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di Maria Vittoria Mori
“Preso atto della delicata situazione che stiamo attraversando, abbiamo deciso di contribuire con ciò che sappiamo fare meglio: trasformare un filo in qualcos’altro. Così da giorni produciamo mascherine che non sostituiscono quelle chirurgiche, sono senza certificazione e non hanno i requisiti per essere classificate come dispositivi medici, aiutano però ad isolare, quanto più possibile, l’aria dell’ambiente esterno dalle mucose di naso e gola. E sono riutilizzabili previa disinfezione”. Così scrive sul proprio profilo Facebook Alice Totò, figlia dei titolari della Calimar di Piane di Falerone, azienda specializzata in prodotti in maglieria.
La produzione di mascherine è aumentata col passare delle ore e delle richieste: oggi ha raggiunto il migliaio di pezzi in 24 ore. “Non lo facciamo per soldi – spiega l’amministratore Adriano Totò – ma per dare un servizio alla comunità. Chiediamo solo un contributo simbolico che neppure copre le spese. Abbiamo distribuito centinaia di mascherine a Comuni, associazioni, aziende, cittadini. Con la nostra tradizionale attività siamo fermi da dieci giorni, così con mia moglie e mia cognata abbiamo pensato di realizzare prima un prototipo e poi la mascherina vera e propria cucita con due tessuti diversi per isolare la bocca dall’esterno”.
Scrive ancora Alice Totò: “Il lavoro ha previsto la preventiva sterilizzazione delle nostre macchine da cucire e l’osservazione di tutte le misure precauzionali. Teniamo duro, andrà tutto bene. Sperando di essere d’aiuto, ci trovate in azienda”.
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