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Il primo maggio di Porto Sant’Elpidio tra diritto al lavoro e alla salute: “In un solo anno, in 17 mila hanno rinunciato a cercare un impiego, 12 mila sono donne

PORTO SANT'ELPIDIO - Da Porto Sant'Elpidio i primi passi verso il futuro del post pandemia. Ancora un primo maggio diverso da quelli a cui eravamo abituati ma che, nonostante questo, ha visto il Comune elpidiense capofila nelle Marche nel dibattito in occasione della Festa del Lavoro. Una mattinata di approfondimento con il confronto online in diretta trasmesso in contemporanea sui social, su Radio Fermo Uno e in televisione, per fare il punto con le massime istituzioni regionali.

 

 

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di Paolo Paoletti

Da Porto Sant’Elpidio i primi passi verso il futuro del post pandemia. Ancora un primo maggio diverso da quelli a cui eravamo abituati ma che, nonostante questo, ha visto il Comune elpidiense capofila nelle Marche nel dibattito in occasione della Festa del Lavoro. Una mattinata di approfondimento con il confronto online in diretta trasmesso in contemporanea sui social, su Radio Fermo Uno e in televisione, per fare il punto con le massime istituzioni regionali.

Protagonisti del confronto la dottoressa Luisanna Cola, primario del reparto di rianimazione e terapia intensiva del Murri di Fermo, il presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini, Andrea Catizone responsabile nazionale Ali del dipartimento pari opportunità, il direttore di Confcommercio Marche Massimiliano Polacco e la segretaria Cgil Marche Rossella Marinucci. Un dibattito aperto dall’esecuzione magistrale dell’inno di Mameli da parte dei maestri Sauro Argalia e Laura Pennesi a cui si sono aggiunti poi la talentuosa Irene Laslo accompagnata da Giacomo Piccinini dell’Accademia Musicale Lizard.

La prima parte istituzionale ha visto invece la presenza del Prefetto della provincia di Fermo Vincenza Filippi e del sindaco Nazareno Franchellucci. Proprio da quest’ultimo è partito un messaggio al territorio e alle istituzioni: “Oggi è una giornata che rappresenta una ripartenza – ha esordito in apertura – non tanto per la festività ma per quanto da oggi normativamente il nuovo decreto permette di fare, dagli spostamenti tra regioni alla riaperture di moltissime attività. Nel mio ruolo lancio un messaggio a tutti coloro che stanno vivendo questa giornata di rinascita ed  è quello di farlo ma con grande responsabilità e senso di rispetto nei confronti degli altri”.

Oltre un anno di emergenza sanitaria che ha visto la Prefettura di Fermo in prima linea sul territorio nel ruolo di coordinamento ma anche di sensibilizzazione verso una coscienza civica collettiva: “Dobbiamo credere che le prospettive possano essere positive – ha spiegato il Prefetto Filippi – ma devono esserlo nella misura in cui ognuno di noi svolge il proprio ruolo anche a livello d cittadino in cui ognuno di noi si responsabilizza su quelli che sono i suoi diritti ma soprattutto doveri. Da un lato infatti c’è questo piano importantissimo presentato dal Governo ma che, non dimentichiamocelo, comporta anche l’idea di portare avanti una serie di riforme e quindi una capacità di non mettersi di traverso e dire sempre di no, vanno superate le resistenze in un’ottica di flessibilità'”.

A ribadire come, zona gialla a parte, l’emergenza sia ancora quanto mai concreta è stata la dottoressa Cola che, dati alla mano, ha evidenziato l’importanza fondamentale del rispetto dei protocolli sanitari per poter tornare a lavorare e vivere evitando i pericoli del contagio. “Mantenersi in salute è un diritto che lo Stato sancisce con l’articolo 32 ma è anche un dovere del cittadino di solidarietà sociale, laddove i diritti dipendono anche dai comportamenti del resto della comunità. Il cittadino per poter contribuire da una parte allo sviluppo economico, abbiamo visto tutti che tragedia è stata anche dal punto di vista economico questa pandemia, per contribuire allo sviluppo e in una situazione come questa vuol dire liberare risorse per le altre malattie. Non dimentichiamo che la mortalità delle patologie tumorali, tutt’orara è di circa il 22 per cento mentre quella del Covid è intorno a 5% con punte da 6 e 2,5.  Laddove andiamo ad ingolfare il sistema perchè ci sono dei problemi aperti, togliamo risorse anche a quelle categorie che non hanno sofferto in modo diretto della pandemia”.  Dottoressa Cola che ha poi illustrato alcuni dati: “Oggi la curva pandemica sta scendendo, la situazione alla terapia intensiva del Murri di Fermo si è leggermente alleviata nonostante il fatto che nell’ultima settimana abbiamo ricoverato 4 pazienti su un totale di 7 posti, quindi sono comunque tanti. In generale però l’ospedale riesce ed è sempre riuscito ad incontrare le necessità della popolazione.  Abbiamo 5 ricoveri in malattie infettive, 20 in malattie infettive,  20 in medicina interna e al pronto soccorso c’è una media di 2/5 pazienti al giorno. Non dimentichiamo che abbiamo avuto 217 morti dall’inizio del Covid 57 nella prima ondata e ben 157 nella seconda che è stata molto lunga. Quello su cui dobbiamo riflettere è che dalla prima ondata alla seconda, non abbiamo imparato molto”.

