Gentile Direttore,
la ringrazio se vorrà pubblicare questo appello al nostro nuovo Presidente della Regione Marche. Sento doveroso farlo dopo aver ascoltato l’ennesimo Dpcm comunicato oggi dal Presidente del Consiglio Conte.
Lungi da me sminuire la portata e la pericolosità della pandemia in atto né criticare qualsiasi appello al senso di responsabilità che deve appartenere ad ogni singolo cittadino. Non posso però sottrarmi dalla critica sulle modalità di applicazione di questo come dei precedenti Dpcm. Sembra siano stati scritti da chi non conosce la conformazione del territorio italiano.
E’ ovvio e palese che la città di Milano possa essere paragonata ad una polveriera che, qualora malauguratamente esplodesse, provocherebbe effetti inimmaginabili. E per questo servono misure drastiche e determinate. E’ compito di chi ci governa ed amministra prendere le giuste decisioni tutelando la salute dei cittadini e l’economia del proprio territorio. Ma il territorio italiano ha una conformazione che non può essere trattata in maniera omogenea. Le Marche non sono la Lombardia né tantomeno Milano.
La città di Milano conta 1,4 milioni di abitanti su una superficie di circa 181 kmq. Le Marche hanno 1,5 milioni di abitanti su una superficie CINQUANTA VOLTE SUPERIORE! La densità della popolazione della Regione Marche è di 169 abitanti per chilometro quadrato. Milano ne ha 7.700 per chilometro quadrato. La città di Fermo ha 36.000 abitanti su una superficie di 124 kmq. Il Municipio 1 di Milano (Centro Storico) 96.254 abitanti su 9,62 kmq!
Appare evidente che la possibilità di un assembramento su Milano ha una difficoltà di controllo completamente diversa da quella che potrebbe avvenire a Fermo.
Per questo se ritengo giuste e necessarie le misure adottate, ad esempio, su ristoranti e bar a Milano, ritengo assurdo che alle stesse condizioni possano essere applicate ad un ristorante di Fermo, di Montegiorgio, di Camerino o di Montefiore dell’Aso.
Per i ristoranti marchigiani non solo non avrei applicato la restrizione della chiusura alle 18 (a Milano i ristoranti sono aperti anche nel pomeriggio, ma ad Amandola?) ma avrei addirittura ampliato l’orario di apertura. Dalle 19 alle 24 con più turni nell’arco della serata e con la diminuzione ulteriore dei tavoli. Ovviamente con prenotazione obbligatoria degli stessi. In questo modo avremmo consentito, a chi nei mesi passati ha investito ulteriormente sulla propria attività, di lavorare e di contribuire alla crescita economica che inevitabilmente subirà un’altra contrazione. Il tutto con possibilità remote di assembramento.
Per i bar? Abbiamo piccoli paesi che consentono l’utilizzo del suolo pubblico. Diamo la possibilità di occupare marciapiedi, loggiati, spazi all’aperto. I nostri centri medievali lo consentono. Ovviamente i Sindaci conoscono il territorio molto meglio di un deputato o di un Ministro. Lasciamo che i Sindaci dei nostri piccoli centri parlino con i proprietari di Bar e Ristoranti. Ed allo stesso tempo essere intransigenti di fronte a violazioni sulle norme di sicurezza.
Caro Presidente, faccia sentire la sua voce. Prenda su di sé questa responsabilità, la condivida con i Presidenti delle Province e con i Sindaci. E’ tempo che le zone periferiche, le zone rurali d’Italia si facciano carico, con senso di responsabilità, di tenere viva la speranza e di dare sfogo alla creatività ed alla tenacia.
La ringrazio per l’attenzione che deciderà di dedicarmi.
Cordialmente
Massimo Cupillari
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