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Pronto Soccorso, vaccini, aiuti alle famiglie: la Croce Rossa si racconta “Duecento volte grazie ai volontari”

FERMO - Intervista alla presidente Ludovica Lignite, che ripercorre le principali tappe dell'emergenza sanitaria e le attività poste in essere in questi anni

di Andrea Braconi

Niente cene e festeggiamenti, considerata la situazione e le necessarie restrizioni. Ma nella giornata mondiale della Croce Rossa soltanto un grazie. Anzi, duecento volte grazie a tutti i volontari che in questa emergenza hanno dato e continuano a dare il massimo.

Ludovica Lignite è in questa organizzazione di volontariato a da quando aveva 18 anni (“Più della metà della mia vita l’ho trascorsa qui” afferma la quarantenne presidente del Comitato di Fermo) e dopo aver avuto incarichi a livello nazionale e regionale ha scelto di guidare gruppo provinciale. Puntando sul sorriso e su tre cardini: accoglienza, amicizia e rispetto della dignità umana. “Mi emoziono sempre nel portare la divisa della Croce Rossa. Sono cresciuta non solo facendo attività sanitarie e sociali, ma la mia competenza è sul diritto internazionale umanitario: quindi la storia dell’emblema, quello che rappresenta, è oramai parte di me”.

I suoi volontari li ringrazia ad ogni riunione o assemblea, perché senza queste “persone meravigliose” sarebbe stato impossibile raggiungere risultati di grandissima rilevanza.

In Consiglio la presidente è affiancata da Federica Vallati, sua vice e rappresentante dei giovani della CRI, oltre che da Barbara Callarà, Nazario Nardoni e Miriana Guipini. Poi ci sono tutti i collaboratori, che danno una mano operativa in vari settori.

“È un anno particolare, ma l’8 maggio è una giornata a cui teniamo tanto. Abbiamo pensato di aderire all’invito del presidente nazionale di consegnare la bandiera ai sindaci dei Comuni dove siamo presenti con le nostre delegazioni, quindi Fermo, Monterubbiano e Grottazzolina, proprio come gesto di rinnovo di un patto di collaborazione. C’è un legame costante, collaboriamo non solo in ambito sanitario ma anche su aspetti legati al sociale”.

Tutto questo si poggia sul lavoro di tantissimi volontari.

“In qualità di presidente mi sento sempre in difetto nei loro confronti, sono persone che hanno una vita familiare, un lavoro, anche problematiche come ognuno di noi, eppure dedicano tanto tempo al volontariato. Per questo voglio fare loro un pubblico ringraziamento, di cuore. Un grazie infinito perché le attività che si fanno sono tante, sia quelle sanitarie, che sotto Covid sono più complesse, che quelle di sostegno alle famiglie, che sono aumentate e che con le norme attuali per evitare la diffusione del virus si sono complicate.”

Proviamo a quantificare il vostro lavoro durante l’emergenza.

“Intanto diamo supporto al Pronto Soccorso. All’inizio della pandemia ci hanno chiesto di fare un pre triage all’ingresso e il servizio nel tempo si è anche modificato: siamo diventati quelli che accolgono e c’è l’aspetto importante di relazionarsi con le famiglie delle persone che sono ricoverate. Abbiamo iniziato a marzo dello scorso anno e non abbiamo mai smesso. Poi, c’è il servizio di pronto farmaco e pronto spesa, che sta continuando: ci siamo resi disponibili ad aiutare chi per vari motivi non può uscire. Abbiamo attivato anche un numero per il supporto psicologico a disposizione di chi ha bisogno di farsi una chiacchierata, avendo notato anche una certa pesantezza nei comportamenti e nelle situazioni. A rispondere c’è una professionista, con un equipe dietro.”

Vi state anche occupando delle vaccinazioni.

“Diamo supporto dal punto di vista logistico e quando ci viene richiesto andiamo a prendere a casa gli anziani per portarli a fare il vaccino, ma soprattutto stiamo andando anche a Montegranaro per somministrare le dosi due giorni fissi a settimana grazie al nostro personale infermieristico.”

Prima si parlava di una sorta di patto con il territorio: cosa ha richiesto in questi mesi da un punto di vista istituzionale ma soprattutto emotivo?

“Il carico di guidare i volontari è un carico grande, perché si sente il peso di farlo adeguatamente. Questa grande ricchezza del volontariato è data da tante persone che bisogna però armonizzare. Ma la difficoltà che sento ancora più grande è il peso di momenti come questi, di quando parlo di tutti loro, di quanto sia grande il loro lavoro. A volte penso di non riuscire a raccontare sufficientemente bene quanto siano grandi.”

