“Si ritiene doveroso e necessario intervenire in merito ai provvedimenti adottati nei giorni scorsi dalla Giunta Regionale aventi ad oggetto il recepimento delle linee guida relative all’utilizzo della pillola RU486. La decisione di non adeguarsi e non ottemperare le linee guida previste dal Ministero della Salute suscita nelle consigliere di maggioranza una presa di posizione netta, vedendo a nostro avviso violato un diritto sancito con la legge 194 sin dal 1978: diritto ad una maternità libera e consapevole che deve essere garantito dallo Stato, nella sua laicità, a tutte le donne, così da riconoscerne il valore ed attribuire l’importanza delle scelte soggettive che possono preservare in primo luogo la dignità della persona”. E’ la presa di posizione delle consigliere comunali di maggioranza nell’assise sangiorgese Marisa Amoroso, Roberta Bonanno, Catia Ciabattoni, Carlotta Lanciotti e Stamura Pasquini.
“Il mancato recepimento ed il conseguente divieto all’utilizzo della pillola RU486 nei consultori significa impedire alle nostre corregionali l’accesso ad un metodo di interruzione di gravidanza farmacologico e, pertanto, più semplice, meno invasivo ma soprattutto meno traumatico, non comportando anestesia ed intervento chirurgico. Una presa di posizione, quella della giunta, che si viene ad inserire in un contesto regionale già di per sé difficile per coloro che decidono di intraprendere il percorso dell’interruzione di gravidanza con l’80% dei medici obiettori di coscienza e solo tre centri in tutto il territorio marchigiano (Urbino, Senigallia e San Benedetto) in cui è possibile assumere la pillola RU 486.
La visione miope con cui il nuovo esecutivo approccia un problema sentito e sempre attuale come quello dell’interruzione di gravidanza fa venir meno ogni prospettiva di crescita per le donne marchigiane, rendendo vane tutte quelle lotte intraprese negli anni per garantire alle stesse una maggiore tutela ed eliminare la piaga degli aborti clandestini. Le consigliere di maggioranza condannano, altresì, l’intervento del consigliere regionale Ciccioli, considerandolo antistorico e discriminante; un intervento che guarda alla figura della donna relegandola esclusivamente ad un mero ruolo di procreatrice, privata di libero arbitrio e propria dignità, non più libera di poter scegliere in merito alla propria vita. Oggi non si riconosce il diritto ad una maternità consapevole e libera domani magari il diritto al lavoro, al welfare o chissà cos’altro”.
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