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L’allarme dell’ex sindaco Treggiari: “Sibillini sveglia, i nostri borghi rischiano di ridursi in siti archeologici per il calo demografico”

AREA MONTANA - "A leggere i dati della presenza demografica nella nostra zona montana dei Sibillini, c’è da mettersi le mani nei capelli".

L’ex sindaco di Amandola, Riccardo Treggiari

 

“A leggere i dati della presenza demografica nella nostra zona montana dei Sibillini, c’è da mettersi le mani nei capelli. Una discesa apparentemente ineluttabile, con la curva che assume sempre più un andamento iperbolico vocato all’estinzione”. E’ il grido di allarme dell’ex sindaco di Amandola Riccardo Treggiari che invita i Comuni dell’ area montana a riaccendere l’attenzione sulle problematiche legate allo spopolamento.

“Il terremoto ha potuto molto, ma l’inerzia fatalista del  ‘tanto c’è poco da fare’, iniziata con il comportamento rassegnato da parte di diversi amministratori, non tutti, sta contagiando l’intera residua popolazione spiega Treggiari –  È necessaria una scossa, un moto di orgoglio per evitare che, da qui a breve, quei borghi che per secoli hanno scandito la storia e assaporato in anteprima civiltà e progresso, possano ridursi a siti archeologici per appassionati di rovine”.

Ex primo cittadino che aggiunge: “Stando ai dati di fine 2020, Amandola si è ridotta a 3431 abitanti, probabilmente solo nominali, Sarnano 3097, non fa eccezione Comunanza, per anni in salita, ora attestatasi a fatica sulla soglia dei 3000. Per non parlare, poi, dei centri minori: Montefortino poco sopra i 1000, Monte San Martino 712, Montemonaco 558, Montefalcone Appennino 385 e Smerillo 333. Si può fare qualcosa per invertire la tendenza? Io credo di sì. È ora di iniziare a fare rete e parlare con un’unica voce. Finiamola con la ridicola difesa delle singole parrocchie: noi siamo già un’unica Identità Sibillina pur fatta di complementari peculiarità municipali.  Sediamoci tutti intorno ad un tavolo per progettare il futuro della nostra zona. Iniziamo, sin da subito, a fare corpo unico con le esigenze più immediate e praticabili : il completamento della vitale infrastruttura viaria, propedeutica ad ogni ipotesi di sviluppo, la Pedemontana che ci porti fuori dal secolare isolamento; pretendiamo di avere una Sanità, in montagna, avente piena autonomia gestionale. Iniziamo con obiettivi puntuali ed immediati, gettando alle ortiche un campanilismo che sa di stantío e serve solamente a giustificare poche, egoiste, situazioni di privilegio.  Ho fiducia nel recepimento di questo accorato appello da parte dei Sindaci, adesso che il treno di una possibile rinascita sta transitando velocemente : o si sale in corsa, uniti, o i Sibillini diventeranno terra di nessuno”.

 


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