Ugo Bellesi
di Ugo Bellesi
Tutto il settore dell’enologia delle Marche e dell’Italia è in allarme per il fatto che l’Unione Europea, con l’obiettivo di tutelare la salute dei cittadini, sta predisponendo una norma che consente di abbassare il tenore alcoolico del vino aggiungendo acqua. E questo consentirà di chiamare vino una bevanda senza alcol. Non solo ma accadrà anche che saranno praticamente annullati tutti i disciplinari che consentono ai vini di avere le denominazioni protette Doc e i Igp. Oppure le bottiglie potranno anche fregiarsi di questi “titoli” ma senza averne le caratteristiche principali, proprio perché il vino sarà annacquato. Quindi chiunque potrà mettere in commercio anche vini famosi senza che ne abbiano alcuna caratteristica. Ma questo vuol dire che i più furbi avranno campo libero per compiere truffe a volontà. E, cosa ancora più grave, i consumatori saranno indotti a bere un bicchiere d’acqua pagandolo per vino buono. Ma per chi vende questo tipo di vino significa compiere una plateale “truffa in commercio”. Mentre tutti si augurano che questo provvedimento non veda mai la luce, va ricordato che l’Unione europea a suo tempo aveva già legalizzato l’aggiunta dello zucchero per aumentare la gradazione alcolica del vino prodotto nei paesi del Nord Europa, anche se questa pratica è da sempre vietata nei paesi del Mediterraneo. Senza dimenticare che proprio lo scorso anno Bruxelles aveva dato il via libera anche alla vendita di vino prodotto senza uva, ma confezionato soltanto facendo fermentare la frutta.
Ovviamente i nostri produttori si domandano: «A chi giovano tutti questi provvedimenti concentrati proprio sul nostro vino?». E la loro risposta è una sola: «Si vogliono favorire i paesi del Nord Europa perché frenando la vendita di vino si aumenta la vendita della birra». E’ evidente che non sarà danneggiata solo l’Italia ma anche tutti gli altri paesi produttori di vino tra i quali Francia, Spagna, Grecia che ovviamente faranno di tutto per evitare che sia emanato questo provvedimento dell’Ue. C’è da dire che l’esportazione del nostro vino ha subito un duro colpo a causa della pandemia ma non va dimenticato che «nei mesi precedenti il settore vitivinicolo italiano – come ci hanno dichiarato alcuni produttori – era in grande spolvero dal momento che l’export italiano superava gli undici miliardi di euro. Comunque noi non metteremo mai acqua nel vino neppure se ci arrestano». Un noto enologo della nostra provincia, su questo tema, ci ha dichiarato ovviamente scherzando: «Se veramente vogliono tutelare la salute dei cittadini europei perché non mettono un freno alle centinaia di morti l’anno provocate dagli incidenti stradali per colpa dell’eccesso di velocità delle auto? Potrebbero imporre di aggiungere acqua alla benzina oppure decretare che non possano essere messe in commercio auto che vadano a più di 50 km l’ora». Più concreto è stato un esperto ristoratore: «Se i burocrati di Bruxelles vogliono fare una crociata perché non se la prendono con i superalcolici?».
Ma c’è anche un altro problema nel campo dell’alimentazione. Infatti l’Unione europea, su parere favorevole dell’Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare), ha autorizzato la commercializzazione, come prodotto alimentare, delle larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio. Si tratta di un coleottero che, una volta essiccato, potrà essere venduto come snack, oppure trasformato in farina e utilizzato per la preparazione di tanti manicaretti. Ovviamente i marchigiani preferiranno sempre gli spaghetti senatore Cappelli. E non è finita qui, perché l’Unione Europea ha deciso di emanare nel 2022 un provvedimento per consentire ai consumatori una migliore valutazione della qualità nutrizionale dei prodotti alimentari in vendita. Ci sono vari metodi in campo ma quello che sembra prendere maggior piede si chiama Nutri-score, scaturito da una proposta (sistema Eren) ideata da ricercatori francesi. Si tratta di un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari per semplificare l’identificazione dei valori nutrizionali ivi contenuti mediante due scale: una cromatica (con cinque colori) e una alfabetica (dalla A alla E). Le valutazioni più alte (quindi il Verde e la A) andranno a frutta, verdura, fibre e proteine; quelle più basse (quindi il Rosso e la E) andranno a zucchero, acidi grassi saturi, sodio. In pratica ciascun prodotto avrà una di queste sigle: A Verde, B Verde chiaro, C Giallo, D Arancione, E Rosso.
Tutto il settore dell’agroalimentare è preoccupato e intende battersi perché questo criterio non sia adottato in quanto farebbe “saltare” tutte le classifiche dei nostri migliori prodotti come quelli che hanno ottenuto la Dop e l’Igp. «Non solo – sottolinea un noto ristoratore maceratese – ma sarebbero penalizzate le nostre eccellenze alimentari come il prosciutto, l’olio, il pecorino, la lonza, la coppa e figuriamoci il ciauscolo. In pratica verrebbe messa all’angolo la dieta mediterranea che ha nutrito e bene, generazioni e generazioni di italiani».
Sono stati fatti alcuni calcoli e gli esperti hanno detto che in base al Nutri-score sarebbe penalizzato l’85% dei prodotti italiani mettendo a rischio anche i 28 miliardi di esportazione di eccellenze agroalimentari. I ricercatori italiani, che propongono un sistema NutrInform, sostengono che con il Nutri-score verrebbero privilegiati gli edulcoranti rispetto allo zucchero e i prodotti artificiali rispetto a quelli della natura. Inoltre ritengono che non è razionale dare il colore Rosso all’olio extravergine di oliva e una B alla Coca cola light. Una cosa buona però l’Unione europea è in procinto di farla. Infatti, su istanza dell’Efsa, sta per emanare un divieto all’uso del biossido di titanio in quanto non può essere considerato sicuro perché non viene escluso che sia genotossico. Sembra che da decenni, con la sigla E171, sia usato dall’industria alimentare come sbiancante in dolci e caramelle, prodotti da forno, brodi e salse per bimbi e neonati, creme spalmabili e frutta secca trasformata. Comunque le aziende più serie lo hanno già eliminato da tempo senza attendere la decisione dell’U.E. Spesso nelle confezioni di prodotti alimentari troviamo scritto “100% naturali”. E’ consentito farlo ma non sempre sono veramente “naturali”. Così ad esempio l’acido citrico viene estratto dal limone (in etichetta indicato come E333) ma è più facile produrlo con colture di lieviti. Anche l’acido ascorbico (vitamina C) può derivare dagli agrumi ma è più economico impiegare un prodotto di sintesi.
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