“La resa dei conti, che non tornano. Il bilancio comunale è al limite, dopo la parziale privatizzazione della partecipata, ora multiservizi srl, la città arranca. La progettazione, la manutenzione e gestione del verde pubblico, a loro carico da statuto, latita, le aree pubbliche sono sopraffatte dalla fame di profitto, le poche aree pedonali temporanee nascono e spariscono solo nei luoghi dove le esigenze e gli interessi privati devono essere assecondati”. E’ quanto stigmatizzano dall’Officina Trenino 211 che ha organizzato per domenica, alle 18,30, a Rivafiorita, in viale della Vittoria 195, un’assemblea pubblica proprio sui temi, dall’urbanistica all’ambiente, affrontati nel preambolo della nota diramata in queste ore. Nello specifico? “Sul tema della contrapposizione pubblico/privato a Porto San Giorgio”, spiegano gli organizzatori dell’assemblea.
“I nodi si stringono in maniera progressiva anche con la pandemia in corso: i flussi totalmente incontrollati di traffico, i kg di rifiuti per abitante (piu di 600kg nel 2020, solo i paesi del cratere ci superano), i fossi con acque nere dall’entroterra ancora aperti, i prezzi degli affitti alle stelle e il calo degli abitanti reali nel 2020 dell’1%, senza contare le residenze fittizie, a migliaia. La città si svuota e si impoverisce sotto gli occhi di tutti. Niente deve essere risparmiato dall’incasso a tempo determinato: pini secolari, lecci, oleandri, arredo urbano, lampioni, panchine, percorsi per disabili e bambini: come dopo il passaggio di Predator venuti da un altro pianeta, a fine stagione per gli abitanti rimarrà solo la conta dei danni e dei costi. Si, dei costi, perché il conto in questa città lo pagano da sempre gli abitanti e qualche piccolo commerciante coraggioso disposto a rimanere aperto tutto l’anno. Come in tutti i comparti industriali, i costi ambientali e economici vanno socializzati e spalmati sugli abitanti, mentre gli utili devono rimanere privati. Il commercio e il turismo non sono il male anzi dovrebbero essere una ricchezza insieme ai pochi abitanti rimasti, i quali sono stati negli anni declassati a comparse di un luna park estivo, sfruttati come lavoratori stagionali o espulsi dal mercato immobiliare. Queste contrapposizioni, simili a quelle di altre realtà turistiche locali e internazionali, sono il risultato di decenni di politiche miopi, dove la ricchezza estratta da questa città è in mano a pochi e il benessere della comunità vale meno di un aperitivo su demanio pubblico”.
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