«Sono in una situazione disperata»,
l’appello di Massimo Vitali con il capanno
distrutto dalle fiamme (Foto e Video)

AMANDOLA - A parlare e a lanciare un disperato appello è l'imprenditore amandolese Massimo vitali che lunedì ha visto divorato dalle fiamme il capannone della sua azienda, una struttura in sostituzione a una stalla resa inagibile dal terremoto

Massimo Vitali

di redazione CF

“Io non sono una persona solita a chiedere l’elemosina. E non voglio che queste parole siano interpretate in questo modo. Ma la situazione è davvero drammatica, e francamente sto perdendo le forze”. Sono le parole piene di disperazione di un uomo, Massimo Vitali, prima ancora che di un lavoratore, un imprenditore, un allevatore che lunedì sera ha visto divorato dalle fiamme il suo capannone, nell’azienda che porta il suo nome, in territorio di Amandola, in cui erano contenuti fieno e attrezzature agricole. Un colpo al cuore per Vitali, l’ennesimo. Sì perché quel capannone è una di quelle tensostrutture arrivate nell’entroterra fermano perché la sua stalla è stata resa inagibile, e lo è tuttora, dal terremoto. E come se non bastasse, a pesare enormemente sull’imprenditore, ci si è messo anche il Covid19 che ha seriamente compromesso gli introiti derivanti dalle vendite nel suo spaccio aziendale. Insomma, davvero difficile, a questo punto, per Vitali, vedere una luce, anche solo un flebile barlume, in fondo al tunnel. Ma l’imprenditore amandolese non vuole mollare, anche se l’idea di vendere tutto, quella gli è balenata in testa: “Non so più dove andare a parare, il lavoro deve andare avanti, gli animali devono mangiare e la terra va coltivata. E così, in queste condizioni non è facile. Spero davvero nell’aiuto delle istituzioni, e che si possa accelerare per ripartire”.

Poi la ricostruzione dell’accaduto, con gli occhi dell’imprenditore, e i doverosi ringraziamenti a quanti gli sono stati vicino in questi giorni, e ovviamente ai vigili del fuoco.
“Volevo spendere due parole per quanto successo questi giorni in modo tale da spegnere anche notizie fittizie o eventuali dubbi su quello che è accaduto.
Come saprete o per chi non lo sapesse ancora, lunedì è scoppiato un violento incendio che ha polverizzato un intero capannone della mia azienda agricola. Ero di ritorno da quest’ultima per recarmi presso il mio spaccio aziendale La Tradizione quando ho ricevuto una chiamata che mi informava della presenza di un denso fumo proprio sulle zone di Caccianebbia (via in cui si trova l’azienda). Subito sono andato sul posto per controllare e lo scenario che si è presentato davanti ai miei occhi era qualcosa di immenso e fuori da ogni immaginazione. All’inizio della tensostruttura c’erano impilati più di 500 rotoli che hanno subito preso fuoco. All’interno del capannone vi erano anche attrezzi, macchinari agricoli e una scrofa che aveva appena partorito 12 maialini. Il mio primo pensiero mentre vedevo le fiamme che divoravano e si alzavano su tutta la lunghezza della struttura è stato proprio quello di far uscire gli animali e metterli in salvo il prima possibile. E’stata una dura impresa visto il propagarsi cosi rapido delle fiamme, ma fortunatamente tutti gli animali sono stati portati in salvo e ne sono usciti illesi. Nel mentre sono stati allertati i vigili del fuoco che si sono subito recati sul posto per intervenire. Nel giro di pochi minuti il capannone è stato divorato dalle fiamme e a quel punto non è stato più possibile salvare nulla.


Sto raccontando com’è andata per far capire che a costruire quel capannone con macchinari agricoli e attrezzi al suo interno è costato tempo, fatica e sacrifici. E vederli diventare cenere con così poco tempo fa male. Fa male soprattutto perché si è consapevoli di ciò che si sta perdendo e allo stesso tempo inermi perché non si può fare nient’altro che aspettare che finisca. In questo periodo dove tutto è limitato, dove il Covid19 manipola le nostre vite con strette precauzioni alle quali dobbiamo attenerci, al terremoto che continua a svegliarci, e a incendi che distruggono sacrifici di una vita, si capisce l’importanza che una parola possa avere. Essa in determinate circostanze, allevia tutta la tensione, l’angoscia e la paura che si sono accumulate. Un po’ come l’acqua che spegne il fuoco, una parola o un gesto detta o fatto al momento giusto aiuta a trovare una nota positiva in una sinfonia stonata. Detto ciò penso che l’empatia umana dipenda molto dalla persona, intesa come singolo e non dall’etichetta o ruolo che ricopre. A volte le persone più vicine sono le più lontane e viceversa. Infine vorrei profondamente ringraziare i vigili del fuoco, la mia famiglia che mi è stata accanto e ha continuato a supportarmi sempre, e tutti coloro che hanno speso un attimo del loro tempo per darmi una mano in tale situazione. Grazie”.


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