di Andrea Braconi
Il Montani (e con esso il territorio fermano) prende il volo. La metafora è della dirigente Margherita Bonanni, che per presentare il corso di Conduzione del mezzo aereo ci guida all’interno del Museo Miti, dove sono collocati 7 simulatori: uno nella sala più grande della struttura, ricavato proprio da un piccolo aereo, e altre 6 postazioni in una stanza attigua, dotate di comandi del motore, dell’aria e del passo dell’elica, oltre che di pedaliera e monitor. Con noi ci sono altre due ciceroni d’eccezione: Marco Rotunno, direttore del Miti, e Luigi Marangoni, presidente dell’Aereoclub Piceno.
LA CONTAMINAZIONE DEI SAPERI
Al momento sono 15 gli iscritti di un percorso che parte dal biennio Trasporti e Logistica per arrivare poi alla scelta tra quello che prima della riforma veniva chiamato Aeronautico e quel Nautico (oggi Conduzione di mezzo navale) attivo da circa 9 anni e foriero di grandi soddisfazioni per lo storico istituto fermano.
“Il corso – spiega la preside – nasce all’interno di un istituto come in nostro che ha informatica, telecomunicazioni, meccanica e meccatronica, elettronica ed elettrotecnica. Non nasce, quindi, dal nulla e, al contrario, ha una collocazione molto importante. Oggi la contaminazione dei saperi è fondamentale, non esiste più l’aviatore solitario, e quindi una formazione a 360 gradi è cruciale”.
LA CONTINUITÀ NELLA STORIA
A riportare alcuni aneddoti è Rotunno, che a questa scuola è da sempre legato. “Il prototipo è stato realizzato dal professor Vincenzo Tappatà, ingegnere aeronautico e appassionato del volo, con un aereo donato dall’Aeroclub di Falconara. Tappatà l’ha adattato e ha smontato le ali, preparandolo per inserire il simulatore di volo insieme ai suoi studenti”.
Una specializzazione, quella che prenderà il via con il nuovo anno scolastico, che per lo stesso direttore del Miti risponde ad un’esigenza del territorio. “C’è la percezione che il volo si possa fare anche in zone come le nostre, in una regione che ha un certa tradizione: penso all’ingegner Stipa, che ha ideato l’antenato del jet, così come mi viene in mente il fatto che quando D’Annunzio fece il famoso volo su Vienna nell’agosto 1918 aveva nel suo gruppo di piloti anche un fermano, Ludovico Censi”.
Per il Montani più che di una novità si tratta di una sorta di continuità. Rotunno, infatti, ricorda come dal 1940 qui si siano tenuti corsi per addestrare avieri, motoristi e operatori radio. “In virtù di relazioni fortissime tra il Montani e il mondo dell’industria abbiamo ancora dei motori di aereo, compreso un jet britannico degli anni ’40. Anche dopo la fine della guerra due specializzazioni dell’aeronautica rimasero e tutto questo significa che molti avieri si sono formati qui e hanno trovato lavoro, anche nella Nato, in un periodo in cui si pensava a tutt’altro”.
IL VOLO, CHE PASSIONE
Ritornano ai simulatori di volo, Marangoni rimarca invece come siano utilizzati anche negli aereoclub per la parte iniziale del condizionamento del pilota. “Con questo possono volare sopra tutti gli aeroporti, dal Jfk di New York a Heathrow di Londra, passando anche per il nostro di Ancona. É la simulazione dello stesso approccio che si ha dal vivo: ci sono il controllo, l’avvicinamento, le autorizzazioni e tutto quello che è necessario, è possibile anche dare le variabili di natura meteorologica, inserire raffiche di vento, scegliere tra notte e giorno. Il bello è che se qui fai danni non accade nulla, dal vivo diventa un problema”.
Alla guida di un club divenuto interprovinciale grazie all’ingresso della parte ascolana, lo stesso presidente ha al suo attivo il successo dello scorso anno con l’organizzazione dell’evento delle Frecce Tricolori, a San Benedetto del Tronto.
“Per questo corso abbiamo preso contatto con la preside Bonanni – ricorda -. Gli studenti verranno da noi, nella sede di Montegiorgio, e inizieranno l’attività di istruzione prima e di volo poi con il nostro istruttore. In quattro mesi li faremo volare, come succede con i nostri allievi. Si può iniziare a pilotare con l’istruttore a 16 anni e si può prendere il brevetto a 17. In questi anni abbiamo conosciuto allievi molto responsabili e bravi e siamo sicuri che avverrà anche con i giovani del Montani”.
Già nel novembre 2019 alcuni studenti ed insegnanti hanno avuto la possibilità di fare il loro battesimo del volo, rimanendo molto colpiti. “La novità di questo tipo di approccio è che a latere dell’insegnamento teorico c’è la possibilità di venire da noi e fare pratica”.
Una pratica che, se dovesse andare in porto un altro importante progetto, potrebbe rivelarsi ancora più efficace. “Su nostra proposta la preside si è interessata con un costruttore italiano abilitato per l’acquisto di un kit di un aereo ad ali smontabili, da costruire. Lo Stol (Take-Off and Landing) è un progetto sperimentato e perfettamente sicuro, richiudibile, con un ingombro che in tre minuti diventa esattamente quello del simulatore e con un hangaraggio quindi molto semplice”.
Un progetto che potrebbe mettere insieme diverse competenze, dai meccanici dell’istituto agli elettrotecnici per l’apparecchiatura di bordo, con una vera contaminazione tra discipline.
“Quella del volo è una bella carriera, è uno dei settori più dinamici. Hai molte base tecniche, fai meccanica ed elettrotecnica, fai esperienze e puoi avviarti anche a lavorare nelle torri di controllo. Ma il volo è soprattutto passione, senza non vai da nessuna parte e bisogna studiare molto seriamente”. Esattamente ciò che i 15 giovani studenti del Montani proveranno a fare, a partire dal prossimo autunno.
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