di Andrea Braconi
All’esterno un conciliabolo all’insegna di lamentele e offese più o meno velate ai vertici delle istituzioni locali. Dentro un plotone colorato di volontari suddivisi tra Protezione Civile, Croce Rossa e Vigili del Fuoco Volontari che provano a stemperare la situazione, rimarcando il grande lavoro fatto per migliorare accessi, attese e fase di somministrazione, con l’obiettivo – evidenziato dal sindaco Calcinaro – di raggiungere già in giornata le 700 dosi, nonostante l’assenza di un medico.
Insomma, al centro vaccinale della Don Dino Mancini di Fermo le mattinate si susseguono più o meno con le stesse dinamiche. “Non c’è un criterio per prendere i numeri – protesta un uomo che ha accompagnato sua madre – si ammucchiano tutti senza rispettare le distanze. Ma organizza una fila ben transennata, mi fai prendere il mio numero in sicurezza, me ne torno indietro e attendo il turno: è così difficile farlo?”.
“Manca una canalizzazione – aggiunge un’altra persona -, nella gestione dell’attesa c’è un fila assurda e pericolosa, considerata l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo”.
C’è anche una donna che sceglie di lasciarsi alle spalle qualsiasi forma di fibrillazione e attende, paziente, l’uscita della propria mamma, già transitata nelle scorse settimane al distretto di Montegranaro ma non più richiamata. “Sono venuta qui, ho chiesto di parlare con la coordinatrice e subito mi hanno fatto compilare il foglio. Adesso mamma è in fila e aspetto che finisca. Le attese sono lunghe, ma resistiamo”.
E anche tra chi è impegnato ore e ore ad organizzare gli aspetti logistici e a presidiare l’area, le polemiche lasciano il tempo che trovano. “Noi siamo qui solo per cercare di garantire il miglior servizio possibile – rimarca un volontario della Protezione Civile -. Il vero problema è c’è chi viene con troppo anticipo rispetto all’orario programmato. Il primo giorno abbiamo addirittura visto ultra 80enni in fila, nonostante le basse temperatura, ma in questi casi sarebbe consigliato prendere il proprio numero e attendere in auto. Ci siamo organizzati bene e adesso ci sono spazi comodi per compilare i moduli, con tanto di sedute, e tutta una fila di tende per ripararsi fino alla chiamata per la somministrazione”.
Trovare un punto di equilibrio, in questi casi, è da sempre un’esercizio al limite dell’impossibile. Ma un dato di fatto rimane: la campagna di vaccinazione prosegue, la popolazione risponde (nonostante i disagi) e lo Stato, in tutte le articolazioni possibili, tenta di fare la sua parte. Se il bicchiere sarà stato mezzo pieno o mezzo vuoto, sarà soltanto il tempo a dirlo. Perché oggi, in questo aprile pennellato di arancione, la nostra comunità ha ben altre istanze da affrontare.
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