“Lavoriamo per una scuola più inclusiva”
L’impegno dell’Osservatorio provinciale
sui disturbi specifici dell’apprendimento

FERMO - Rinnovato nella sede della Provincia il protocollo d'intesa con valenza biennale. Il vice presidente Pompozzi: “Attenzione anche ai bisogni educativi speciali”

di Andrea Braconi

Si rafforza l’Osservatorio Permanente sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento e dell’Inclusione Scolastica della Provincia di Fermo si rafforza. Ad annunciarlo è stato Stefano Pompozzi, vice presidente dell’ente provinciale, insieme a diversi dirigenti scolastici, rappresentanti dell’Area Vasta 4 e degli Ambiti Sociali Territoriali.

“Con la firma di questo nuovo protocollo andiamo a ricostruire con valenza biennale il nostro osservatorio permanente – ha spiegato Pompozzi -. Nel 2015 iniziammo a mettere in piedi una specie di tavolo provvisorio con lAssociazione Italiana Dislessia, Asur e qualche scuola, con l’obiettivo di creare una struttura per dare supporto agli istituti scolastici, al personale docente e alle famiglie per quanto concerneva il mondo dei disturbi specifici di apprendimento”.

Un’azione sviluppata attraverso screening precoci, preparazione del personale docente, convegni per raccontare ciò che era possibile fare in questo ambito. “Nel corso degli anni, visti i risultati proficui, ci siamo dati una strutturazione più permanente ed un raggio di azione certo, con il coinvolgimento di attori istituzionalmente chiamati in causa. Insomma, un punto di riferimento a costo zero per informazioni e chiarimenti di qualsiasi tipo di dubbio”.

Quest’anno, ha voluto rimarcare, si fa uno scatto in più, andando ad inserire all’interno del protocollo anche un’azione di approfondimento sui bisogni educativi speciali. “Quello che ci interessa è la cultura dell’inclusione” ha aggiunto.

“Il compito più oneroso – ha ricordato il dottor Corsi, responsabile dell’Unità Operativa Complessa Cure tutelari dell’Area Vasta 4 – dovranno svolgerlo gli insegnanti e i miei collaboratori, in particolare gli psicologi nell’andare ad individuare le modalità su come approcciare una problematica”. Corsi ha sollevato anche la problematica del disturbo d’ansia nella popolazione infantile, dal suo punto di vista ancora sottovalutato. “Non so se le vicende che ci hanno interessato, dal terremoto al Covid, abbiano determinato dei disturbi di questo tipo nei minori”.

Tornando sull’attività dell’Osservatorio, Lucia Iacopini dell’Aid ha evidenziato come sia frutto di un duro lavoro e anni di impegno. “Ognuno di noi ha fatto la sua parte, ma se non ci fosse stato un’ottimo coordinamento non avremmo raggiunto questi risultati. Quello del Fermano, quindi, è un esempio virtuoso. Il protocollo nasce come input di Aid verso una fetta di inclusione ma quello che fa bene a chi ha un disturbo specifico fa bene a tutti gli studenti”.

Iacopini, inoltre, ha illustrato come l’attività di screening serva per individuare casi sensibili e proporre un percorso strutturato di potenziamento. “Alla fine si hanno dei numeri dei soggetti che continuano a presentare delle difficoltà sugli aspetti fonologici, con una percentuale di presenza di Dsa in circa il 3-4% della popolazione studentesca, in linea con il trend nazionale. Il dato, che viene acquisito e gestito dall’Asur, viene rilevato dopo il periodo di potenziamento perché lo screening non è una diagnosi”.

Di iniziativa importante e capace di mettere in rete vari soggetti ha parlato la dirigente dell’Ipsia Bernardini. “Avevamo ragazzi con l’autostima a terra, che non riuscivano a capire il perchè; invece oggi molti di loro sono consapevoli e vengono aiutati”.

Sul punto di osservazione dei dirigenti scolastici, di grande interesse si è rivelato l’intervento di Vespasiani, preside del  Polo Urbani di Porto Sant’Elpidio. “Sui bisogni speciali sta crescendo una presa di coscienza da parte delle famiglie, c’è un percorso di base che le avvicina a queste particolarità” ha spiegato. “Ai miei docenti dico sempre: facciamo in modo che quelle misure diventino per tutta la classe, riducendo i livelli di ansia delle famiglie. Quando facevo il maestro elementare questi disturbi non erano così dettagliati, ricordo bene i miei dislessici a cui non sapevo dove mettere le mani. Oggi invece c’è una condivisione e un supporto, compresa la rete a cui aderiamo”.

“Ringrazio perché il mio istituto è parte di questo bellissimo tavolo di lavoro – ha affermato Di Mascio, preside dell’Isc Sibillini -. Ho vissuto lo scorso anno positivamente rispetto allo screening effettuato nel mio istituto, con docenti che sono stati in grado di capire ed approfondire la tematica”.

Un ruolo importante lo giocano gli Ambiti Sociali, come ricordato da Piermartiri, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Porto Sant’Elpidio. “Questo Osservatorio è uno strumento di rete assolutamente necessario e noi come Amministrazione abbiamo sempre coltivato questo percorso, con cura e sensibilità: abbiamo infatti anche rete di coordinamento pedagogico e siamo una città amica dei bambini e degli adolescenti”.

Dieci anni fa, ha affermato Alessandro Ranieri, gli stessi Ambiti Sociali venivano tirati per la giacchetta dalle famiglie che vivevano questo disagio e che avevano bisogno di interfacciarci e di essere accompagnate. “Nel percorso ci siamo uniti ai soggetti oggi presenti e grazie allo sforzo di tutti, con la Provincia che ha tenuto la barra dritta, siamo riusciti ad arrivare al rinnovo di questo protocollo. Credo che occorra puntare sempre di più ad una progettazione individualizzata e che diventi base per tutta la collettività”.

“Vogliamo credere, siamo convinti che il concetto di presa di coscienza un piccolo contributo lo abbiamo dato e continueremo a darlo” ha concluso Pompozzi, che ha anche ringraziato la funzionaria provinciale Laura Lupi. “Questo obiettivo è il nostro faro, aumentiamo i partner, i compiti che ci diamo e in questa direzione proseguiremo”.

 

I DATI

Lo screening del 2019 ha visto coinvolti 1.089 alunni, ci cui 918 italiani: infatti, vengono valutati separatamente i madrelingua italiani perché presentano un quadro evolutivo diverso nell’apprendimento della letto-scrittura.

Dopo la prima prova 135 bambini hanno commesso errori che rientrano in quella tipologia che potrebbe presagire lo sviluppo futuro di un disturbo specifico dell’apprendimento. Ma, in realtà, sono falsi positivi perché con un potenziamento mirato (fatto in classe dalle insegnanti) una buona percentuale recupera e alla seconda somministrazione non sono più rilevati.

In quell’occasione, infatti, nella seconda fase il numero è sceso a soli 31 attenzionati.

“Il disturbo specifico dell’apprendimento è stabile – ha dichiarato Iacopini -, anche se migliora con trattamenti mirati e potenziamenti. I miglioramenti non si possono avere in tempi brevi e, comunque, alcuni tratti restano. La dislessia non passa, migliorano le strategie di adattamento, ma la funzione resta stabile e quindi non efficiente, anche dopo il potenziamento fonologico fatto in classe e indicato dal Protocollo”.


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