Osvaldo Jaconi, oggi al vertice tecnico della Elite Sangiogese, società rivierasca strutturata con settore giovanile e scuola calcio
di Paolo Gaudenzi
FERMO – “La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso”.
E’ una celebre massima di Albert Einstein ma fatta propria da un temerario allenatore esattamente 24 anni fa, per una stagione sportiva sfociata niente meno che con la vittoria dei play off dell’allora Serie C1, valsi dunque a conti fatti la B.
La metafora è calzata a pennello in quel di Castel di Sangro, cittadina di circa 6.600 anime immerse nella provincia aquilana giunto a sfidare i colossi (nella doppia veste di sodalizi sportivi e realtà metropolitane) della cadetteria partendo praticamente dalla crema del dilettantismo. Poi la C2, il sogno C1 e l’incredibile avventura nel secondo palcoscenico del calcio nazionale.
Il perché della relazione con l’indelebile vicenda giallorossa datata 22 giugno 1996 con le pagine delle cronache di provincia? Perché al comando tecnico di quella che può essere assolutamente definita una fiaba moderna c’era Osvaldo Jaconi, nato sulle rive del lago di Como, ma marchigiano di adozione. In rosa anche un prezioso elemento tattico: il centrocampista Roberto Alberti Mazzaferro, nato a Fermo, oggi allenatore delle giovanili dello Spezia, e residente sulla riviera della nostra provincia.
Il trainer che vanta il record di promozioni in carriera, ben undici tra prof e dilettanti, è ora in sella alla scuola calcio e settore giovanile di Porto San Giorgio, l’Elite Sangiogese. Nel recente passato ha inoltre guidato la Fermana Football Club in Serie D, prima di assumerne il ruolo di responsabile del settore giovanile. Non va poi dimenticata la pagina del 2012/13, sempre a tinte gialloblù, con il Montegranaro Provincia Fermana, vittorioso negli spareggi nazionali di Eccellenza, salito al piano superiore con la vittoria sui sassaresi del Latte Dolce.
“Fu davvero una bella pagina di storia sportiva, ma anche e non da meno sociale – commenta Jaconi nel giorno dell’anniversario -. La stagione sfociò con la finale contro l’Ascoli, squadra che in campionato ci aveva battuto sia all’andata che al ritorno e che, rispetto al nostro pedegree sportivo, come ci insegna la storia poteva vantare anni e anni di Serie A. Ingredienti calcistici e non che, prima ancora del calcio d’inizio, facevano pendere i favori del pronostico decisamente verso i bianconeri”.
Un raffronto, in ambito provinciale, che trova un parallelo con gli indelebili spareggi per l’accesso in C1 della Fermana Calcio 1920, chiamata all’atto decisivo contro il Livorno in quel di Ferrara in un “Paolo Mazza” colorato di amaranto che relegava la finale ad un mero atto formale, ipotecato a monte a favore dei toscani.
E proprio come in quella circostanza, tutto transitò per i calci di rigore, conditi da un aneddoto richiamato, manco a dirlo, ben diciotto anni dopo niente meno che da Louis Van Gaal, mister dell’Olanda che durante al fase finale dei Mondiali del 2014, davanti ai tiri dagli undici metri per decretare il vincitore del quarto di finale contro la Costa Rica, richiamò Cillessen per far posto a Krul. Scelta che diede ragione al commissario tecnico orange, volato in semifinale.
Precedente anche nella successiva Coppa D’Africa, con la Tunisia di Giresse (approdata ai quarti ai danni del Ghana), a confinare in panchina il padrone dei guantoni, Hassen, a poco dal 120’ per spianare la strada, con gli stessi vincenti esiti, a Ben Mustapha.
“Il numero uno di stagione era De Juliis – il racconto nel merito di Jaconi -, il secondo Spinosa. L’intuizione nacque durante gli allenamenti post campionato, quelli cioè votati a preparare i play off, come risaputo partite che nel doppio confronto, finale a parte, devono necessariamente conoscere un vinto ed un vincitore se necessario a scaturire proprio dal dischetto. Ebbene, Spinosa in allenamento aveva quella calma che, rispetto ad un titolare designato, contraddistingue chi non ha il peso della responsabilità sulle spalle. Non a caso si definisce la <<lotteria>> dei calci di rigore: trattasi di un gesto tecnico, vero, ma in quella circostanza serve più che altro la freddezza. Curriculum sportivo, lettura tattica della disciplina, classe e quant’altro per fare gol dagli undici metri sono un aspetto a quel punto secondario”.
Eppure la scelta non sembrava dare i frutti sperati. Dopo la precedente mossa dello stesso Jaconi, impeccabile nel trasformare Pietro Fusco da attaccante ad implacabile difensore, il tocco da re Mida all’interno del “Pino Zaccheria” di Foggia, impianto scelto dalla Federazione per l’epilogo degli spareggi, sembrava del tutto sterile.
“Spinosa non solo non li prendeva, veniva spiazzato – sorride oggi il tecnico esperto residente a Civitanova Marche -, poi ci si è messo anche l’errore del nostro rigorista stagionale, Bonomi, infallibile in precedenza, indirettamente a spianare la strada agli ascolani cogliendo la traversa. A seguire la traiettoria spedita lontana dallo specchio da parte di Mirabelli, uno dei pezzi forti bianconeri. La fine in gloria in piena sequenza ad oltranza: sul nostro vantaggio il tentativo di Milana, Spinosa si allungò a destra deviando il tiro del quotato bianconero”. Il calabrone Castel di Sangro volò così in Serie B.
Mister Osvaldo Jaconi e l’allora presidente del Castel Di Sangro, Gabriele Gravina, oggi al vertice della Federazione Italiana Giuoco Calcio
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