“Abbiamo sentito l’esigenza di intervenire su un tema tanto complesso quanto delicato, che merita l’attenzione e il rispetto di ogni figura coinvolta, e questo rispetto esige l’assenza di ogni pregiudizio e giudizio sul vissuto delle persone”.
Ha esordito così lo scorso venerdì 19 la consigliera Luciana Mariani (foto), di Piazza Pulita, nel presentare in consiglio comunale la mozione preparata dai consiglieri di maggioranza, con la partecipazione al completo delle consigliere donne e il sostegno delle assessore. Un’argomentazione approfondita e che si sviluppa per quanto segue.
“Con questa mozione vogliamo collocarci su un piano di riflessione e proposta che vada ben oltre le polemiche innescate da dichiarazioni di membri del consiglio regionale, da cui comunque teniamo a ribadire in questo consiglio l’incondizionata distanza e disapprovazione. Fatta questa premessa, si entra nel merito della legge 194 che va oltre il sancire il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza e riconosce come gli enti pubblici, dalla regione ai comuni, abbiano il compito di sostenere e tutelare il valore sociale della maternità e di tutelare la vita umana dal suo inizio, come citato dall’articolo 1 della legge 194/78, che enuncia inoltre che l’interruzione volontaria di gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite”, ha dunque proseguito la Mariani.
“È necessario, oggi più che mai, riconoscere che non c’è opposizione tra sostegno alla fecondità desiderata e sostegno alla contraccezione, tra politiche per la famiglia e politiche per l’interruzione volontaria di gravidanza, poiché la stessa legge 194/78 rappresentò il frutto di una mediazione tra istanze che derivavano da posizionamenti diversi. Si tratta semmai di rispettare e realizzare, in tutti i casi, la libertà di scelta e la parità di trattamento garantendo un percorso di sostegno e tutela della salute che conduca a scelte finali coscienti e consapevoli. Quindi lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, devono promuovere e sviluppare quei servizi sociosanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’interruzione volontaria di gravidanza sia usata inconsapevolmente o senza aver provato percorsi di assistenza”, le rinnovate argomentazioni.
“Difatti il diritto all’interruzione di gravidanza, sia medica che chirurgica, è contemplato in poche strutture dell’intera regione con evidente riduzione dell’accessibilità al servizio da parte della donna, e questa situazione finisce per favorire il ricorso a canali privati meno controllabili e persino il ritorno a pratiche del sommerso. Purtroppo questa problematica, su cui già diversi consigli comunali del territorio, consapevoli delle lacune che necessariamente devono essere colmate, si sono espressi nelle ultime settimane, sussiste da anni nella nostra regione e riteniamo sia troppo semplice prendersela con l’alto tasso di obiettori di coscienza se le amministrazioni regionali che si sono alternate negli anni non hanno posto in essere alcuna azione positiva efficace per superare questo blocco”, ha proseguito a nome di tutti i gruppi consiliare di maggioranza.
“L’obiezione di coscienza è un diritto legittimo ed inalienabile, che lo stesso articolo 9 riconosce e garantisce. Tuttavia nello stesso articolo il legislatore pone in capo alle regioni, che hanno piena potestà organizzativa del sistema sanitario territoriale, il preciso dovere di controllare in ogni caso, che gli enti ospedalieri assicurino l’espletamento della procedura dell’interruzione ponendo in essere ogni azione possibile, come ad esempio attraverso la mobilità del personale da altre regioni, che con questa mozione si chiede, anche in accordo con quanto già espresso dal consiglio comunale della città di Fermo a novembre 2016”.
“Quello delle strutture ambulatoriali pubbliche e dei consultori è per noi un nodo cruciale non solo nell’assistenza all’interruzione, ma anche nella tutela sociale della maternità, che intitola la legge – il focus della consigliera -. I consultori, oltre a garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito, specialmente quando la richiesta di interruzione sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione e di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto. Questa è l’assistenza che, sottolineiamo con forza, la donna o la coppia in preda a smarrimento, deve avere, come luogo di prima accoglienza, omogeneamente organizzata su tutto il territorio regionale che preveda un team multidisciplinare composto da medici, professionisti della salute, figure per la tutela legale e di supporto socio-psicologico che possano supportarla e fornirle tutte le informazioni e gli strumenti necessari, affinché la scelta che farà, qualsiasi essa sia, sia una scelta consapevole e responsabile”.
“Un altro aspetto che riteniamo altrettanto fondamentale ma su cui è stato posto poco l’accento è la promozione tra i giovani, tra le giovani donne, tra le categorie più fragili, la cultura della maternità consapevole e responsabile, la cultura dell’educazione sessuale e relazionale affettiva, attraverso una collaborazione con AV4, con la scuola, con le associazioni della società civile, attraverso iniziative culturali – l’avvio verso le conclusioni -. La mozione presentata dalla maggioranza del consiglio comunale, che noi riteniamo equilibrata e completa oltre che lontana da lotte politiche regionali, ha visto una successiva adesione da parte dei gruppi consiliari del Partito Democratico e Fermo Capoluogo, che hanno scelto di ritirare la loro mozione aderendo a quella presentata dalla maggioranza, e del Movimento 5 Stelle, con la non contrarietà della Lega, astenutasi al voto”.
I consiglieri e le consigliere di maggioranza esprimono pertanto piena soddisfazione per il risultato raggiunto su una tematica tanto cara a tutti i gruppi consiliari di maggioranza, sottolineando quanto il contributo dei due medici presenti tra i loro consiglieri, la dottoressa Mariani e il dottor Acito, abbia contribuito a cogliere aspetti essenziali della legge 194/78 che non possono essere tralasciati.
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