Dragaggio all’ingresso del porto, nodo incagliamenti: gli interrogativi di Loira e la soluzione dalla Marina

PORTO SAN GIORGIO - A dragaggio del canale effettuato, alcune barche ancora si incagliano. E, di conseguenza, il sindaco Nicola Loira vuole sapere cosa sia successo da fine maggio, quando si navigava senza problema, a queste ultime settimane quando invece sono iniziati gli incagliamenti.  Il presidente del Marina, Renato Marconi, parla di "un refluimento di sabbia", e suggerisce anche la soluzione al problema

Il canale di ingresso del porto

di Giorgio Fedeli

Dragaggio, un caso aperto. L’escavo dei fondali all’ingresso del porto, nella parte pubblica, dunque di competenza del Comune, torna prepotentemente alla ribalta delle cronache locali. Sì perché a dragaggio del canale effettuato, alcune barche ancora si incagliano. E, di conseguenza, il sindaco Nicola Loira vuole sapere cosa sia successo da fine maggio, quando si navigava senza problema, a queste ultime settimane quando invece sono iniziati gli incagliamenti delle imbarcazioni.  Il presidente della “Marina Di”, Renato Marconi, sa cosa è successo, “un refluimento di sabbia”, e suggerisce anche la soluzione al problema: “Con ordinanza di servizio della direzione dei lavori si potrebbe spostare quella sabbia in una buca fuori dal porto”. Ora quell’ordinanza, se mai si dovesse scegliere di spostare la sabbia fuori dall’approdo, chi la firmerà? Il Comune, che ha competenza su quello specchio di mare, o il Provveditorato del Ministero delle Infrastrutture che, stando a Loira, ha la direzione dei lavori? Di sicuro tutti spingono per arrivare a una soluzione nel più breve tempo possibile, sindaco, Marina Di (che attende i grandi yacht) e anche, ovviamente, i diportisti: “Alcuni di noi non possono uscire. E i danni chi li paga?”.

Nicola Loira

Un passo indietro. A dicembre sono partiti i lavori di escavo dei fondali all’ingresso del porto. Opere che, giusto ribadirlo, ancora non sono ufficialmente ultimate (si chiudono da programma, a settembre). Ma per il sindaco la dead line per l’escavo era fissata al 30 maggio. E qui è determinante il quadro che ha in mano il primo cittadino Nicola Loira: “Il Comune non ha la direzione dei lavori, questo è bene sottolinearlo. Noi ci occupiamo del progetto e del pagamento con il denaro che ci arriva dalla Regione. La ditta che ha eseguito i lavori, i primi di giugno ci ha consegnato una batimetria risalente ai primi di maggio. Devo dire che da quei dati in alcuni punti risulta che non era stata raggiunta la linea di profondità stabilita nel contratto, parliamo di 3 metri. Ma comunque in quel periodo si transitava. Ora, però, in quei punti la navigabilità si è ridotta. E ultimamente si sono registrati degli incagliamenti di imbarcazioni. Cosa è successo non lo so”. C’è chi parla di una ‘frana’, di uno ‘smottamento’ di sabbia nel canale di ingresso che, creando una gobba, di fatto ha ridotto la navigabilità. “Io, ripeto, non so cosa sia successo. E non sono io, non è il Comune, che può stabilirlo. Di certo ora – conclude il sindaco – con la stagione balneare in corso molti interventi non si possono effettuare. Ma sicuramente noi faremo la nostra parte per far tornare tutto alla normalità, e speriamo quanto prima”.

Renato Marconi

Sul nodo transitabilità dell’ingresso del porto interviene anche il presidente della “Marina Di”, Renato Marconi che parla, sì da presidente ma anche da ingegnere ‘esperto in materia’: “Non parliamo di frane ma di un refluimento di sabbia abbancata su una scogliera interna. Andiamo a cercare le cause? Noi siamo per trovare in primis le soluzioni. Come “Marina Di” abbiamo commissionato un rilievo batimetrico dettagliato che, in effetti, evidenzia come nella parte del canale di ingresso di competenza pubblica il fondale in alcuni punti, invece di 3 metri, è di 2,60 metri. E con la bassa marea si può arrivare anche a un pescaggio di 2,20 metri. Parliamo di un piccolissimo quantitativo di sabbia, circa 300 metri cubi. L’attuale profondità del fondale rappresenta un problema per un paio di nostre imbarcazioni che pescano dai 2,4 ai 2,5 metri”.

Si diceva di trovare, in primis, soluzioni? “Sì, esatto, e noi la soluzione ce l’avremmo: servirebbe un’ordinanza di servizio del direttore dei lavori per spostare quei 300 metri cubi in una buca fuori dal porto, evidenziata anche nella nostra batimetria”.

Stando alle parole di Loira, quell’ordinanza spetterebbe al Provveditorato. “Intendiamoci, se fosse stato un problema economico, noi abbiamo detto che saremmo stati pronti a farcene carico. Ma in questo caso è una questione amministrativa, burocratica. Si tratta di un lavoro che comunque può essere effettuato in mezza giornata. Ma è un intervento pubblico. Noi non possiamo fare nulla. Il Comune può spingere per arrivare a una soluzione quanto prima. Il sindaco si sta dando da fare ed è sensibile alle istanze di tutti. Non posso, comunque, negare il fatto che la “Marina Di” sia preoccupata anche perché la profondità, oltre che per quei diportisti interessati dalla questione, e che hanno tutto il diritto di uscire ed entrare, impedisce l’arrivo di grandi yacht. Sappiamo che in questo periodo la sabbia dell’escavo non può essere utilizzata per il ripascimento ma, ripeto, abbiamo quella buca fuori dal porto. E il problema sarebbe risolto. Noi francamente ci auguriamo che si arrivi a una soluzione il prima possibile. Certo, la burocrazia non ci è amica ma dobbiamo raggiungere l’obiettivo altrimenti sarebbe un’occasione persa per tutti”. E all’interno del porto i fondali come stanno? “Dopo i lavori all’ingresso, noi, dal canto nostro, abbiamo ripianato i fondali e su tutti i canali c’è una profondità di tre metri” conclude Marconi.

“La situazione è seria – il punto di alcuni diportisti – il Comune ha speso 456 mila euro e ora della sabbia limita la navigazione sul canale di ingresso. L’ultimo incagliamento, in ordine di tempo, solo qualche giorno fa. Il Comune dovrebbe impegnarsi nell’effettuare un intervento ad hoc che durerebbe poche ore per rimuovere quella ‘gobba’ sul fondale (i 300 metri cubi di cui parlava Marconi). Abbiamo un’infrastruttura che è ambitissima in tutto l’Adriatico. Se non capitassero queste cose sarebbe sicuramente ancor più gettonata tra noi diportisti. Alcuni di noi sono, invece, costretti a rimanere all’interno del porto. E i danni chi li paga?”.


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