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“Per la festa della mamma scegliete il vostro piccolo fioraio di paese”

COMMERCIO - “Dobbiamo tornare a splendere, dipende da tutti noi.” Il racconto della fioraia dei Sibillini: “Con il sisma del 2016 ho imparato cosa sia la resilienza. Con il Covid 19 ho rivalutato i termini ‘autenticità e comunità’. Non vendo beni di prima necessità eppure molti, in questa quarantena, hanno sentito la mancanza del profumo e del colore dei fiori”.

 

di Maria Elena Grasso

“Sempre la più alta qualità nel mio piccolo negozietto di paese. Per i miei amici, per i miei fedeli clienti. Sempre una ricerca della novità, un nuovo colore magari quello che nessuno vuole: io ce l’ho, nelle Chocolates Bubbles a grappolo. Un buon profumo come quello delle rose in giardino, raro in quelle di serra: io ce l’ho nelle Hermosa. Un bel gambo lungo e un bocciolo super, indici di alta qualità che alzano il prezzo del fiore e non tutti sono disposti a pagare: io ce l’ho nelle Explorer rosso scuro. Sfumature accattivanti, accenti di colore, venature leggere, toni vintage: io li ho e hanno tanti nomi di fantasia.”

Inizia così l’invito e appello di una fioraia del piccolo paese di Amandola che, ancora in piena emergenza post-sisma 2016, si ritrova oggi nell’emergenza Covid19 e anche a tremare di paura per le nuove scosse telluriche di pochi giorni fa con epicentro proprio nella cittadina dell’entroterra fermano. Un paese che stenta a ripartire per una serie di circostanze ma i cui abitanti non si arrendono e continuano a lottare per una ripresa della normalità.

La vetrina di Papaveri e Papere

Paola Eleuteri, da più di vent’anni, ha un piccolo negozio, di fiori e articoli da regalo, dal simpatico nome “Papaveri e Papere” lungo la principale strada amandolese, via Cesare Battisti, che collega la piazza alla vecchia stazione. Strada che solitamente è di transito per i tanti pellegrini che raggiungono il santuario della Madonna dell’Ambro ma che in questi mesi, di traffico ne ha visto ben poco. Le attività commerciali di questo meraviglioso gioiello dei Sibillini, come dei piccoli paesi marchigiani già colpiti dal sisma, avrebbero tutte le ragioni di abbandonare la speranza nel futuro. Invece no. C’è tutta la volontà di ripartire. E Paola Eleuteri la racconta così: “Non vendo beni di prima necessità, come qualcuno potrebbe sottolineare, eppure sono convinta che molti in questa quarantena abbiano sentito la mancanza del profumo e del colore dei fiori, dell’emozione di un messaggio pervenuto con un omaggio floreale.”.

Ora con la riapertura qualcuno potrà tornare a gioire di queste piccole grandi cose che rendono più piacevole la vita, soprattutto in un momento così drammatico e inimmaginabile.

Si riparte con il lavoro, ne ho sofferto fortemente il distacco e sentito l’assenza nell’anima, nella mente e nelle gestualità – ha scritto sul suo profilo Facebook la piccola commerciante dei Sibillini – Confesso di avere quella giusta dose di timore per la salute e, quindi, la sicurezza sarà un parametro basilare per ricominciare. In questi due mesi di reclusione abbiamo imparato: #iorestoacasa, #andratuttobene, #lavabenelemani, #rispettaleregole. Ora dobbiamo imparare a convivere con eventuali #iorestodistante, #indossaguantiemascherina, #entrareunoallavolta, #nontoccare (questo avremmo dovuto farlo, in realtà, anche prima!).”.

Dal 5 maggio il piccolo negozio di Amandola ha così riaperto i battenti in vista soprattutto della Festa della Mamma. Una giornata che per i fioristi ha sempre avuto una grande importanza non solo per gli incassi ma per tutto ciò che rappresenta e che nei fiori, venduti in un piccolo negozio di paese, trova una risposta molto più profonda: “Scelgo fiori e rose in modo accurato – spiega Paola – pensando già ai miei singoli ed abituali clienti per soddisfare i cinque sensi delle loro mamme: la vista e la meraviglia nel ricevere l’omaggio floreale (con un possibile passaggio anche alla lacrima; l’olfatto e il leggero inebriante profumo che fa sognare con un pizzico di romanticismo; il gusto e quel piacere che associa il fiore ad una festa, ad una riunione di famiglia, ad un pranzo speciale al cui pensiero viene già l’acquolina in bocca; il tatto e la bella sensazione di un petalo di seta, un tocco di leggerezza, una carezza sul viso da chi ti ama; ed infine, l’udito e le calde parole che si accompagnano ad un fiore, una voce amorevole, un accorato perdono o un grazie meritato. Questa è la storia naturale di un fiore: non privo di significato, mai inutile, mai scontato, mai superfluo e sempre pronto a consegnare un messaggio. Le nostre care mamme meritano tutto questo, in verità, lo meritano sempre, non solo in una giornata istituita ufficialmente.”.

Continua il racconto di chi con entusiasmo ha voglia di ripartire: “Ci tengo ad organizzare al meglio il ritiro della merce e servire i clienti in modo soddisfacente. Per questo ho cercato di far sapere che sarebbe ottimale ricevere prenotazioni al telefono o via whatsapp per evitare lunghe file fuori dal negozio. Certo, dovrò rivedere molto il mio modo di lavorare senza perdere il bel rapporto che avevo con il cliente abituale. Sono un po’ in tensione, lo ammetto, pur avendo cercato nel frattempo di alimentare i miei ‘anticorpi personali’. Ho riflettuto tanto ed è ora di affrontare la realtà quotidiana. Con il terremoto del 2016 – ricorda – ho imparato la resilienza e la capacità di recuperare tutte le forze per andare incontro al futuro con speranza progettuale. Con il Covid 19 ho rivalutato i termini ‘autenticità e comunità’. E invito tutti a pensarci bene: la riscoperta del valore della bottega sotto casa, dell’aiuto reciproco, del ruolo del piccolo negozio per la salute e il benessere della comunità. Tutto ciò tenderà a portare, in questo nuovo scenario, ad una maggiore ricerca dell’autentico, del locale, del genuino. Lasciamo alla rete e al commercio digitale il legame con il globale, i prodotti e i servizi di massa. I piccoli imprenditori sapranno costruire nuove esperienze più vicine al territorio e alla qualità nazionale, alla manualità, all’incontro ravvicinato, alla personalizzazione. E questo non mi spaventa più di tanto perché è quello che ho sempre cercato di attuare, con tante difficoltà oggettive, senza demordere mai. Sarei felice se tutti ne prendessimo coscienza! Ora è il momento finale della resa dei conti, dell’unione, della solidarietà, della cooperazione, della comprensione, della vicinanza. Noi piccoli commercianti siamo i propulsori della vita del paese. Le serrande abbassate danno un aspetto spettrale: silenzio, vuoto, angoscia. Dobbiamo tornare a splendere, dipende da tutti noi, nessuno escluso!”.

E infine l’invito: “Vi aspetto in negozio con tanto affetto e riconoscenza.”.

 

Le rose nel piccolo negozio Papaveri e Papere

 

 


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