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La scuola riapre tra grandi aspettative, fiducia e qualche dubbio ma lo sciopero chiude la porta ad alcuni studenti

FERMO - I commenti dei giovani, le parole dell'assessore regionale Latini e le proteste di una mamma per il caso del plesso San Giuliano

di Andrea Braconi

Una Fermo quasi paralizzata, con genitori e figli incolonnati lungo le arterie principali, per l’avvio di un anno scolastico carico di grandi aspettative. Stesso dicasi negli altri Comuni del Fermano dove questa mattina le strade in prossimità dei plessi scolastici sono tornate a riempirsi di giovani e giovanissimi, libri e zaini in spalla, grembiuli bianchi e azzurri indosso. Insomma una mattinata in cui protagonisti, finalmente verrebbe da dire, sono stati loro, le migliaia di studenti di tutte le età, che anche nel Fermano, sono stati richiamati a scuola dalla prima campanella.

“Torniamo con qualche certezza ma anche con i dubbi che ci portiamo dietro dagli ultimi due anni scolastici – è il pensiero di Luca, uno studente che quest’anno affronterà la maturità – Speriamo di non vivere quello che hanno vissuto gli studenti che hanno preso la maturità nel 2020 e nel 2021. La Dad ci ha un pò salvato, ma sicuramente è solo in classe che si vive pienamente la scuola, si costruisce un rapporto con i compagni e con i professori”.

“Io sono fiduciosa – gli fa eco Sara, una sua compagna di plesso – credo che la vaccinazione ci aiuterà ad evitare le chiusure del passato. Anche perché studiare senza confronto, non poter condividere con i nostri compagni un percorso importante come quello scolastico ci fa perdere momenti che poi non ritorneranno. Noi, invece, vogliamo restare qui, tra le nostre aule e i corridoi, tra le palestre e i cortili esterni”.

“Per me l’esperienza casalinga è stata molto difficile – è il pensiero di Marta, una studentessa di un altro istituto superiore del capoluogo – e spero veramente di non ripeterla. Ma ho visto che le nostre scuola si sono ben organizzate, hanno lavorato molto per permetterci di dare continuità alle lezioni. Inoltre, da domani prenderò l’autobus e confido che anche in quel caso ci sia la possibilità di affrontare senza problemi questo anno scolastico”.

(foto di repertorio)

Non poteva mancare il saluto di Giorgia Latini, assessore all’Istruzione della Regione Marche, rivolto a studenti, docenti, personale Ata e dirigenti scolastici. “Ci avviciniamo ad un inizio di anno scolastico certamente impegnativo. È richiesto a tutti un grande sforzo per poter tornare in aula. Ringrazio fin da subito tutti coloro che in queste settimane si sono adoperati per far sì che si potesse tornare alla didattica in presenza: gli istituti, gli insegnanti, l’Ufficio Scolastico Regionale, gli addetti ai servizi del mondo scolastico. La scuola ha vissuto nell’anno e mezzo di pandemia trascorso una situazione difficilissima. La didattica a distanza ha consentito di proseguire nei programmi scolastici ma si è dimostrata insufficiente. Non era possibile prolungare questa parentesi che ha determinato il peggioramento dei livelli di apprendimento. La nostra Regione ha compiuto un notevole sforzo in tal senso, cercando di consentire il rientro in sicurezza attraverso impianti di ventilazione meccanica e sanificatori dell’aria e, da ultimo, attuando un piano di monitoraggio nelle scuole sentinella, piano che vorremmo estendere il più possibile. Non dimentichiamo tuttavia che non iniziano e non finiscono con il Covid le criticità a cui la scuola deve far fronte. Nelle Marche abbiamo le piccole scuole di montagna, le scuole dell’area del cratere che trovano difficoltà in ordine alla costituzione delle classi e all’insufficienza dell’organico per gli effetti di normative che mal si adattano alle esigenze locali. Le risorse messe in campo per ulteriori contratti di docenza e per il personale Ata sono importanti ma non risolvono le lacune. Sono temi che vanno affrontati in maniera più sistematica. Soprattutto nelle aree del cratere il mantenimento dei presidi scolastici non può essere un semplice correttivo delle situazioni più problematiche ma deve diventare una scelta politica strategica di Governo utile ad evitare l’esodo dai territori. Mi fermo qui, sottolineando come tutto ciò non abbia impedito alla scuola di essere – per ricorrere ad un termine molto usato – resiliente. La dedizione di chi, tutti i giorni, permette alla campanella di suonare l’inizio, se è vero, com’è vero, che la scuola è un forte motore culturale e di sviluppo economico, è un grande contributo a tutta la società. Il grado di salute di un Paese si può capire anche dalla sua scuola. Con questa consapevolezza rivolgo a tutti voi il mio personale augurio per un anno pieno di soddisfazioni”.

Ma l’anno scolastico si è aperto anche con qualche nota dolente, come segnalato alla nostra redazione da una mamma. “Penso che il sistema scolastico abbia toccato il fondo – esordisce – Primo giorno di scuola, mia figlia di quasi 6 anni emozionatissima, arriviamo davanti l’ingresso del plesso San Giuliano a Fermo. Ci siamo sentiti dire che l’unica maestra della sezione è in sciopero e quindi non potevano accettare né mia figlia né tutti gli altri bambini presenti. È o no l’istruzione un diritto? Ma ancora prima di rivendicare dei diritti imprescindibili, volete vedere i bambini dopo tutto quello che hanno passato in periodo di pandemia, tutte le privazioni e i divieti che hanno dovuto subire, il primo giorno di scuola si vedono chiudere una porta in faccia? Inaccettabile. È sì lo sciopero un diritto dei lavoratori, ma qui stiamo toccando la componente etica e morale. L’educazione è un diritto tanto quanto quello alla salute e alle cure”.


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