Al Murri allerta massima, Livini: “Serve alleggerimento” Si lavora a spazio per cure con monoclonali

FERMO - Undici nelle terapie intensive, 32 a Malattie infettive, 42 in area medica Covid, ai quali si aggiungono i 19 pazienti sospesi in Pronto Soccorso, di cui 9 Covid

di Andrea Braconi

L’allerta resta massima. Quindi, al Murri si va avanti con il blocco delle operazioni fino al 3 aprile. “Non siamo nelle condizioni di poter programmare nulla” conferma Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4.

In teoria a livello regionale si sta pensando di alleggerire Fermo, è una settimana che ne parliamo ma siamo rimasti con numeri preoccupanti. Certo, sarà un problema che riguarda tutti, ma la nostra situazione è questa”.

Vediamoli, quindi, i numeri aggiornati alla mattinata di sabato. I ricoverati continuano a galleggiare intorno alla soglia dei 100: 11 nelle terapie intensive, 32 a Malattie infettive, 42 in area medica Covid, ai quali si aggiungono i 19 pazienti sospesi in Pronto Soccorso, di cui 9 Covid (con 2 codici rossi) e 6 in triage in fase di valutazione. “Ricoveri che sono più lunghi e con un’età media che si è abbassata” rimarca il direttore.

Nel territorio sono quasi 500 i casi positivi, che come contatti, spiega, hanno generato 417 sintomatici e 958 asintomatici.

Sul tavolo della Regione il Murri e la sanità fermana restano un caso. “Le nostre responsabilità le abbiamo sempre prese – precisa Livini – abbiamo fatto quello che ci è stato chiesto, abbiamo sempre fatto il pareggio di bilancio a fine anno. E sulla chiusura delle strutture periferiche noi abbiamo rispettato la normativa deliberata all’epoca dalla Regione Marche”.

Una riflessione che arriva dentro un’emergenza lunga, anzi, lunghissima, che sta logorando il personale e creando seri problemi organizzativi. C’è poi la questione vaccinazioni, che sul fronte del personale sanitario supera le 1.200 unità. “A parte qualche eccezione mi sembra che oggi stiamo un po’ meglio, avendo vaccinato molti degli operatori – conferma Vittorio Scialè, direttore del Distretto -. Questo è un elemento di serenità molto forte, non toglie la fatica ma vivi e lavori in un ambiente che è abbastanza tranquillo”.

“Stiamo partendo – annuncia Livini – con un’indagine sierologica volontaria su dipendenti vaccinati per capire cosa abbiamo davanti, un percorso pensato e deliberato Asur, che prevede 3 prelievi”.

Un ulteriore percorso organizzativo, che prevede uno spazio ospedaliero per la somministrazione, è stato messo in atto per le cure con anticorpi monoclonali. “I soggetti vengono segnalati da Medicina generale o dalle Usca, passano per l’ospedale per la validazione e l’appropriatezza della terapia, poi la somministrazione la facciamo noi, sempre in ambito ospedaliero” conclude il direttore.


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