Filippo Saltamartini
di Maria Nerina Galiè
Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità della Regione Marche, guarda con fiducia al rilancio della Sanità fermana su cui ieri, per la prima volta in più di un mese dal suo insediamento, si è espresso anche il direttore Av4, Roberto Grinta, una sanità che passa attraverso interventi di edilizia ospedaliera, nuove dotazione di strumentazioni all’avanguardia, come rimarcato dallo stesso Grinta, Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza) e piano socio sanitario regionale. In merito a quest’ultimo, “abbiamo intrapreso una campagna di ascolto dei territori – sono le parole dell’assessore – per redigere una nuova bozza che sarà portata all’approvazione della conferenza dei sindaci. Per il completamento occorrerà almeno un anno”.
Ma Saltamartini non si nasconde dietro ad un dito, di fronte ad una delle principali criticità, addirittura a rischio di essere accentuata dall’implementazione di strutture e servizi: la carenza di personale, “non risolvibile a breve – ha ammesso – bisognerà puntare, in questa prima fase, sulla riorganizzazione delle risorse al momento disponibili. Gli ospedali unici potevano essere la soluzione, archiviati per non depauperare i territori”.
Mentre al “Murri” di Fermo si inaugurano nuovi posti letto di Rianimazione, (ne arriveranno altri 10, entro i primi mesi del 2022, ed ancora 10 per la semi intensiva, come da dl 34 del 2020, volto fronteggiare l’emergenza sanitaria), prosegue “come da tabella di marcia” l’iter per la realizzazione del nuovo ospedale, in zona Campiglione.
“Nelle Marche – continua l’assessore regionale alla Sanità – avremo 12 ospedali di primo livello ed uno, il Torrette di Ancona, di secondo.
Il nuovo ospedale rientra in questo schema ed è perfettamente in linea con il decreto Balduzzi. Avrà quindi le 14 specializzazioni previste ed un Dea di primo livello.
Il Murri già presenta reparti di altissima specializzazione che ne fanno un richiamo, per pazienti di altre province e regione, quindi forieri di mobilità attiva. Vere e proprie eccellenze che saranno ulteriormente sostenute con l’acquisto, in corso, di nuovi macchinari. Tutti i giorni lavoro su questo fronte, che prevede un investimento per tutta la regione di 29 milioni di euro, proprio per l’acquisto di macchine elettromedicali all’avanguardia”.
Stessa cosa per il nuovo ospedale di Amandola, “in quanto sede disagiata. Sarà dotato di tutti i servizi”.
Qui si inserisce il nodo “Medicina Amandola”, reparto appoggiato al Murri di Fermo da quando i locali del vecchio ospedale sono stati dichiarati inagibili per il terremoto. Da mesi è ormai pronta una nuova sede, nel comune dell’entroterra fermano, per riaccogliere i pazienti e riavvicinarli a “casa”. Ma non si parla di un trasferimento imminente.
Il rendering del nuovo ospedale di Amandola
“Capisco il disagio dei parenti dei ricoverati, di dover percorrere diversi chilometri. Ma riportare il reparto Medicina in Amandola non è una questione che riguarda solo l’indirizzo politico, che certamente va in tale direzione”.
L’assessore esterna due ordini di problemi alla base. Il primo. “Manca ancora l’idoneità dei locali. Ci sono stati incontri, tra tecnici Asur e Comune di Amandola per risolverli, al fine dell’ottenimento delle autorizzazioni che mancano.
Il secondo entra nel merito dell’appropriatezza delle cure. Riportando lì i pazienti, vorrebbe dire spostarli a bordo delle ambulanza, ogni volta che hanno bisogno di diagnosi strumentali o di sottoporli a terapie elettromedicali.
I medici non ritengono che per i pazienti sia una soluzione ottimale, soprattutto in vista della prossima realizzazione del nuovo ospedale, che sarà invece dotato di tutto quanto serve. Vedremo”.
Il Pnrr prevede la realizzazione delle Case della Salute, per garantire i servizi basilari nelle zone più lontane dai centri principali. Nel Fermano dovrebbero essere realizzate a Porto Sant’Elpidio e Porto San Giorgio.
Tre le tappe dell’iter necessario, riepilogate da Saltamartini: “Entro settembre l’individuazione dei siti, entro dicembre la presentazione del piano da sottoporre al Ministero della Salute, propedeutico alla firma dell’accordo con il Ministero stesso, che dovrà avvenire a marzo”.
Tanti progetti che potrebbero accentuare la carenza di personale, lamentata da tutti gli ospedali della regione, ma anche della medicina territoriale, con i medici di famiglia.
L’assessore schematizza, anche in questo caso, i due motivi che “frenano” l’implementazione delle risorse umane, impegnate nel campo della Sanità pubblica: il tetto di spesa e la mancanza, ormai cronica, di professionisti.
Il cantiere del nuovo ospedale di Fermo
“Nelle Marche – afferma Saltamartini – il tetto di spesa, relativo al personale e stabilito dal Ministero, è stato ampiamente raggiunto. E, da questo punto di vista, nei nostri ospedali e strutture periferiche c’è tutto quello che deve esserci.
Non è possibile aumentare il costo del personale senza sforare, correndo il rischio di un commissariamento.
Ho anche proposto al Ministero di fronteggiare la spesa aggiuntiva con risorse interne alla Regione. Mi è stato risposto che non è possibile. Vediamo adesso se una possibile soluzione arriverà dai Pnrr”.
Spesa a parte, rimane il problema che determinate figure professionali non si trovano proprio.
“Nelle Marche abbiamo due grosse voragini. La rete del 118 ora conta su 180 persone, ne mancano 60. L’altra è relativa ai medici di famiglia. Non si trovano. Sono già pochi i nuovi medici, quasi nessuno si avvicina alla medicina d’urgenza e pochissimi quelli che scelgono la medicina generale”.
Si punterà allora sulla formazione, “ad ottobre, ad esempio – annuncia Saltamartini – parte il nuovo corso per i medici di medicina generale. Ma ci vorrà tempo, per avere personale specializzato in altri settori anche anni”.
E nel frattempo?
“Bisogna puntare, in questa fase, sulla riorganizzazione di quello che abbiamo. Sia chiaro, nelle Marche abbiamo personale, in proporzione al territorio, pari alle altre regioni.
Io sono chiamato ad intervenire sulle criticità, come le liste di attesa o le disfunzioni in determinati reparti. Posti letto, unità operative, distribuzione risorse umane rientrano nella discrezionalità organizzativa dei direttori di Area Vasta.
Per quanto riguarda i medici di famiglia, intanto abbiamo dato loro la possibilità di portare il massimale da 1.500 assistiti a 1.800”.
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