di redazione CF
La richiesta è chiara: liberalizzare l’impiego dei giovani medici. E ad avanzarla sono, all’unisono l’Area Emergenza e la direzione di Area vasta 4 di Fermo. Cosa significa? Semplice. Che i medici scarseggiano ma un ‘tampone’ (e questa volta il Covid c’entra ben poco se non fosse per l’inevitabile aggravio di lavoro che ha comportato) potrebbe essere la ‘liberalizzazione’, chiamiamola così, per impiegare i giovani camici nell’Area Emergenza, dunque dal Pronto soccorso del Murri di Fermo alle Potes. Sì perché i giovani medici potrebbero apportare un contributo essenziale alla macchina dell’emergenza, come avviene in altre regioni, magari anche solo occupandosi di codici verdi, i meno impegnativi che però sono i più numerosi, e sgravando un pò di lavoro ai colleghi ‘effettivi’. Ecco, i medici effettivi, nell’Area Emergenze sono davvero alla canna del gas, a partire dai numeri. Al Pronto soccorso, ad esempio, oltre alle quotidiane emergenze di ogni genere e tipo, arrivano anche i Covid, i presunti Covid e, come se non bastasse anche i positivi da case di cura. E sarebbe a dir poco gradita un’iniezione di medici al reparto guidato dal primario facente funzioni, Antonio Ciucani, che cerca di mettere una pezza e raffreddare gli animi di colleghi che stanno dando il 110% per spirito di servizio e professionalità. E parliamo di un ‘reparto al fronte’ per un ospedale di un’intera provincia, oltretutto nosocomio Covid. E che oggi saluta due medici che devono lasciare per frequentare la specializzazione. Ecco appunto, la specializzazione.
Sì perché la normativa regionale prevede che chi si iscrive al corso di specializzazione non può prestare servizio nell’emergenza. E proprio su quest’aspetto si levano le voci, gli appelli, all’unisono dell’Area Emergenza e della direzione di Av4. Che in altre parole stanno a significare “liberalizziamo i giovani medici, diamo la possibilità di contrattualizzare, anche con formule straordinarie, anche chi frequenta la specializzazione. Tanto questa prevede anche una parte pratica, un tirocinio, che potrebbe essere svolta tranquillamente al Pronto soccorso”, una struttura che oltretutto, si diceva, deve dividere (e fino ad oggi ci è riuscito grazie alla sinergia e allo sforzo dei camici e della direzione) le proprie forze, e anche i propri spazi, tra percorsi Covid e no Covid. Insomma dalla prima linea del soccorso fermano, con in testa il primario Ciucani, chiedono di poter ‘respirare’ “potendo lavorare in condizioni tali da garantire la migliore assistenza ai pazienti, tutti”. Poi c’è il capitolo Potes. Nel Fermano ci sono quattro postazioni medicalizzate (oltre all’infermieristica di Petritoli): a Porto San Giorgio, a Montegiorgio, a Sant’Elpidio a Mare e ad Amandola.
I medici dell’emergenza comunque vanno avanti, certo non mollano. Ma oggi più che mai reclamano un potenziamento sul fronte risorse umane, che poi non sarebbe nemmeno un potenziamento ma un semplice riallineamento al livello standard. E per farlo, secondo la sanità fermana, basterebbe ‘liberalizzare’, si diceva, quei giovani medici che vanno alla specializzazione. E che, impiegati nella prima linea, potrebbero professionalmente avere la migliore occasione per farsi le ossa con una pratica con la p maiuscola.
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