“Leggo che il progetto dell’ospedale per i 100 posti di terapia intensiva da realizzare a Civitanova Marche è incagliato a aspetti procedurali che non rendono poi così agevole l’operazione pensata dalla Regione. Ammetto che questa cosa non mi meraviglia affatto e torno ad invitare i vertici regionali a riflettere sull’opportunità di intervenire sulle strutture già esistenti, e di proprietà dell’Asur, nel territorio regionale. E’ da una decina di giorni che Bertolaso è arrivato nelle Marche e siamo ancora al punto di partenza: se l’obiettivo era la massima rapidità della risposta all’emergenza è chiaro che la strada intrapresa non è quella giusta”.
Il Sindaco, Alessio Terrenzi, non molla e torna a rilanciare quella proposta che dieci giorni fa ha lanciato per affrontare in modo celere il problema delle strutture sanitarie nato con l’emergenza Covid-19. “Leggo di imprenditori che iniziano a fare passi indietro consci di essere stati coinvolti in un progetto la cui fattibilità non è stata assolutamente verificata in via preventiva – prosegue il sindaco Terrenzi – e lo stesso Tanoni apre uno spiraglio sulla mia proposta, quella di rivolgere attenzioni ed investimenti alle strutture esistenti. Il tempo corre e non credo che se ne abbia molto a disposizione. Torno a sottolineare che non ho alcuna intenzione di fare polemica ma di dare il mio contributo di idee per una possibile soluzione al problema”.
Poi scende nello specifico per chiarire, qualora fosse ancora necessario, la sua idea. “Torno a dire che nella nostra zona si potrebbe pensare di utilizzare l’ospedale Murri di Fermo solo per i Covid-19 (per evitare promiscuità con gli altri pazienti che, comunque ci sono e vanno tutelati) e pensare di utilizzare le strutture periferiche per tutti gli altri come Sant’Elpidio a Mare, Montegiorgio, Montegranaro, Porto San Giorgio… Ma ho anche detto più volte che ho preso Sant’Elpidio a Mare come esempio visto che è il comune che amministro dicendo comunque, fin da subito, che di strutture analoghe alle nostre ed utilizzabili per lo scopo ce ne sono tante, nel territorio Regionale. Le strutture elpidiensi non vanno bene, non sono idonee, richiederebbero interventi di adeguamento che in questo momento non ci possiamo permettere? Se anche così fosse, ma secondo il mio parere in caso di emergenza certi ostacoli si superano ed è più facile risolvere problematiche di questo tipo su strutture pubbliche piuttosto che su quelle private, ragioniamo su altri territori, su altre province anziché manifestare immediatamente chiusura nei confronti di questa idea. Credo che già si sia perso tempo prezioso ed invito i vertici regionali a fermarsi a riflettere seriamente e a rivalutare la mia proposta rivolgendosi a tutto il territorio Regionale affinché vengano recuperate strutture già esistenti, sottoutilizzate o inutilizzate. Onestamente sono convinto che quando c’è la volontà di andare in una certa direzione, soprattutto quando si ha a che fare con strutture pubbliche, le soluzioni si trovano, soprattutto in momenti di emergenza come questa. Quello che manca, o che per lo meno è mancato fino ad ora, è la volontà! Pensare alle strutture esistenti, ricavando all’interno di locali che non vanno realizzati da zero ma semmai adeguati, sarà anche l’occasione di ripensare ad una nuova sanità per la nostra Regione: credo che l’emergenza che stiamo vivendo imponga anche una riflessione sul futuro a lungo termine della nostra Sanità e credo che la gestione dell’emergenza, rivalutando le strutture che abbiamo già, sia un ottimo punto di partenza”.
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