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“Fatturati in picchiata,
nessuna prenotazione”
Albergatori alle prese con la crisi

FERMANO - Fatturati in calo anche del 60%. Ristori a singhiozzo e insufficienti. Il settore alberghiero ancora impaludato. La crisi conseguente alla pandemia lascia molte strutture chiuse. Vecchi, presidente dell'Ataf, ha le idee chiare su come rilanciare il settore. "Molto però dipenderà dai numeri del contagio".

di Sandro Renzi

“Zero prenotazioni”. Esordisce così il presidente dell’Ataf (l’associazione che raggruppa molti alberghi del territorio e si occupa anche di promozione turistica), Gianluca Vecchi, rispondendo alla domanda di rito: sono arrivate prenotazioni per Pasqua? Due parole sufficienti per rimarcare, semmai ce ne fosse ancora bisogno, qual è lo stato di crisi in cui da mesi si trova il settore alberghiero del Fermano e non solo. Conseguenza di una pandemia che non risparmia il comparto turistico. La parentesi estiva del 2020 è servita infatti solo in parte a recuperare un fatturato in picchiata.

Di quali percentuali parliamo Vecchi?

Da un minimo del 30% fino al 60% dei fatturati. Se lo scorso anno è stato difficile garantire la stagione estiva, adesso dobbiamo solo sperare di eguagliarla.

Ad oggi qual è la situazione?

Molti alberghi sono rimasti chiusi, altri, pochi a dire il vero, hanno scelto di restare aperti giusto per garantire un minimo di accoglienza legata principalmente a chi deve muoversi per lavoro. Ma le camere sono sostanzialmente vuote.

Lo stop agli spostamenti anche tra regioni in zona gialla non ha certo aiutato

Ovviamente no. E’ un provvedimento deleterio. Siamo sfiduciati, anche se il nostro codice Ateco non rientra tra quelli per i quali è imposta la chiusura in funzione della zona di appartenenza, di fatto con le altre misure adottate per contenere il virus è come se ci avessero fatto chiudere. Non resta allora che attendere l’arrivo della primavera.

In che senso?

Penso che l’andamento del settore dipenderà soprattutto dai numeri della pandemia. Se si abbasseranno, come è accaduto lo scorso anno all’avvicinarsi dell’estate, allora potremo contare su nuove prenotazioni, quasi tutte italiane, dal momento che difficilmente si sceglierà di andare all’estero. In caso contrario la vedo dura salvare un anno intero con un solo mese di lavoro anche se concentrato come fu ad agosto 2020. Peraltro venivamo da un lockdown molto duro che aveva contribuito ad abbassare notevolmente i numeri del contagio.

I ristori sono arrivati?

Sì ma insufficienti per aiutare il settore. Tra quelli messi a disposizione dal Governo e quelli regionali a malapena si arriva al 7 o all’8%. In altri Paesi hanno rimborsato anche il 60% agli albergatori. Penso che debba essere rivista inoltre la modalità di calcolo dei ristori puntando semplicemente sulla perdita del fatturato e non sul confronto tra gli stessi mesi o periodi di anni differenti.

C’è anche la possibilità di sfruttare altre opportunità per sostenere la categoria? 

Un aiuto potrebbe arrivare dall’Ecobonus. Abbiamo chiesto la sua estensione anche a supporto degli interventi di riqualificazione delle strutture alberghiere. I soldi spesi sarebbero una forma di investimento ed il parco hotel verrebbe rinnovato. Strutture più attrezzate e più accoglienti per tornare, si spera, pienamente operativi dal 2022.

Fino al prossimo anno, insomma, a regnare è soprattutto l’incognita. Difficile se non addirittura impossibile fare qualsiasi previsione anche per la prossima estate. 


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