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Gli alleati mettono alle corde il Pd:
“Mangialardi? No, Grazie
Un civico o il tavolo rischia di saltare”

MARCHE 2020 - Sembrava fatta per i dem, dopo il passo di lato di Ceriscioli e l'investitura del sindaco di Senigallia. Ma tutto l'arco dei partiti di centrosinistra punta i piedi e chiede il rispetto dell'approccio condiviso col segretario regionale Gostoli

 

Maurizio Mangialardi

 

di Giovanni De Franceschi

Tutti compatti su Mangialardi? Finalmente il Pd ha trovato la quadra sul candidato governatore per le prossime regionali? Altolà “compagni”, le sorprese non sono finite. Si rischia come nel più classico dei giochi, di tornare al punto di partenza.

Sembrava una giornata di pace ritrovata quella di ieri per i dem (al netto del caos sulla gestione dell’emergenza Coronavirus): il passo di lato di Ceriscioli e l’investitura ufficiale del sindaco di Senigallia, addirittura l’ipotesi di una possibile convergenza unitaria della maggioranza di Area 70 e della minoranza capeggiata dal sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Insomma, la quiete dopo la tempesta delle ultime settimane. Suggellata dall’intervento della sindaca di Ancona Valeria Mancinelli: «Di fronte a questa nuova situazione riaffermo il mio pensiero: non sarò di ostacolo e sosterrò in modo responsabile e leale il candidato che raccoglie il più ampio consenso, ed in questo momento la candidatura di Mangialardi sembra avere tali caratteristiche».

Silvana Amati, Andrea Orlando e Giovanni Gostoli durante l’ultima direzione regionale Pd

Eppure già nel tardo pomeriggio di ieri l’avvisaglia di qualche nuvolone carico di pioggia c’era e aveva la forma di Italia Viva. I renziani, infatti, annusata l’aria hanno messo subito le mani avanti: «Qualsiasi deviazione di percorso, fuori dal tavolo dell’alleanza, rischia di compromettere l’unità della coalizione e la competitività del progetto». Con chiaro riferimento alla linea condivisa durante le consultazioni con il segretario regionale Giovanni Gostoli: quella di cercare un candidato civico (Sauro Longhi resta il favorito), così come peraltro imposto anche dal Nazareno. E così oggi quel nuvolone ha preso sempre più consistenza e ora aleggia minaccioso sulla direzione regionale del Pd in programma domenica a Chiaravalle.  «Una settimana fa il Pd Marche ha incontrato i partiti alleati con una precisa indicazione, che a quanto ci è stato riferito era stata condivisa con il Pd nazionale – scrivono oggi Art.1, Azione, Diem 25, Italia in Comune, Le nostre Marche, +Europa e Uniti per le Marche (Psi, Verdi, Civici), cioè tutto l’arco degli alleati –  il modo migliore per unire la coalizione era convergere su un candidato civico, capace di raccontare esternamente una nuova storia del centrosinistra nelle Marche, aperta ai movimenti civici e capace di allargare l’elettorato di riferimento. Abbiamo tutti condiviso questo approccio. Non vorremmo che ora si cambiasse questo atteggiamento, per rimettere in discussione quanto deciso pochi giorni fa. Ogni altro percorso, che rischi di far riaprire del tutto il confronto con gli alleati è infatti un regalo al centrodestra. Riteniamo quindi opportuno che sia confermata la linea portataci la scorsa settimana da Gostoli in accordo con il Pd nazionale e si converga al più presto su un candidato civico, scelto velocemente all’interno della rosa di nomi autorevoli propostaci per raggiungere una sintesi. Altrimenti il rischio è che ogni partito si possa sentire legittimato a presentare proprie candidature e proposte politiche per il governo della Regione, riaprendo un confronto e un dibattito il cui tempo massimo è già scaduto. Per queste ragioni riteniamo inoltre opportuno convocare subito il tavolo del centrosinistra».

Mario Morgoni

Altolà “compagni”, appunto. E come se non bastasse, anche due esponenti del Pd stesso oggi mettono in discussione questa presunta pax interna.  «Dopo il passo indietro del presidente Ceriscioli che con senso di responsabilità ha preso atto degli ostacoli posti dagli alleati ad una sua ricandidatura e dell’esigenza di tenere conto di uno scenario mutato – dichiara il deputato Mario Morgoniè il momento che il Pd elabori una rosa di nomi di alto profilo istituzionale a tutti i livelli, figure di indubbio prestigio e competenza, immuni da profili di incandidabilità e da situazioni di cui si possa fare un uso strumentale in campagna elettorale. Tale rosa andrà sottoposta alla coalizione per scegliere insieme la candidatura capace di garantire il livello più alto di coesione , di consenso e di motivazioni per affrontare una difficilissima campagna elettorale nella quale non sono in gioco gli equilibri interni del Pd o del centrosinistra ma la garanzia di un buon governo per i cittadini marchigiani». Morgoni dunque non solo boccia l’idea Mangialardi, ma ricorda anche che il sindaco di Senigallia è stato rinviato a giudizio per l’alluvione del 2014 e che questo potrebbe essere un problema sia in campagna elettorale, che per un eventuale condanna.  «Oggi più che mai, per riconquistare la fiducia dei cittadini c’è bisogno di primarie nel centrosinistra – rincara il sindaco di Osimo Simone Pugnaloni –  Caro segretario regionale Giovanni Gostoli, non farti schiacciare su una guerra tra fazioni del Pd, c’è tempo per organizzare le primarie di coalizione, ci aiuteranno a riconquistare la fiducia dei nostri elettori e di tutti i marchigiani. Io sono disponibile ad aiutarti. Le.primarie sono anche la presentazione di un programma concreto per le Marche, non solo per il profilo del candidato, di fatto è campagna elettorale per noi. Credici, i marchigiani ci daranno ragione». Eccolo qua il punto di partenza che ritorna: le primarie. Intanto continua la lista dei sindaci che sfilano dal manifesto pro Mangialardi: dopo lo stesso Pugnaloni e Scuppa di Apiro, oggi si sono aggiunti anche Fausto Sassi di Rosora e Giuseppina Spugni di Poggio San Marcello.

 


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