Dopo la Dad di nuovo in classe, scuole e Provincia a confronto. Problematiche e soluzioni: “Grazie a presidi e docenti istruzione sempre alta”

FERMO - Riunione con i dirigenti delle scuole secondarie di secondo grado riguardo le tematiche della Dad e della didattica in presenza. Un momento di confronto in cui sono state messe in risalto tutte le problematiche che hanno caratterizzato l'insegnamento da un anno a questa parte, ma anche le soluzioni adottate dai singoli istituti

 

di Leonardo Nevischi

Dopo gli studenti delle primarie e medie, da ieri, anche quelli delle scuole superiori della provincia di Fermo sono tornati in classe. Dunque, a parte gli universitari ormai abbandonati alla Dad da oltre un anno (fatta eccezione per le matricole che dal 12 potranno tornare in presenza), la restante parte degli alunni abbandonerà qualunque pc o altro dispositivo mobile.

È questa la fotografia della scuola da quando la regione Marche è tornata in zona arancione, ma nonostante i continui apri-chiudi caratterizzati da Dad, lezioni in presenza e il ritorno sui banchi della metà di coloro che frequentano le superiori, la qualità degli insegnamenti non è mutata. «I docenti hanno saputo adattarsi alle avversità dettate dalla pandemia, ingegnandosi per non creare uno stato di isolamento nei ragazzi e per ritrovare anche in un ambiente virtuale quel clima che ha sempre contraddistinto le lezioni in classe».

Si è aperta con queste parole del vice presidente provinciale Stefano Pompozzi, questa mattina, la riunione con i dirigenti delle scuole secondarie di secondo grado riguardo le tematiche della Dad e della didattica in presenza. Un momento di confronto in cui sono state messe in risalto tutte le problematiche che hanno caratterizzato l’insegnamento da un anno a questa parte, ma anche le soluzioni adottate dai singoli istituti.

Per Stefania Scatasta, alla guida dell’Iti Montani di Fermo e preside  del Polo Urbani di Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare e Montegiorgio al posto di Roberto Vespasiani, il bilancio relativo alla Dad «è stato positivo. Quando abbiamo sperimentato la didattica a distanza per la prima volta eravamo nello stato di emergenza iniziale e i docenti di ogni istituto si sono ingegnati nella maniera migliore per permettere a ciascun ragazzo di ritrovare quell’ancoraggio all’istituzione scolastica che era fondamentale. Si sono attivati per comprendere in fretta quale potessero essere la maniera migliore per agire davanti ad una didattica nuova che sino ad allora avevano solamente sperimentato senza implementarla in una maniera totale. A settembre 2021 non vedevamo l’ora di ricominciare con i nostri ragazzi, attraverso dei moduli didattici che ci garantivano un certo tipo di lavoro con 1770 studenti, ma poi ogni volta abbiamo dovuto riorganizzare gli orari e confrontarci con le famiglie in un rapporto di co-responsabilità educativa che ci permetteva di metterci nella condizione di lavorare con gli studenti. Nella seconda ondata abbiamo gestito l’emergenza con criticità maggiori, perché ad intermittenza ci trovavamo ad essere prima al 100%, poi al 50% ed infine con didattica completamente a distanza. I consigli di classe ci hanno permesso di rimanere costantemente aggiornati e fare il punto sulle diverse classi e  sulle situazioni delle famiglie, spesso aiutate attraverso progetti di sostegno psicologico. Abbiamo sempre cercato di mantenere compatto e coeso il clima all’interno degli istituti, nonostante le complessità quotidiane. Ora ci stiamo organizzando per gli esami di stato 2021 come dei veri e propri professionisti che davanti alle avversità trovano delle soluzioni adeguate».

