Una lettera aperta, inviata ai rappresentanti del consiglio regionale, e firmata congiuntamente dal presidente della Cna Marche, unione regionale agroalimentare Francesca Petrini, dell’omologa all’Aiab Marche, Enzo Malavolta, del vertice del Distretto Biologico delle Terre Marchigiane, Sara Tomassini, e del Bio Distretto del Fermano-Piceno, Noris Rocchi.
I vertici delle sigle tornano a chiedere a gran voce il riconoscimento dei distretti biologici e bio-distretti costituiti nelle Marche. Una mancanza, sottolineata da parte dei presidenti associazionali, che dal punto di vista soggettivo blocca la progettualità, lo sviluppo e partecipazione a bandi, creando un danno per il territorio dell’agro-alimentare. Altra grave assenza, secondo gli stessi, è quella che oggi non vede l’inclusione al tavolo politico strategico agricoltura delle associazioni nazionali come Cna, punto di riferimento per l’intero comparto regionale per aziende artigiane dell’agroalimentare, e di Aiab, nello specifico del settore biologico (che ha partecipato al tavolo nazionale per la stesura della legge nazionale sui distretti del cibo), ed anche dei distretti biologici e bio-distretti già esistenti nelle Marche. Gli scriventi sottolineano inoltre che la legge nazionale parla di distretti del cibo volti alla valorizzazione delle peculiarità locali e mai di distretti regionali”.
“A seguito della comunicazione inviata dell’Aiba Nazionale, dell’Unione Agroalimentare, dei Biodistretti e Distretti Biologici territoriali, scriviamo al presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, unitariamente ai capigruppo del consiglio regionale, a proposito dell’incontro richiesto al vice presidente Mirco Carloni, tuttora disatteso, della richiesta di essere presenti al tavolo politico strategico agricoltura, anch’essa tuttora disattesa, nel condividere le medesime finalità con altre associazioni del territorio, chiediamo che si rimoduli la delibera della giunta del gennaio 2021 riguardante il punto legato ai bio-distretti regionali, e non si proceda ad ulteriori deliberazioni in merito senza preventiva condivisione”, si legge nell’approccio della missiva.
“Il bio-distretto o distretto biologico è una forma riconosciuta dal Mipaaf di distretto del cibo, in base alla Legge 27 dicembre 2017, n. 205, articolo 1, comma 499; che disciplina l’approvazione criteri per il riconoscimento dei distretti del cibo, che secondo il Mifaap nascono con l’obiettivo di promuovere, attraverso le attività agricole e agroalimentari, lo sviluppo locale sostenibile, la coesione e l’inclusione sociale, la salvaguardia del territorio e del paesaggio rurale e con il compito di valorizzare le vocazioni locali, puntando alle filiere produttive connesse all’agroalimentare e al biologico in una logica di sistema in grado di coordinare le attività sul territorio con gli indirizzi operativi condivisi”, continua il testo.
“I distretti del cibo sono definiti come distretti rurali e agroalimentari di qualità già riconosciuti o da riconoscere, distretti localizzati in aree urbane o periurbane caratterizzati da una significativa presenza di attività agricole volte alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree, distretti caratterizzati dall’integrazione fra attività agricole e attività di prossimità, distretti biologici. Per garantire lo sviluppo di tutto il territorio e non solo delle singole filiere, i distretti del cibo operano attraverso programmi di progettazione integrata territoriale. Il riconoscimento dei distretti viene affidato alle regioni e alle province autonome che provvedono a comunicarlo al Mipaaf presso il quale è istituito il registro nazionale dei distretti del cibo”.
“Il bio-distretto è pensato come ente aggregatore che consenta la creazione di filiere corte biologiche sul territorio, l’Aiab nelle Marche ha partecipato alla nascita del Bio-Distretto del Fermano-Piceno e sta promovendo insieme al Comune di Jesi la nascita di un bio-distretto nella provincia di Ancona. Inoltre è stato costituito il distretto biologico Terre Marchigiane con tre sub distretti – le illustrazioni dei vertici delle associazioni -. La delibera di giunta regionale di gennaio 2021 e tutto ciò che di similare potrà essere ulteriormente riproposto, stravolge completamente lo spirito della legge nazionale prevedendo solo tre tipi di distretti del cibo: dei prodotti certificati, dei prodotti di prossimità e del biologico regionale. Con a seguito parametri riscontrabili solo nella Regione Marche, e non riscontrabili in nessuno degli altri bio-distretti di altre regioni. Necessita dunque un legittimo chiarimento, sul perché sia stato previsto un unico bio-distretto regionale, fattore non riscontrabile in nessuna altra regione italiana, visto che, secondo la norma, il fine dei distretti del cibo è, quello di <promuovere, lo sviluppo locale sostenibile, la coesione e l’inclusione sociale, la salvaguardia del territorio e del paesaggio rurale e con il compito di valorizzare le vocazioni locali>”.
“Gli scriventi chiedono – le conclusioni della lettera aperta rivolta al governo regionale – che l’attenzione del consiglio sia e resti alta su questa tematica, che venga rispettato lo spirito della normativa nazionale, che i bio-distretti e distretti biologici già costituiti siano senza indugio riconosciuti, che non vi siano vincoli né di fatturato né di percentuali Sau per il riconoscimento dei distretti biologici, che i nuovi bio-distretti e distretti biologici possano essere costituiti e riconosciuti nel rispetto delle diverse vocazioni locali presenti nel territorio marchigiano. Le associazioni ribadiscono la richiesta di essere presenti al tavolo politico strategico regionale”.
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