A fare il punto sull’emergenza economica e sui tanti interventi messi in atto per salvare il tessuto imprenditoriale il presidente della Camera di Commercio delle Marche Sabatini ha evidenziato come: “Le donne rappresentino il perno fondamentali dalla ripresa dell’economia marchigiana post Covid. Le Marche hanno subito l’impatto della pandemia a pochi anni dal terremoto, interi settori paralizzati come moda e calzatura. I dati parlano di 14 mila posti di lavoro persi in tutta la regione, 8.400 che hanno interessato il sistema femminile, il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30% tutto questo senza contare le disuguaglianze sociali nate dopo questo periodo, a cui non è possibile dare un numero. Possiamo dire sicuramente che è un’immagine spaventosa, e la posta in gioco è molto alta, sono a rischio la coesione sociale e il futuro delle nostre comunità. Ecco perchè oggi più che mai credo che per trasformare la crisi generale in opportunità non è più sufficiente essere solo resilienti, sono emerse le fragilità e abbiamo bisogno di avviare un cambiamento profondo che riguardi il business, l’organizzazione delle imprese e il nostro sistema burocratico. Un cambiamento che deve mettere al centro la persona” . Di pari passo la categoria delle imprese commerciali e del settore turistico, come evidenziato dal direttore di Confcommercio Marche Massimiliano Polacco ha bisogno di certezze: “~E chiaro che il mondo del commercio e del turismo ha sofferto in maniera molto pesante, in termini economici ma soprattutto in termini di programmazione, è questo che è mancato. A fine ottobre ricordo che ci venne detto il sabato che la domenica i ristoranti dovevano chiudere. Ricordo che tutto era stato preparato già per il giorno successivo. Una mancanza di sensibilità poi modificata da questo governo che ha spostato al lunedì l’entrata in vigore delle varie limitazioni. Errori vissuti sulla nostra pelle dagli imprenditori e dai lavori. Da ottobre il mondo della ristorazione e del turismo ha perso 10 mila posti di lavoro solo nelle Marche”

Un momento di crisi che ha evidenziato anche tutte quelle lacune che ancora dobbiamo sanare in materia di pari opportunità, come spiegato da Andrea Catizone di Ali: “ Il tema è molto ampio, in questo momento ci limitiamo ad evidenziare il grande disagio che le donne hanno avuto nel corso di questa pandemia, disagio che era già esistente e che la pandemia ha messo semplicemente in rilievo. La giornata di oggi, in cui si celebra il rapporto della società con una delle funzioni più importanti, un diritto fondamentale, ovvero il lavoro, dobbiamo indirizzarla anche alla tutela del lavoro della donna e i dati di questo ultimo anno sono preoccupanti. Va considerata inoltre anche la famiglia, dove durante questa pandemia si è sviluppato un grande disagio basta guardare i dati sulle violenze domestiche aumentati“.

Ultimo, ma non certo per importanza , l’intervento della segretaria CGIL per le Marche Rossella Marinucci: “Dobbiamo rimettere al centro i lavoratori e le lavoratrici. Che cosa è accaduto però ce lo dobbiamo raccontare per lavorare meglio e per tenerne conto in quello che dovrà venire dopo. Partiamo dai numeri che ci raccontano cosa sta avvenendo e cosa dobbiamo aspettarci. Nel 2020 nelle Marche il numero delle assunzioni nella nostra regione è crollato del 31% rispetto all’anno precedente e per  tutte le tipologie contrattuali. Ci sono settori che soffrono più  degli altri, quelli condizionati dalla restrizioni, i pubblici esercizi, gli alberghi e tutti i lavoratori della cultura e dello spettacolo. Ci sono anche settori storici sofferenti già prima della pandemia e incapaci di mettere in atto le necessarie trasformazioni per restare sul mercato che oggi sono pesantemente in difficoltà. L’unico primato della nostra regione riguarda quello dell’utilizzo delle forme più precarie del lavoro e la progressiva diminuzione delle forme contrattuali più  stabili e tutelanti. C’è stato un calo di 13 mila lavoratori autonomi rispetto al 2020, quasi il 9% in meno.  Il dato che davvero ci preoccupa, sempre nelle Marche, è la crescita degli inattivi, uomini ne donne rassegnati che non lavorano e non lo stanno cercando e non studiano ne hanno intenzione di intraprendere percorsi di formazione, sono 290 mila unità nelle Marche con un aumento del 6 %. Solo nel 2020 17 mila in più e di questi 12 mila sono donne. È evidente che donne giovani e precari sono i primi che hanno pagato la crisi nell’anno trascorso”.

Conclusioni affidate all’assessore Emanuela Ferracuti che ha ribadito l’importanza dell’abbattimento delle disuguaglianze nel mondo del lavoro: “Solo così si potrà iniziare una vera ripartenza”

 


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