di redazione CF
Finisce in consiglio regionale l’inchiesta condotta nei mesi scorsi dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Fermo che ha portato alla denuncia di undici imprenditori di Fermo, Montegiorgio, Montegranaro e Rapagnano, accusati di aver distratto dai patrimoni fallimentari oltre 16 milioni di euro.
A tal proposito, infatti, il consigliere del Partito Democratico Fabrizio Cesetti ha presentato un’interrogazione al presidente Francesco Acquaroli per sapere “se le società coinvolte nell’indagine abbiano ricevuto finanziamenti dalla Regione Marche e se la stessa intenda costituirsi parte civile nei futuri procedimenti penali che riguardano reati quali bancarotta fraudolenta semplice, documentale e preferenziale, ma anche patrimoniale aggravata e continuata con la distrazione dei beni per evitare la pretesa da parte dei creditori dei compensi dovuti”.
“Quanto accertato dalla Guardia di Finanza – spiega Cesetti – sembra prefigurare disegni criminosi a danno del corretto andamento delle relazioni economiche e dell’economia pubblica, che nulla hanno a che fare con le difficoltà del settore pelli-calzature, ma anzi producono ulteriore guasti al tessuto economico-produttivo, tutto a danno di coloro che quotidianamente e onestamente dispiegano energie per resistere e risollevarsi dalla crisi. Credo che la giunta regionale – sottolinea il consigliere dem – di fronte a tali ipotesi di reato debba ritenersi parte offesa e costituirsi parte civile nei relativi procedimenti penali. Il danno arrecato al tessuto produttivo del Fermano, infatti, è un danno diretto alla Regione Marche, che nel corso degli ultimi anni ha destinato e continua a destinare consistenti risorse per risollevare questo territorio dalla crisi. Inoltre, si tratta anche di un atto di tutela di quegli imprenditori onesti che spesso, in caso di fallimento, non solo non riescono a ottenere il dovuto, ma sono costretti a restituire quanto ricevuto a seguito di azioni revocatorie, mentre altrettanto frequentemente non riescono a recuperare quanto a loro sottratto con comportamenti delittuosi anche a causa delle insopportabili lungaggini delle azioni giudiziarie”.
Lo scorso 24 maggio, infatti, era emersa la notizia delle denunce a carico di undici imprenditori per oltre 16 milioni di euro ‘distratti’ dai patrimoni fallimentari.
“Le indagini e gli accertamenti – avevano avuto a spiegare dal Comando provinciale delle Fiamme gialle di Fermo, guidato dal colonnello Antonio Regina – sono stati svolti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Fermo e hanno fatto emergere numerosi illeciti penali, previsti dalla Legge Fallimentare, commessi nella gestione di cinque aziende, tra le quali risultano anche brand commercialmente conosciuti. I successivi sviluppi hanno portato alla denuncia alla locale Autorità Giudiziaria di 11 responsabili, tra amministratori (effettivi ed occulti) delle società e membri degli organi di controllo, ed all’accertamento di condotte fraudolente e distrattive ammontanti a 16.548.773,73 euro. Bancarotta fraudolenta semplice, documentale e preferenziale, ma anche – i dettagli delle Fiamme gialle – patrimoniale aggravata e continuata con la distrazione dei beni per evitare la pretesa da parte dei creditori dei compensi dovuti. Queste sono le principali accuse dalle quali gli imprenditori, denunciati dalla Guardia di Finanza, dovranno difendersi in sede di processo penale”.
“Le persone denunciate – ancora dal Comando provinciale – hanno commesso reati per dissipare il patrimonio societario e distrarlo dalla finalità di onorare i debiti della società, danneggiando così ignari fornitori, trovatisi conseguentemente nell’impossibilità di riscuotere le somme spettanti, oppure per adottare illecite condotte “preferenziali”, per favorire solo alcuni debitori a discapito di altri. In taluni casi gli amministratori delle società hanno ceduto beni aziendali del valore di migliaia di euro senza ricevere alcun corrispettivo, sottraendo così arbitrariamente provviste finanziarie, oppure, in altre occasioni, si sono personalmente appropriati di decine di migliaia di euro, a titolo di inesistenti rimborsi o compensi. In altri casi la documentazione è stata sottratta o distrutta per non consentire la ricostruzione del patrimonio in danno dei creditori, tra i quali anche l’Erario e l’Inps; in un episodio, infine, sono state trattenute a carico dei dipendenti le ritenute fiscali e previdenziali, ma poi non sono state mai effettivamente versate. Le aziende in questione sono ubicate a Fermo, Montegiorgio, Montegranaro e Rapagnano”.
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