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ACQUISTO EX GIGLI, la verità dei civici:
“Operazione assurda, soldi buttati
in una situazione sociale spaventosa”

PORTO SANT'ELPIDIO - Il Laboratorio civico: "I consiglieri di maggioranza per una volta alzino la testa e non la mano, se passa questa scelta sciagurata si sdogana qualsiasi cosa"

L’acquisto dell’ex cineteatro Gigli continua a tenere banco nella politica cittadina. Un duello che si rinnova di giorno in giorno dalla stampa alle affissioni, fino ai social. Nei giorni scorsi, il Laboratorio civico ha promosso una direta Facebook per approfondire l’argomento, cui ieri sera ha replicato il Pd con un’iniziativa analoga, sempre in diretta streaming. Due posizioni completamente opposte, il riflesso di una città spaccata sull’argomento. Per i civici, a condurre la serata sono stati Pierpaolo Lattanzi, Alessandro Felicioni e Gian Vittorio Battilà, con una disamina che ha ricostruito tutta la lunga e tortuosa storia dell’ex cineteatro.

“Potremmo dire che il valore del cineteatro è zero per chiunque non sia un operatore pubblico – ha detto Lattanzi – Il valore lo determina quanto qualcuno sia disposto ad acquistare un bene. Qui c’è un vincolo di destinazione ad utilizzo pubblico sul 70% della struttura, nessuno lo prenderebbe perchè non ci può fare nulla”. “Da quando ci siamo affacciati alla politica locale col Laboratorio civico – l’aggiunta di Felicioni – siamo andati sempre peggio, passando da un accordo scellerato per arrivare oggi ad una stortura inaccettabile per acquistare l’intero immobile. Siamo pronti a presentare un esposto nel momento in cui si dovesse concretizzare l’atto di acquisto, ed anche ad interessare gli organi di contabilità pubblica”.

“Le valutazioni effettuate dall’area tecnica del Comune sono lievitate rispetto a quelle effettuate in precedenza sull’ex Gigli – rincara Lattanzi – Nel 2015 si poteva prendere l’ex Gigli, nelle condizioni in cui si trovava, a 390mila euro espropriandolo. Il proprietario disse che non gli interessava investire a Porto Sant’Elpidio, l’Amministrazione disse sulla stampa che un eventuale esproprio era percorribile. Perchè ora se ne parla come se fosse un’operazione impossibile? E’ incredibile che il sindaco, quando l’agenzia del demanio ha fissato un valore di congruità di 1,5 milioni di euro, cioè quasi mezzo milione meno della somma pattuita per acquistare i due terzi dell’edificio, si sia lamentato pubblicamente della possibilità i risparmiare soldi pubblici. Ed arriviamo nel 2021 con il Comune che decide di comprare tutto l’edificio, anche i locali commerciali che il privato finora non è riuscito a vendere. Si parano 2.500 euro a metro quadro, che secondo l’Omi, osservatorio del mercato immobiliare, è quanto si paga per una villa. Noi lo paghiamo per locali senza bagni, finiture e pavimenti”. “Sarebbe stato preferibile acquistare prima la struttura per poi ricostruirla secondo le esigenze pubbliche – l’aggiunta di Gian Vittorio Battilà. Oggi la vera priorità è la riconversione turistica”.

Per Alessandro Felicioni, “fino a 2 anni fa a nessuno è mai venuto in mente di comprare anche la parte commerciale dell’ex Gigli. All’improvviso fanno questa scelta fuori da ogni logica di mercato. Se un imprenditore immobiliare non è riuscito a vendere, perchè ce la dovremmo fare noi? Non abbiamo nessuna necessità di fare un’offerta del genere, perchè qualora il privato trovi qualcuno interessato a vendere, abbiamo comunque il diritto di prelazione, l’ex Gigli non ce lo porta via nessuno. Per non parlare della compravendita della struttura e di quella per i lotti di via Mameli. Siamo passati dal dover incassare 2,4 milioni e spenderne 1,9 a prenderne 1,2 per pagare 2,8”.

“Soldi buttati di fronte a una situazione sociale spaventosa, nei prossimi mesi avremo un massacro con i licenziamenti per la crisi economica causata dal Covid – continua Lattanzi – Durante i 5 anni della prima amministrazione Franchellucci il valore degli immobili è calato del 18%. Soldi dei cittadini bruciati”. Per Felicioni, il prezzo corretto sarebbe “di 2,1 milioni di euro. E’ vero che non c’è più un obbligo di legge di attenersi a quanto indicato dall’Agenzia del demanio, ma c’è comunque un ente terzo che ha detto che la parte pubblica del Gigli valeva un milione e mezzo di euro. Aggiungiamo per la parte commerciale dei valori Omi poco sotto i 2000 euro al metro quadro e siamo a circa 600mila euro. La somma ragionevole è di 2,1 milioni. Non possiamo arrenderci, se passa quest’operazione si può sdoganare qualsiasi cosa. I consiglieri di maggioranza, per una volta, alzino la testa invece della mano”.

Pierpaolo Pierleoni


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