di Pierpaolo Pierleoni
Non ha neanche iniziato a governare le Marche, Francesco Acquaroli, e già il mondo delle imprese lancia messaggi di insofferenza. Hanno voluto farsi sentire, Confindustria Centro Adriatico, Cna e Confartigianato del Fermano, stamattina, per far sapere al presidente eletto che le voci sulla giunta che a giorni andrà ad ufficializzare non piacciono affatto al mondo che produce. “Non chiediamo di decidere – apre il direttore generale di Confindustria Giuseppe Tosi – ma sarebbe il caso di coinvolgerci ed informarci, tanti imprenditori ci chiamano preoccupati”.
Il presidente della territoriale di Fermo per Confindustria, Giampietro Melchiorri, è il più duro. “Siamo qui, noi che rappresentiamo la maggior parte delle attività produttive di questo settore, a farci sentire perché se le ipotesi che circolano saranno confermate, significa che il cambiamento decantato non c’è, significherebbe che hanno prevalso solo logiche di partito e spartizioni pre-elettorali che puzzano di vecchio. Voglio essere positivo e pensare che i giochi non siano fatti. Dico ad Acquaroli e alla sua squadra che qui risiede il settore produttivo numero uno nelle Marche, con un peso a doppia cifra sul Pil regionale. Solo il calzaturiero conta 23-24mila addetti e 3.600 aziende. Ci aspettano occasioni importanti, su tutti il Recovery fund. Un assessore alle attività produttive assegnato a questo territorio può incidere nelle politiche su industria, artigianato, internazionalizzazione, credito. Noi queste cose pensiamo di saperle fare. Sono stanco di chiedere l’elemosina. Questa provincia ha dato un’ampia maggioranza al centrodestra e si aspetta molto”. Polemico, Melchiorri, con una dichiarazione del neo consigliere regionale Andrea Putzu: aveva dichiarato che 3 consiglieri in maggioranza possono fare come e più di un assessore per il proprio territorio di riferimento. “Certe cose le doveva dire prima e adesso siederebbe tra i banchi di minoranza”.
Più calibrato Paolo Silenzi della Cna. “Se il secondo bacino di voti per Acquaroli è stato il Fermano, ed il primo il Maceratese, significa che il distretto calzaturiero ha condiviso le criticità di questo territorio e si aspetta delle risposte. Chiediamo sia riconosciuta al Fermano quanto meno la delega all’area di crisi complessa, assegnata a Cesetti nella giunta precedente, con cui c’è stato un confronto stretto. Vogliamo una persona del territorio che eserciti una rappresentanza, magari anche un funzionario che sia vicino al mondo delle imprese. Veniamo tutti da una campagna vendite disastrosa. Dovremo affrontare una stagione complessa e vorremmo continuità”.
Le voci che fanno irritare gli imprenditori sono quelle che darebbero in giunta, nel Fermano, la leghista Daniela Tisi, a cui sarebbero assegnate peraltro deleghe certo non insulse, come cultura e turismo. Ma per i calzaturieri un assessorato del genere conta poco o nulla. “Qui si dice che ci daranno la cultura con una persona sconosciuta” tuona il direttore Tosi. Melchiorri ironizza: “Che si fa, ristrutturiamo l’azienda e la facciamo diventare un museo? Mi rivolgo pure ai coordinatori regionali dei partiti. Nessuno mi ha mai chiamato per chiedere cosa ci serve, quali siano le esigenze del nostro settore”.
Lorenzo Totò, di Confartigianato, evidenzia che “il Fermano, con i suoi 24mila dipendenti, ha espresso un consenso forte per Acquaroli e si aspetta un impegno concreto. Non tocca a noi parlare di nomi, ma c’è bisogno di confronto e soluzioni. Abbiamo un bando per l’area di crisi complessa che è andato nullo perché è mancato il dialogo, speriamo di vedere una sensibilità maggiore”. Alessandro Migliore, direttore Cna, sottolinea che “rispetto agli impegni che erano stati assunti in campagna elettorale e all’attenzione che sembrava si volesse riservare al mondo produttivo ed artigianale, in questa prima fase stiamo vedendo altro”.
Chiude, Melchiorri, con la questione dello sgravio contributivo del 30% alle imprese del centro-sud. “E’ insano aver pensato una cosa del genere che ci mette fratelli contro fratelli che abitano 30 chilometri più a sud. Il 30% di riduzione fiscale è un vantaggio stratosferico, dov’è finita la promessa di aggiungere le aree calzaturiere? Personalmente mi auguro che questa misura sia estesa a tutta Italia e diventi strutturale. Quella sì sarebbe una possibile svolta per il mondo delle imprese”.
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