di Sandro Renzi
Casa dolce casa. Da sempre bene di rifugio per moltissimi italiani. Coccolata, ereditata, restaurata, talvolta abbandonata. La casa, che si tratti di un appartamento, di una villa, di un palazzo storico, di un edificio colonico, è ancora un’occasione di investimento nonostante la bolla, la crisi ed un mercato che negli ultimi anni sorride più a chi ha liquidità per comprare che non ai venditori. Nelle Marche il patrimonio immobiliare comincia ad accusare il colpo dell’età. Anche in Provincia di Fermo, dove la massima concentrazione di nuove costruzioni risale al decennio 1971-1980. In quel lasso di tempo furono erette 19.774 nuove abitazioni.
Sono i dati forniti da Eurostat ed elaborati da Infodata. Raccontano, per l’appunto, di un settore che, nella nostra Regione, ha visto un boom dell’edilizia prima degli anni ’80 e, in parte, anche in quelli del dopoguerra, per poi tornare a percentuali sostanzialmente più basse. Questa particolare classifica prende in considerazione tutto il ventesimo secolo. Si scopre allora che prima del 1919 erano stati costruiti nel Fermano 9.975 edifici, nel periodo 1919-1945 oltre 5.700. Poi una “escalation” tra il 1946 ed il 1970 con un totale di 27.752 nuove case. L’esplosione si avrà però il decennio successivo con particolare riferimento alle zone costiere, Porto San Giorgio in primis. Tra il 1981 ed 1990 si costruirà di meno. Solo, si fa per dire, 10.619 edifici. Fino ad arrivare al minimo storico del quinquennio 2001-2005 con 4.397 case erette. Eurostat registra pure come dopo il 2006 i nuovi edifici siano 5.017. Insomma l’edilizia ha rallentato la sua marcia trionfale.
Dando uno sguardo alle altre province la situazione non cambia. Nel Maceratese tra il 1971 ed il 1980 sono stati costruite addirittura 33.725 case. Quasi cinque volte tanto rispetto al periodo successivo al 2006 (6.925). Nell’Ascolano, prendendo a riferimento lo stesso periodo, sono stati costruiti invece 22.300 edifici, ma dal 2006 il trend è in forte discesa (3.721). Anche nella Provincia di Ancona il boom si ha negli anni ’70 con 47.320 case realizzate ex novo. “Si tratta, in altre parole, di “svecchiare” il patrimonio edilizio residenziale italiano. Un patrimonio che non è però il più vecchio d’Europa. Ed è, almeno in Italia, una delle leve che dovranno rilanciare l’economia, grazie al cosiddetto ecobonus 110″ emerge leggendo il rapporto Infodata. L’Italia non è comunque tra le nazioni con il patrimonio più vecchio d’Europa. La mappa “costruita” da Eurostat mostra come le nazioni con il patrimonio più antico siano infatti il Regno Unito e la Francia, oltre che alcune zone della vecchia Repubblica democratica tedesca. Il più recente, invece, lo si trova in Irlanda e in alcune regioni della Spagna.
“L’Italia, invece, presenta una situazione a macchia di leopardo. In alcune province, specie nel centro Nord, la quota più elevata di immobili è stata costruita prima del 1919. In altre zone del Nord il decennio cui risale la percentuale maggiore di alloggi è quello tra il 1961 ed il 1970, in molte zone del Sud è quello successivo” si legge ancora nel rapporto. Di fronte a questa situazione appare evidente che si debba mettere mano, laddove non sia stato già fatto, ad un intervento di restyling che potrebbe interessare in particolar modi i condomini.
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