformare la città in un luogo di ideazione di nuovi prodotti e servizi non solo di consumo”.
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