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”Violenza contro le donne,
violenza contro la civiltà”

REGIONE - Seduta aperta del Consiglio regionale dedicata al rapporto annuale sul fenomeno relativo al 2019 redatto in base alle segnalazioni ai cinque centri anti violenza, uno per provincia, che operano sul territorio marchigiano. Relazioni introdotte dall’intervento del presidente dell’assemblea legislativa, Latini

“La violenza è contro la civiltà, contro natura. Appuntamenti come questo sono momenti importanti per dimostrare vicinanza alle vittime di soprusi affinché trovino il coraggio di denunciare le brutalità subite”.

Così il presidente dell’assemblea legislativa, Dino Latini, aprendo la seduta dedicata al rapporto annuale sul fenomeno della violenza contro le donne nella Regione Marche.

Il report, con i dati raccolti nel corso del 2019, fotografa il fenomeno attraverso le segnalazioni ai 5 centri antiviolenza, uno per provincia, presenti sul territorio marchigiano. Rispetto al dossier precedente, in lieve calo i contatti, 471 in totale (-11,8%), con in media 6 donne ogni 10 mila abitanti che hanno chiesto aiuto ai Cav, che salgono quasi a 8 nella provincia di Pesaro dove si registra il 30,1% dei casi sul totale regionale. Il profilo della vittima è molto simile a quello delineato nel 2018. Nel 36,9% dei casi si tratta di donne coniugate, di origine italiana (73%), con figli (70%), diploma di scuola media superiore (49,5%), occupate in maniera stabile (39,6 per cento). Accanto ai 5 Cav operano sul territorio anche 8 strutture residenziali (Case rifugio) che nel 2019 hanno ospitato 108 donne e 11 minori per un totale di 11.949 giorni di ospitalità totali.

La presidente della commissione sanità, Elena Leonardi, relatrice di maggioranza, illustrando i dati del dossier ha ribadito quanto sia importante tenere alta l’attenzione su “un fenomeno preoccupante, ancora molto diffuso, e caratterizzato da un grandissimo sommerso” che necessita “di azioni concrete a tutela delle vittime, ma anche dei figli troppo spesso testimoni dei soprusi subiti dalle loro madri”.

Simona Lupini, vice presidente della commissione sanità e relatrice di opposizione ha parlato di “strumento di analisi prezioso che consente di prefigurare possibili interventi per migliorare gli strumenti già messi in campo”. In primo piano anche l’importanza di costruire attorno alle vittime una comunità solidale, “una rete che aiuti la donna vittima di soprusi a ricostruirsi una nuova vita indipendente”.

Nel ringraziare gli uffici competenti per il lavoro “dettagliato e rigoroso”, la consigliera regionale Manuela Bora, referente del comitato per il controllo e la valutazione delle politiche, ha evidenziato come siano “ancora troppe le domande che non ricevono risposte”, mentre per l’assessore alle pari opportunità, Giorgia Latini, è necessario” un cambiamento culturale, a partire dalle nuove generazioni”.

L’assessore alla sanità, Filippo Saltamartini, ha auspicato “nuove misure repressive” e ha annunciato interventi ad hoc da inserire nel nuovo Piano socio sanitario. Conclusioni affidate al presidente della giunta, Francesco Acquaroli che ha evidenziato come le istituzioni possano “giocare ruolo determinate nella fase della prevenzione soprattutto per il tramite delle scuole”.

Ad animare l’ampia riflessione anche Cristina Perozzi, avvocato europeo antiviolenza ed esperta in materia di tutela internazionale dei diritti umani presso l’Università di Camerino; Margherita Carlini, responsabile dello sportello antiviolenza di Recanati; Meri Marziali, presidente uscente della commissione regionale pari opportunità; Don Aldo Buonaiuto della comunità Papa Giovanni XXIII.

 


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