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Terapie intensive sotto stress:
i dati nelle Marche dell’Agenas
La cabina di regia studia altre misure

COVID - Terapie intensive nuovamente sotto stress nelle Marche. Lo rilevano i dati dell'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. L'occupazione si attesta al 44%, ben oltre la soglia di allerta fissata al 30%. Attese nuove misure più stringenti da parte del Governo.

di Sandro Renzi

Il virus non arresta la sua corsa. Nelle Marche, dicono i dati dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, le strutture ospedaliere sono nuovamente sotto stress. La fotografia riferita alla giornata di ieri è eloquente: il tasso di occupazione dei posti letto nelle terapie intensive è al 44%, ben oltre la soglia di allerta fissata dalle autorità sanitarie al 30%. Discorso analogo per il tasso di occupazione di posti letto nella cosiddetta “area non critica”, quella che riguarda in sostanza le specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia. In questo caso è stato sfondato il muro del 40% e si è arrivati nella nostra regione addirittura al 54%. Numeri alti rispetto alla media nazionale che pure fa registrare il superamento della soglia del 30% per le terapie intensive, anche se di un solo punto percentuale. Fatto che non accadeva da un p0′ di tempo e che ha messo in allarme anche il Cts. Mentre resta ancora contenuta al 35% l’occupazione dei posti letto di “area non critica” da parte di pazienti affetti da Covid 19 o dalle sue varianti.

Per questo motivo quattro province su cinque nelle Marche sono in zona rossa fino al 14 marzo. Cosa accadrà dopo dipende dall’evoluzione della curva epidemiologica ma anche e soprattutto dalle decisioni che adotterà il Governo dopo l’annunciata convocazione della Cabina di regia per oggi pomeriggio e successivamente l’incontro con i governatori regionali. E se, pare, sarebbe tramontata l’idea di riproporre un lockdown come quello già patito nel 2019, tuttavia è certo che il Dpcm dello scorso 6 marzo verrà inasprito con misure urgenti che mirano a fronteggiare il contagio. Ancora lontane però le posizioni tra chi abbraccia la linea del rigore e chi, invece, vorrebbe provvedimenti mirati e calati sui territori in funzione dei numeri. Ciò per evitare di chiudere anche laddove non ve ne fosse bisogno. Da qui  l’impasse che blocca l’agenda di governo e le decisioni sulle modifiche da apportare in corsa al Dpcm stesso.  Prevalente sarebbe la proposta di blindare i weekend fino a Pasqua e quindi di imporre anche la chiusura dei negozi e dei pubblici esercizi e contestualmente far scattare le zone rosse in maniera automatica quando l’incidenza dei casi settimanali superasse i 250 ogni 100.000 abitanti, oppure dove si sviluppino focolai delle nuove varianti.  Diminuiscono insomma le zone gialle sul territorio ed il Paese di appresta ad affrontare altre tre o quattro settimane di restrizioni. Una prospettiva che  peraltro mette a rischio la riapertura di cinema e teatri dal 27 marzo come prevede l’ultimo Dpcm.


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