No al 5G, a Porto Sant’Elpidio nasce un comitato:
“Vogliamo informare e tutelare la salute,
il progresso deve essere sicuro”

PORTO SANT'ELPIDIO - Costituito il gruppo:"Anche il nostro Comune dica no a questa tecnologia, vogliamo un confronto con contraddittorio con i favorevoli al 5G"

di Pierpaolo Pierleoni

Il tema di certo non lascia indifferenti, sono in molti, al Bar Aragno di Porto Sant’Elpidio, a partecipare all’incontro di presentazione del Comitato cittadino per la tutela della salute pubblica “Stop 5G”. A lanciare l’iniziativa, Alessandro Liberati, presidente del neonato gruppo, insieme al medico Debora Cuini, alla nutrizionista Edy Virgili, al prof. Alberto Volponi, insegnante di fisica. “Einstein diceva che la forza motrice più forte del vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica è la volontà. Siamo qui per chiederci: cosa vogliamo per le future generazioni? Una tecnologia al servizio dell’uomo e della natura, non il contrario. La tecnologia ha costantemente aumentato le bande di frequenza. Ci sono studi su 2G e 3G tutt’altro che incoraggianti. Non vogliamo essere cavie di una nuova tecnologia, non vogliamo immergerci in un mare di radiazioni. Non siamo contro il progresso, ci sono sistemi alternativi già esistenti, come la fibra ottica ed il Li-Fi. Vogliamo imboccare la strada dei principi, di un futuro migliore ed efficiente. Ci mettiamo contro una potenza di fuoco immensa, dalle risorse illimitate. Ma vogliamo far valere il rispetto dei diritti. Nel comitato abbiamo diversi tecnici, importanti per illustrare materie complesse”.

La dottoressa Cuini evidenzia che sul 5G “ci sono pochi studi e tanti sospetti. La comunità scientifica indipendente sta chiedendo uno stop all’immissione di questa tecnologia generale. Vediamo davvero cosa significa per la salute nostra e dell’ambiente. Deve valere il principio di precauzione: prima di immettere un nuovo elemento dobbiamo essere sicuri che non sia nocivo, perchè il problema non si vede nell’immediato. Come per un farmaco servono determinati passaggi prima dell’immissione sul mercato, lo stesso dovrebbe essere per le radiazioni”.

Edy Virgili, nutrizionista oncologica, evidenzia che “i primi studi sull’inquinamento elettromagnetico come possibile cancerogeno partono già dagli anni 70. Siamo fatti di cellule, se stiamo sotto un campo elettromagnetico, queste possono impazzire perchè esse stesse sono energia che si trova a subire dei campi elettromagnetici. Vediamo dati che fanno paura sull’esplosione di malattie autoimmuni tra i giovanissimi, fin dalla fascia adolescenziale”.

Secondo il prof. Volponi, la questione 5G va inserita in un contesto più ampio. “Cambieranno le frequenze che oggi sono relativamente basse, arriveremo a frequenze inesplorate. Sono state usate con i radar in campo militare e chi lavorava nelle postazioni radar ha attivato vertenze e cause per i risarcimenti dai danni subiti. Avremo molte più antenne che saranno ovunque. Oggi c’è un limite di esposizione ai campi elettromagnetici di 6 volt/metro. Il 5G non può lavorare con questo limite, che dovrà essere alzato, fino a 61 volt/metro, questo significa centuplicareil limite di radiazioni che una persona potrebbe assorbire. Non sarà più possibile effettuare misurazioni, da un modello puntuale si passerà ad un metodo probabilistico. Oggi è impossibile dire quale sarà il danno provocato da questa tecnologia”.

Il comitato auspica che anche il comune di Porto Sant’Elpidio approvi in Consiglio comunale, come fatto dalla maggior parte dei 40 municipi della provincia di Fermo, un provvedimento che per il principio di precauzione si schieri contro la tecnologia 5G. Si prepara ora il primo incontro pubblico, fissato per la sera del 3 luglio. “Vogliamo informare e sensibilizzare la cittadinanza – spiegano il presidente Liberati e gli altri componenti – Entreremo nel dettaglio sotto l’aspetto fisico, medico e tecnologico. Invitiamo tutti a seguirci sulla nostra pagina Facebook Pse 5G e sul gruppo whatsapp che abbiamo attivato. Auspichiamo un confronto con contraddittorio con i favorevoli al 5G, per consentire a tutti di informarsi sul tema. Promuoveremo anche una raccolta firme, per raggiungere più capillarmente possibile la popolazione. Dobbiamo far sentire la nostra voce, non accetteremo imposizioni dall’alto”.


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