“Lavoratrici contro Covid: 8 storie di resilienza per l’8 marzo”, il progetto Anmil per la prevenzione degli infortuni e malattie professionali

8 MARZO - “A causa della pandemia – dichiara Marcello Luciani, Presidente Regionale e Territoriale Fermo - la condizione delle donne nel mondo del lavoro è fortemente peggiorata"

 

Il presidente Anmil Fermo Marcello Luciani

Si intitola “Lavoratrici contro Covid: 8 storie di resilienza per l’8 marzo”, il progetto multimediale che l’ANMIL ha inteso realizzare per promuovere la cultura della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, in vista della Giornata internazionale della donna e presentato a Roma con il coinvolgimento del Ministro per le Disabilità Erika Stefani, la Presidente della Commissione Lavoro del Senato Sen. Susy Matrisciano, la Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati On. Debora Serracchiani e del Presidente INAIL Franco Bettoni.

La realizzazione del progetto – firmato dal fotoreporter Riccardo Venturi, la videomaker Arianna Massimi e la giornalista Luce Tommasi – è frutto di una proposta della Commissione per le Pari opportunità dell’Associazione e quest’anno l’ANMIL ha voluto rendere omaggio alle donne che hanno continuato a lavorare per contribuire a resistere in questa pandemia, dedicando loro questo progetto in grado di guardare attraverso gli occhi delle 8 protagoniste che lo hanno reso possibile: Rachele Azzarone (neo laureata in medicina e con problemi sulla prosecuzione dei
Master universitari a causa del lockdown), Liana Berishvili (medico geriatra ospedaliero, georgiana, oggi trasferita in una residenza pubblica per anziani), Emilia Boi (artigiana, titolare di un laboratorio di pelletteria), Nadia Ciardiello (lavoratrice ATA in una scuola di Anagni che ha contratto il Covid sul posto di lavoro), Elisabetta Ciuffo (lavoratrice in una ASL e si occupa di malati con problemi psichici), Serena Esposito (giovane agente immobiliare), Justyna Putek (cameriera polacca di Irish Pub finita in cassa integrazione) e Dalila Sahnoune (badante italo marocchina di un ragazzo con gravi disabilità, con contratti a tempo determinato).

Le storie emblematiche di queste lavoratrici vogliono rappresentare significato ed i risvolti di una malattia che, nel 2020, stando ai dati INAIL relativi ai contagi Covid legati all’attività lavorativa, ha colpito in totale nel nostro Paese 131.000 lavoratori, di cui 91.000 donne (70%) e 40.000 uomini (30%), e ne sono deceduti 423, di cui 71 donne (17%) e 352 uomini.

“A causa della pandemia – dichiara Marcello Luciani, Presidente Regionale e Territoriale Fermo – la condizione delle donne nel mondo del lavoro è fortemente peggiorata, fino a far diventare le lavoratrici le più sacrificabili e sacrificate. Infatti, quando si è trattato di decidere nelle case degli italiani, all’interno della coppia, chi dovesse restare a casa a prendersi cura dei figli e delle persone con disabilità, non ci sono stati dubbi: le donne sono state le prime ad essere scelte per smartworking, cassa integrazione o licenziate non appena possibile. Eppure, proprio le donne ‘predilette’ dal virus Sars Covid-19 nel contagio, sono state quelle che più degli uomini hanno saputo resistergli e superarlo”. In base ai dati statistici Inail elaborati dall’esperto statistico dell’ANMIL Franco D’Amico, la pandemia da Covid ha colpito molto duramente soprattutto il nord del Paese, dove nel 2020 si sono registrati oltre 68.000 infortuni femminili, pari a circa il 75% del totale nazionale (50,2% nel nord- ovest e 24,7% nel nord-est). La regione con il più alto numero di infortuni femminili è in assoluto la Lombardia, con quasi 27.000 casi e quasi il 30% del totale nazionale; seguono in graduatoria le regioni del nord più importanti, sia dal punto di vista demografico che produttivo: Piemonte (15,9%), Veneto (10,3%) ed Emilia Romagna (8,3%); quote significative si registrano anche al centro, in particolare, Toscana (5,8%) e Lazio (5,0%). Poche centinaia di casi con valori percentuali inferiori all’unità si registrano, infine, nelle regioni di minori dimensioni demografiche: Valle d’Aosta (0,6%), Umbria (0,5%), Calabria e Basilicata (0,4% per entrambe) ed ultimo il Molise con 156 infortuni femminili denunciati ed una quota di appena lo 0,2%. Nella provincia di Fermo sono stati 1213 gli infortuni totali denunciati nel 2020 con calo del 16,3 per cento rispetto al 2019.

 

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