Lo spirito con cui si fa volontariato è ciò che crea la vera differenza.

“Noi iniziamo sempre il corso di accesso con una poesia che si intitola ‘Regalare un sorriso’: dico sempre che questa cosa la possiamo fare in tanti modi ma regalare un sorriso ad un paziente, ad una persona che assistiamo o ad un altro volontario deve essere la prima cosa. Noi non diamo pacchi per fare assistenzialismo, ma cerchiamo di accogliere, ascoltare, sostenere, guidare e far uscire da una situazione di disagio. Croce Rossa crede molto nella formazione e il tempo che il volontario dedica a questo aspetto non è un tempo scontato: per questo ai volontari farei una statua, convinta di non riuscire mai a ringraziarli completamente. Quello che apprezzo tanto è il modo: quando mi chiamano per ringraziarmi per il corretto comportamento di un volontario, per me la giornata può anche finire lì. Non c’è altro da dire, preferisco fare un’attività in meno ma che quelle in essere siano strutturate bene e con la massima attenzione nei confronti di chi abbiamo davanti.”

Qual è stato il momento più complicato di questa pandemia?

“È stato l’inizio. La paura è una brutta bestia ed essere un volontario non significa non avere paura. Continuare a lavorare è stato complesso, ma tanti hanno capito subito come comportarsi. Era una situazione nuova, che non avevamo mai vissuto rispetto ad altre situazioni che nel tempo ci eravamo trovati ad affrontare. Noi veniamo preparati adeguatamente, ma questa è stata una pandemia particolare. La formazione, comunque, è la vera soluzione, come ci ha dimostrato questa fase.”

Da un punto di vista logistico e materiale, cosa vi manca?

“La sede. Devo ringraziare il sindaco che in questi anni ci ha sempre aiutato e supportato, insieme agli assessori abbiamo girato Fermo in lungo e in largo e da parte loro non c’è mai stata alcuna mancanza. Però sicuramente una sede più funzionale sarebbe utile, indipendentemente dalla pandemia. C’è una certa sofferenza rispetto alla capacità di aggregazione, uno spazio accogliente stimola molto di più. Ringraziamo chi ci ha dato in affitto la sede dove stiamo perché è una degnissima soluzione, ma aspiriamo e sogniamo un luogo nostro, che spero di poter lasciare in eredità a chi verrà dopo di me. Un posto dove i volontari possano crescere ulteriormente. Noi viviamo con le attività che facciamo e quando ci sono state le possibilità abbiamo partecipando a dei bandi, grazie ai quali sono arrivate due ambulanze nuove che ancora non abbiamo avuto modo di inaugurare.”

Quindi, il parco mezzi è cresciuto.

“Su tutte e tre le sedi abbiamo 5 ambulanze, 1 pulmino disabili da 9 posti, 3 pulmini per i trasporti con carrozzina e 3 macchine, oltre ad un’altra vettura donata a tempo che ci sta dando una mano importante.”

Anche l’Emporio sociale in via Liguria è stato aperto grazie ad un bando nazionale.

“Vista la situazione attuale è un po’ modificato, ma non vediamo l’ora di riattivarlo per come era partito. Avevamo avuto una risposta dal territorio positivissima, potevamo aiutare di più e potevamo aiutare meglio. Sempre a proposito di dignità: un conto è che io ti do il pacco, un conto che tu puoi accedere ad un luogo e fare la spesa; non sono io che scelgo per te ma sei tu che scegli in base ai bisogni della tua famiglia. Facciamo anche un’attività educativa nelle scelte, ma vogliamo anche aprire uno sportello psicologico ed un supporto legale legati all’Emporio. Appena sarà possibile riapriremo, adesso ci sembra fuori luogo.”

Che altro c’è nel cassetto?

“Stiamo lavorando su Fermo e Monterubbiano come città cardio protette, con la presenza di defibrillatori in strada. Speriamo che l’estate ci permetta di riattivare questi progetti, a cui teniamo moltissimo. Nel frattempo facciamo formazione e la portiamo avanti nel migliore dei modi. Voglio ricordare anche un altro fiore all’occhiello: abbiamo una cagnetta lupo, Frida, che è la mia volontaria preferita ed è specializzata nel soccorso sotto macerie. Grazie all’arrivo anche di alcuni soci temporanei, che fortunatamente hanno deciso di rimanere con noi, ci sono anche 2 cucciolotti figli di questa campionessa che si stanno addestrando e che, secondo gli istruttori, promettono molto bene.”


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