di Leonardo Nevischi
Sul tema dei pannelli antirumore che Rfi – Rete Ferroviaria Italiana – vorrebbe installare lungo la linea adriatica, il Gruppo Consiliare Lega Fermo scende in campo in maniera compatta e chiama in causa la Regione perché faccia sentire il suo peso istituzionale. Questa mattina, infatti, oltre ai consiglieri comunali Lorenzo Giacobbi, Gianluca Tulli e Luciano Romanella, il Carroccio ha presentato in anteprima la mozione sulle barriere fonoassorbenti a ridosso della ferrovia affrontando nel dettaglio il problema con i consiglieri regionali Marco Marinangeli e Luca Serfilippi, affiancati dagli onorevoli Tullio Patassini e Mauro Lucentini.
«Vogliamo proporre una strada alternativa alle barriere anti rumore – ha esordito il capogruppo Lorenzo Giacobbi – e il prossimo 19 febbraio porteremo questa tematica in consiglio comunale. Ci sono soluzioni meno impattanti e dal momento che noi in campagna elettorale abbiamo puntato molto sul tema del brand della costa fermana e sul turismo, non possiamo permettere che tali barriere vadano a deturpare un ambiente che poi dovremmo andare a promuovere».
«Questo è un tema molto discusso negli ultimi anni. Noi siamo contro le barriere e ci batteremo fino in fondo affinché non venga attuata questa scelta scellerata che blocca la visuale sul nostro meraviglioso territorio – prosegue un determinato Tulli – Le esigenze dei cittadini che subiscono uno stress acustico devono essere coniugate con valide alternative che non influiscano in maniera negativa sul territorio». Luciano Romanella rincara la dose aggiungendo: «In questa zona (Casabianca, ndr) ci sono 2mila abitanti fissi tutto l’anno e con il passare del tempo da quartiere turistico si è trasformato in quartiere residenziale, quindi trovare una soluzione sia funzionale sia esteticamente congeniale interessa sia sotto l’aspetto turistico sia sotto quello di chi vi abita».
Ad entrare nel dettaglio della questione è l’onorevole Tullio Patassini, punto di riferimento della battaglia che la Lega porta avanti da fine 2018 in Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera e sui territori della costa adriatica.
«La questione nasce con la legge 477 del 1995, che è la legge sull’inquinamento acustico, in cui è fatto obbligo ai concessionari stradali e ferroviari di mitigare il rumore al passaggio dei mezzi. Con un decreto del ministro dell’ambiente del 20 novembre 2011 è stato specificato come agire per risolvere tale problema. Le modalità sono di tre tipi: si può intervenire sulla sorgente del rumore, sulla via di propagazione del rumore oppure sulla ricezione del rumore. Quindi nel caso specifico si può intervenire sul treno o sulla ferrovia, sulla propagazione del rumore o sulle finestre e sugli immobili. Rfi sia nel 2004 sia nel 2009 ha deciso di intervenire solo sulla via di propagazione del rumore, impedendo che il rumore passi dal treno alle abitazioni. In questi anni da un iniziale entusiasmo rispetto alla mitigazione del rumore sulle barriere, sono sorti diversi comitati su tutta la costa adriatica, da Ravenna fino a Bari, perché questa soluzione non era né economicamente né turisticamente né ambientalmente efficiente. Dunque – seguita Patassini -, vi sono altre soluzioni proposte che al momento sono in via sperimentale. La cosa fondamentale è intervenire sui binari perché il rumore è fatto dal passaggio del treno, dall’attrito tra la ruota e il binario e dalla frenata che fa il mezzo in prossimità delle stazioni. Le stazioni sono tutte ubicate nel centro città, dando un importante risvolto turistico ma causando inquinamento acustico. Ci sono varie città che già si sono mosse trovando valide alternative: A Chiusa (Trentino Alto Adige, ndr) le rotaie sono state sostituite con rotaie silenziose, molto più levigate, che diminuiscono l’attrito. Un’altra azienda italiana ha progettato delle traverse con materiali ecocompatibili recuperando gli pneumatici esausti che permettono l’abbattimento del rumore dei treni. Oggi l’innovazione tecnologica ci chiede di operare ancora di più verso questo tipo di soluzioni. In Germania hanno trovato la soluzione di intervenire sui freni realizzando delle barriere alte 80 cm che diventano ecocompatibili oppure iniziando in via sperimentale a strutturare in alcune tratte dei treni magnetici che portano ad una riduzione totale dell’attrito. Quale miglior occasione in questo momento storico per poter intervenire sul materiale rotabile e sulle ferrovie? – si interroga l’onorevole Patassini, il quale specifica – Circa il 40% dei fondi del Ricovery Plan dovrà essere finalizzato alla transizione ecologica. Oggi dunque abbiamo una grande possibilità per poter intervenire sulla sorgente del rumore e non sulla propagazione facendo affidamento sul progresso tecnologico. Le barriere fonoassorbenti non sono la soluzione giusta: bloccherebbero le correnti che arrivano via mare e sarebbero interrate per diversi metri andando ad incidere sulle falde acquifere».
A fare eco è il consigliere regionale Marco Marinangeli, il quale ha già presentato una mozione nel consiglio comunale di Porto San Giorgio perché «ritengo che si debba intervenire per tutelare i residenti, ma allo stesso tempo non possiamo né tollerare né consentire un intervento di quel tipo che prevede muri di 8 metri su una città costiera che vive di turismo. È evidente che ci sono delle possibilità tecniche per evitare le barriere fonoassorbenti ma di soddisfare ugualmente il problema dell’inquinamento acustico».
A chiudere è l’onorevole Mauro Lucentini che si complimenta con il gruppo consiliare di Fermo perché «fa bene a chiedere al sindaco Calcinaro di esprimersi su questa tematica. Troppo facile alzare due muri. Bisogna fare uno sforzo in più, sperimentare e trovare una soluzione. Questo è un territorio che negli ultimi 30 anni è stato tralasciato dall’amministrazione centrale: ora abbiamo al governo due punti di riferimento che per noi sono fondamentali: Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia. Dobbiamo solo fare il punto della situazione con loro per favorire lo sviluppo economico di questa zona. Dobbiamo chiedere l’aiuto di tutti i parlamentari marchigiani su questa tematica. Chi c’era prima in Parlamento a rappresentare il nostro territorio non si è posto mai il problema: almeno ora con noi c’è un punto di partenza».
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