Un museo nella casetta del borgo marinaro Appello per custodire la memoria dei pescatori

P.S.GIORGIO - Il percorso di riscoperta delle tradizioni marinare è solo a metà. Bene l'apertura di un museo ad alto contenuto tecnologico in corso Castel San Giorgio ima sarebbe opportuno valutare anche l'acquisto di una delle ultime casette del borgo marinaro per salvaguardarne la memoria.

di Sandro Renzi

Il percorso di riscoperta delle tradizioni marinare è solo a metà. Bene l’apertura di un museo ad alto contenuto tecnologico in corso Castel San Giorgio in cui ci si immerge, tra suoni ed immagini, in vecchie atmosfere, solo sopite. Bene anche l’aver investito nel rilancio del Pic pesca a patto che diventi realmente luogo di incontro tra chi lavora nel mare e chi intende conoscerne i segreti o più semplicemente usi e costumi legati alle attività ittiche. La memoria va sempre coltivata. Bene anche aver stretto un dialogo più un serrato con la Marina perché luoghi oggi ancora chiusi possano aprirsi sempre di più alla città, grazie ad eventi culturali che intendono “trasformare” la visione del porto turistico. Ma, come detto, il percorso è ad un giro di boa. Per completarlo si dovrebbe trovare una giusta collocazione ai tanti oggetti del passato conservati per qualche anno nella vecchia pescheria di viale Don Minzoni e, perché no, acquistare al patrimonio pubblico uno delle ultime “casette” del borgo marinaro ancora in vita seppur malandate. E questo prima che scompaiano dai radar del Comune per essere soppiantate da palazzine nuove di zecca. Non è un’operazione semplice e richiede esborso di risorse e accordi con i privati.

Tuttavia, tentar non nuoce. Ricreare quella che era l’abitazione di un pescatore e della sua famiglia un secolo fa potrebbe essere l’occasione per arricchire un percorso di riscoperta del passato attraverso il cosiddetto patrimonio immateriale e, perché no, anche materiale. Toccare con mano come vivevano le famiglie sangiorgesi nel vecchio borgo marinaro, avere coscienza visiva dei sacrifici a cui erano esposte, salvaguardare insomma un pezzo di storia che va oltre immagini e racconti orali. Anche questo sarebbe a tutti gli effetti un museo, da custodire prima che piani di recupero, piani casa, bonus vari possano cancellare queste labili tracce di un passato che è l’essenza stessa di una comunità. Integrando il tutto con l’altro museo allestito a Riva Fiorita dove i locali al piano terra ospitano tanti altri oggetti legati alla nautica ed alla pesca.


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