di Maria Vittoria Mori
A Fermo sono attivi ben tre corsi Its Smart: automazione e sistemi meccatronici (robotica e industria 4.0); sistema moda (web strategy ed internazionalizzazione); sistema agroalimentare (produzioni e marketing).
L’intervista al prof. Lucio Zanca.
È importante che la scuola si adatti alle esigenze lavorative del nostro paese?
È molto importante ed è una delle caratteristiche principali degli istituti tecnici superiori che dialogano in maniera diretta e concreta con il mondo del lavoro. E questo fa una grande differenza, perché il mondo dei giovani e il mondo del lavoro hanno un grande bisogno reciproco. Gli Its sono proprio un approdo concreto, perché consentono agli studenti di capire, sostanzialmente e in maniera più diretta, dove si stanno dirigendo. Ma consentono anche all’azienda di conoscere le caratteristiche, le qualità, le azioni e le motivazioni dei ragazzi. In questo senso il dialogo funziona molto bene. Nei corsi Its ci si affida anche ad una commissione didattica in cui i diretti interlocutori sono esperti dei rami trattati, quindi imprenditori, responsabili dell’industria alimentare 4.0, meccatronica… È una catena ben collegata e in linea.
Comun denominatore: “Made in Italy”. Come si applica nel percorso formativo?
Certamente, è tutto proprio Made in Italy. Nel senso che si parte, appunto, dalla valorizzazione di questo aspetto e lo si fa con un percorso formativo in Italia, in questo caso nella nostra regione. Dobbiamo valorizzare tutto quello che gli italiani hanno a livello locale. Lo prendiamo come punto di partenza, a cui apportiamo un respiro assolutamente internazionale che può caratterizzarci. L’italianità del prodotto, a livello mondiale, ha sempre avuto un appeal importante.
Possiamo parlare di Its smart come un’università della tecnologia legata al territorio in cui i corsi si svolgono?
Ho avuto negli ultimi due anni la fortuna di entrare in contatto con questa realtà, con il presidente della Fondazione Its di Fermo, Andrea Santori, con il direttore, Daniele Trasatti, e con tutte le persone che lavorano in questo contesto. Gli studenti sono in mano a persone di livello eccellente e ciò si riflette nell’eccellenza dei percorsi che vengono intrapresi. Questo è certificato. Intendo non solo dal diploma rilasciato alla fine, ma certificato delle persone che progettano, è certificato dalla qualità dei docenti e dalle pratiche, perché il 50% è lezione frontale e l’altro 50% è dato ‘dalle mani’, dalle esperienze dirette. Tutto il pacchetto è di qualità altissima e per tutto il distretto fermano rappresenta un fiore all’occhiello.
Nel mondo della formazione e istruzione, conta più l’atto che sancisce la fine di un percorso formativo di alta specializzazione o la laurea? C’è un equilibrio in questi due percorsi? Come lo si può gestire?
Ecco, diciamo che essendo parte in causa in entrambe le realtà, vorrei dire che non bisogna cadere nell’errore di pensare che laurea e il diploma Its siano in contrapposizione. Devono essere integrati, comunicare e svilupparsi, senza rimanere arroccati nei propri recinti. I percorsi possono essere paralleli o addirittura trasversali, possono trovare un punto d’incontro che dipende dalle esigenze e dalle preferenze dei ragazzi una volta finito il ciclo di scuola secondaria di secondo grado. Un percorso di formazione specializzato è sicuramente l’ideale per chi cerca di inserirsi direttamente nel mondo del lavoro. Si può anche conseguire una laurea e poi pensare all’Its o viceversa. I possibili utenti sono sicuramente vari. L’Its non è una scuola superiore, benché spesso le due realtà vengano associate, ma è una formazione mista tra la teoria e la pratica lavorativa. Le nostre università, qui nelle Marche, sono eccellenze e lo sono anche i corsi Its, ben sviluppati. Ecco che se queste indipendenze entrano in dialogo, si può riuscire a creare una collaborazione trasversale che sarà sicuramente il prossimo step per valorizzare il territorio e l’interazione scuola-lavoro.
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