“Il personale della sanità è allo stremo”,
manifestazione nazionale dei sindacati:
a Fermo presidio davanti al Murri

FERMO - A dar voce alla protesta, organizzata a livello nazionale, di tutto il comparto della Funzione pubblica, oggi davanti all’ospedale Murri di Fermo l'Rsu per la Uil Fpl, Fp Cgil e Fp Cisl per contestare la mancanza di fondi per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto nel 2018

 

di Federica Broglio

“Non siamo eroi, facciamo solo il nostro lavoro. Però devono riconoscercelo, non solo a parole”. A dar voce alla protesta, organizzata a livello nazionale, di tutto il comparto della Funzione pubblica è Ettore Petracci, rappresentante Rsu per la Uil Fpl, oggi davanti all’ospedale Murri di Fermo insieme ai colleghi di Fp Cgil e Fp Cisl per contestare la mancanza di fondi per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto nel 2018.

Un’occasione per rimarcare gli sforzi e i sacrifici che in questo periodo di pandemia stanno facendo in particolare i dipendenti della sanità, “tra difficoltà in certi casi ad avere i presidi di sicurezza – fa notare Roberto Lanfranco, segretario della Fp Cgil – ma soprattutto a far fronte ai carichi di lavoro che vengono richiesti, ore di straordinario, doppi turni, recuperi e ferie non godute. Abbiamo inoltre il problema dei contagi anche tra il personale, che se si ammala non viene sostituito e va a gravare su un sistema già allo stremo”. Un sistema che per ora sembra reggere, ma che se passasse alla Fase 3 dell’emergenza, rischierebbe di esplodere. E al countdown manca davvero poco, dai 4 ricoveri perché il Murri diventi ospedale esclusivamente Covid. “Io mi auguro davvero che al concorso in essere per nuove assunzioni di infermieri – afferma Lanfranco -, inizialmente destinato ad una trentina di posti, si possa attingere con numeri ben diversi”.

E’ proprio questo il nodo, non solo la mancanza di fondi per gli incentivi salariali, ma anche la carenza di personale. E se da una parte il direttore dell’Area Vasta 4 Licio Livini fa appello alle 48 nuove assunzioni da marzo ad oggi, la risposta del sindacato è che non bastano nemmeno a coprire il turnover. “Non bastano a far fronte all’emergenza, tra pensionamenti, malattie, mobilità e trasferimenti – puntualizza Giuseppe Donati, segretario della Fp Cisl – Faccio notare che lo stesso Livini aveva fatto richiesta di ben 130 infermieri. I tecnici di Radiologia da mesi sono sottoposti a doppi turni, comprese quindi le notti, senza poter godere dei dovuti riposi”.

Se dunque, come ha detto oggi il direttore Livini, quella del Murri è “un’organizzazione che sa il fatto suo con un personale che se, chiamato alle armi, è capace di dare risposte”, è grazie soprattutto a medici, infermieri e Oss che non si tirano indietro, che si mettono al servizio dell’emergenza perché è forte il senso di responsabilità, anche se poi non viene riconosciuto a livello economico, visto che quel miliardo promesso dal Governo al comparto non sembra trovare un riscontro effettivo. “Non stiamo parlando di numeri – fa leva Donati – ma di persone. E non bastano i tamponi a metterle in sicurezza, ci mancherebbe che non si facessero al personale in prima linea, ma di stress psicologico, di fatica e sudore, di fattori di rischio. Ci sono reparti smantellati dalla sera alla mattina con infermieri trasferiti al reparto Covid”.

Ad unirsi alla manifestazione davanti al Murri anche dei lavoratori, per lo più donne, della cooperativa Formula Servizi a cui è stato affidato l’appalto delle pulizie dell’ospedale. Durante la manifestazione infine non poteva che emergere il timore dell’accorpamento degli altri reparti a seguito dell’aumento di ospedalizzazioni da coronavirus. Unico ospedale della regione ad aver attivato 68 posti Covid in un territorio di 170mila abitanti dove c’è un solo ospedale. “Da marzo Chirurgia e Urologia – fanno presente i segretari della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil – sono stati accorpati, ma se dovessero unire in un unico reparto anche Ortopedia, Oculistica e Otorino con 36 posti letto non ci sarebbe più la possibilità di provvedere alle richieste di interventi chirurgici ordinari”.

 


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