Per Marzia Ripari, preside dello scientifico “Calzecchi-Onesti” di Fermo, l’impatto del rientro in presenza del 50% – 75% degli alunni registrato nella giornata di ieri «ha significato un bel carico di responsabilità, perché il primo compito di un dirigente è quello di conoscere la normativa vigente e di farla rispettare a favore dell’intera comunità scolastica. Dunque tenuto conto dell’ordinanza del Ministero della Salute e del decreto legge 44 abbiamo agito di conseguenza. Abbiamo agito con una certa celerità ma in linea di massima eravamo già organizzati perché la scuola aveva adottato modalità organizzative già nei mesi invernali e abbiamo dato prosecuzione al modus operandi del mese di gennaio. L’obiettivo primario era garantire il successo formativo, poi la metodologia adottata – in dad o in presenza – doveva essere solo un contorno. I ragazzi hanno collaborato impegnandosi nello studio e condividendo tutti gli stimoli che trovavano all’interno del lavoro con i propri docenti. Sappiamo che la didattica in presenza non può essere sostituita, ma questa alternativa a distanza ci ha permesso di far funzionare il sistema scolastico. Le variabili che contraddistinguono l’impegno scolastico, a distanza o in presenza, sono le stesse, l’unica differenza consiste nello sforzo da parte dei docenti e degli studenti di reinvetarsi in un percorso che fino ad allora era solamente sperimentale».

La preside dell’Itet Carducci, Cristina Corradini, si è invece soffermata «sull’efficienza da parte dei dirigenti di garantire il servizio d’istruzione, perché non è stato facile attuare tutte le modifiche necessarie per permettere, oltre ai normali insegnamenti, anche lo svolgimento dei corsi serali per adulti. Noi tutti speravamo dopo un anno di avere un orizzonte un po’ più limpido ma la situazione pandemica è ancora in pena emergenza, tuttavia stiamo tamponando questa situazione grazie alla campagna di vaccinazione che il personale scolastico ha seguito con dedizione. Stiamo corredando il servizio scolastico con gli altri servizi del territorio e questo ci permette di lavorare meglio».

Poi è stata la volta della preside dell’Istituto comprensivo Fracassetti-Capodarco, Annamaria Bernardini, che ha analizzato la differenza tra l’Ipsia «che non ha subito alcuna interruzione perché sempre nel rispetto delle normative i laboratori e le attività di pcto hanno continuato a svolgersi in presenza» ed il liceo artistico «nel quale si è deciso di sospendere le attività e di riprogrammarle a distanza». «Questa situazione pandemica – ha proseguito la Bernardini – ci ha costretto ad un continuo adattamento alla situazioni che via via cambiavano sia a livello normativo sia sotto il profilo delle classi che venivano messe in quarantena anche solo per la positività di un singolo elemento. Tutto questi ci ha costretti a lavorare a 360 gradi, fornendo supporto psicologico ai ragazzi e riducendo le difficoltà con le nuove tecnologie che il ministero ci ha messo in dotazione».

A chiudere il tavolo di confronto è stata la riflessione di Piero Ferracuti, dirigente del liceo classico Annibal Caro, secondo cui «mentre lo scorso anno c’era quasi l’idea che la situazione sarebbe durata poco tempo e in quel frangente l’obiettivo era rimpire il buco sino all’arrivo di una fantomatica soluzione, adesso invece è scattata una presa di coscienza dinanzi ad una situazione imprevedibile ed in continua mutazione. Ora che siamo tornati in presenza, chi ci dice che a breve non uscirà una nuova variante centro-africana che ci costringerà a rimanere a casa altri 6 mesi? In questo momento la stiamo vivendo in maniera più adulta, sapendo quali sono le possibilità che abbiamo di raggiungere i ragazzi. Quello che a me fa piacere è che la didattica a distanza – che poteva essere una tentazione pericolosa per far emergere il modello del facilitatore – ha invece fatto emergere il modello vincente del maestro: gli insegnanti si sono riconfermati fedeli alla loro vocazione all’insegnamento basato sull’incontro tra persone. Io sono fiero del fatto che, nonostante il momento difficile, quello che realmente conta ha resistito: ossia lo sguardo tra i docenti e i ragazzi, tra i ragazzi stessi e tra i docenti stessi».

A rompere le righe la presidente della provincia Moira Canigola, che ha ringraziato «i presidi ed il personale dei docenti per il modo in cui hanno gestito una situazione che, senza ombra di dubbio, ha avuto nella scuola le maggiori ripercussioni». Infine «l’augurio nel continuare ad essere stoici e mantenere un buon livello di istruzione e rapporti interpersonali. Da questo momento di difficoltà dovrà nascere un nuovo futuro e tutti gli investimenti fatti dovranno servire ad un sistema scolastico sempre più all’avanguardia e pronto a creare giovani formati e pronti per le società che verranno».

 

 


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