di Sandro Renzi
Lo spettro della Dad aleggia anche per il prossimo anno scolastico. Il rischio che a settembre una buona parte degli studenti resti a casa a seguire le lezioni è quanto mai concreto. Recuperare quello che si è perso in quasi due anni non sarà semplice, tanto più se la didattica a distanza resterà la sola panacea e la principale risposta del sistema educativo italiano ai problemi creati dall’evoluzione della pandemia. La Fondazione Agnelli, che di scuola si occupa da anni, ha fotografato quello che è accaduto in questi mesi accendendo i riflettori sulla Dad. Il quadro che è emerso non lascia spazio ad interpretazioni: con la Dad le cose non sono cambiate. Ma questo non vuol dire che siano andate meglio. Anzi, il punto di vista di studenti, docenti e dirigenti, intervistati dalla Fondazione insieme al Centro Studi Crenos e al Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Cagliari, è molto critico.
“Quasi tutte le scuole superiori italiane hanno riproposto online e in sincrono la tradizionale didattica basata su lezione frontale, compiti a casa e verifiche, senza un ripensamento dei tempi, delle attività e degli strumenti, che tenesse conto della differenza di fare scuola in classe o a distanza. E senza un vero sforzo di sperimentare strategie per valorizzare di più autonomia e protagonismo dei ragazzi. Ciò forse può in parte spiegare perché gli studenti rivelino la loro fatica a seguire le lezioni in Dad, a tenere alte motivazione e attenzione, a interagire positivamente con professori e compagni, difficoltà tipiche dell’apprendimento da remoto” spiega Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli. Sono state 123 le scuole secondarie di seconda grado, statali e paritarie, coinvolte nell’indagine della Fondazione. Raccolte le risposte di 105 dirigenti scolastici, 3.905 docenti e 11.154 studenti. Il 91% degli studenti dichiara di avere trascorso tra le 5 e le 6 ore al giorno collegato in video per attività in sincrono, dato confermato da un’analoga percentuale di dirigenti scolastici, secondo i quali il monte ore non è cambiato. E sempre secondo i
dirigenti, solo l’8% delle scuole ha operato una ristrutturazione significativa del quadro orario, con maggiore spazio alle materie fondamentali o caratterizzanti dell’indirizzo. “Se il quadro orario non è cambiato, lo stesso può dirsi per l’impianto didattico tradizionale, che è stato riproposto in Dad. Per 9 studenti su 10, lezioni in video, verifiche e compiti a casa sono state le uniche attività proposte da tutti i docenti, senza particolare differenza tra le materie. Solo in 1 caso su 3 sono state proposte anche attività di ricerca che gli studenti potevano svolgere in autonomia e/o in gruppo”. Insomma ad emergere è un quadro di “scarsa innovazione didattica”.
Anche le relazioni con docenti e compagni in Dad non sempre sono risultate facili. “Se 1 studente su 4 ha trovato più agevole interagire con i docenti in Dad che in presenza, il resto degli studenti ritiene che comunicazioni e interazioni siano peggiorate. La maggior parte degli studenti denuncia un maggiore senso di affaticamento (65%) dopo una giornata di scuola in Dad e una maggiore difficoltà a mantenere l’attenzione (73%). Anche in questo caso, i docenti confermano le opinioni degli studenti, affermando che la Dad ha causato peggioramenti in molte dimensioni rilevanti della relazione didattica” è quanto emerge dal rapporto pubblicato ieri. E se è vero che molti di loro hanno affrontato con meno ansia verifiche ed interrogazioni con la didattica a distanza “ma ciò forse dipende anche dal fatto che in Dad farsi suggerire o copiare è relativamente più facile, come riporta il 70% di loro”, altrettanto vero è che alla domanda se in Dad abbiano imparato di più o di meno, solo il 57% in media risponde di avere imparato all’incirca quanto avrebbe fatto a scuola. “Questa percentuale cala ancora di più (46%) per gli studenti che non hanno grande fiducia nei propri mezzi e nelle proprie capacità di apprendimento”. Sull’aumento della dispersione scolastica come possibile effetto di medio-lungo periodo della Dad, dirigenti e docenti convergono nel valutarne diversamente il rischio per la propria scuola o per il sistema scolastico nel suo complesso. Sono invece in dissonanza riguardo alle competenze in possesso degli insegnanti per svolgere le attività di didattica a distanza. “Mentre l’85% dei docenti dichiara di avere competenze più che sufficienti o del tutto adeguate per le esigenze didattiche richieste dalla Dad, i dirigenti scolastici sembrano porre l’accento assai più sui bisogni formativi dei propri professori ancora da colmare”.
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