L’università San Domenico pronta per il nuovo anno accademico, il direttore Nofri: “Didattica, ricerca e relazioni con il territorio” INTERVISTA

UNIVERSITÀ - "Abbiamo scelto di riprendere le lezioni in presenza, finalmente consentite almeno per gli studenti che hanno il Green Pass. Questo ci permetterà di organizzare al meglio anche quei corsi che ci caratterizzano in modo specifico e che sono stati i più sacrificati"

 

 

Il direttore Carlo Nofri

Direttore Carlo Nofri come si presenta l’università San Domenico all’appuntamento del nuovo anno accademico ancora segnato dal Covid? Farete le lezioni online oppure in presenza?

Abbiamo scelto di riprendere le lezioni in presenza, finalmente consentite almeno per gli studenti che hanno il Green Pass. Questo ci permetterà di organizzare al meglio anche quei corsi che ci caratterizzano in modo specifico e che sono stati i più sacrificati durante la pandemia: la traduzione e la sottotitolazione per la TV e il cinema che richiede l’uso del laboratorio linguistico,  il teatro in lingua inglese con il metodo Glottodrama, la dizione e il doppiaggio, le esercitazioni di traduzione consecutiva e simultanea in cabina. Naturalmente ci siamo attrezzati anche per chi non potrà frequentare in presenza ma avrà la possibilità di partecipare alle  lezioni collegandosi online; inoltre le lezioni verranno videoregistrate e si potranno rivedere sulla nuova piattaforma di e.learning.
Una piattaforma ormai ben collaudata che l’hanno scorso ci ha permesso di erogare la didattica del secondo indirizzo del corso di laurea, quello per mediatori internazionali delle lingua dei segni, che è di tipo blended, lezioni on line ed esami in presenza. Un corso unico in Italia co-finanziato dal Ministero dell’Università e che sta riscuotendo un crescente successo con iscritti da ogni parte d’Italia grazie anche al recente riconoscimento parlamentare della LIS, la lingua dei segni italiana.

Avete previsto qualche facilitazione per gli studenti tenendo conto degli effetti economici della pandemia sulle famiglie?

Certo. Abbiamo riservato notevoli le facilitazioni economiche agli studenti di tutto il triennio.  Innanzitutto è stata aumentata la dotazione finanziaria delle consuete borse di studio parziali concesse dall’istituto a chi, per varie ragioni, non ha avuto accesso a quelle offerte dall’ERDIS, l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio. Inoltre la San Domenico ha stipulato una convenzione con un primario istituto bancario che metterà a disposizione degli studenti un “prestito d’onore”, formula già in voga in molti paesi europei, con il quale verrà erogato allo studente, senza gravose garanzie,  un importo che coprirà le spese per l’intero ciclo degli studi consentendogli di iniziare a rimborsarlo in modiche rate dopo un periodo “ponte” post lauream che gli sarà concesso per trovare un lavoro. Naturalmente se lo studente dopo la laurea triennale si iscriverà ad un corso di laurea magistrale, il periodo in cui inizierà il rimborso verrà ulteriormente differito. Un’eccezionale opportunità che, combinata con le riduzioni di costo operate dall’istituto, permetterà veramente a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche, di frequentare il corso universitario e completare gli studi.

Ci parli meglio del corso di laurea per mediatori delle lingue dei segni. Chi lo frequenta? Che sbocchi professionali può aprire?

Guardi una parte degli studenti è formata da interpreti che vogliono veder riconosciuta la propria professionalità attraverso un titolo universitario, altri invece avevano partecipato in precedenza ai nostri corsi di primo livello gratuiti di LIS che abbiamo svolto online durante le prime ondate di pandemia e si erano appassionati alla materia, persone che spesso già lavorano a scuola o nel sociale. Gli sbocchi professionali sono molteplici, dal mondo della scuola e dell’università dove saranno sempre più richiesti gli “interpreti scolastici” a quello dei servizi sociali e a quello del “turismo accessibile” poiché i nostri studenti apprendono lingue dei segni straniere come l’American Sign Language; così un domani saranno in grado di accogliere gruppi di turisti sordi provenienti dall’estero. Le ricordo che ci sono circa 400 milioni di persone sorde o ipoacusiche nel mondo molte delle quali amano viaggiare fronteggiando non poche difficoltà…ma mi rendo conto che far capire ai “decision makers” quanto l’inclusione sia profittevole non solo dal punto di vista morale e sociale ma anche economico, sia cosa non sempre facile.

Ci sono anche studenti sordi tra gli iscritti?

Certamente, non sono molti ma sono tra i più studiosi. La nostra prima preoccupazione è stata quella di creare un eco-sistema educativo inclusivo e da noi gli studenti sordi studiano insieme con gli udenti in un unico percorso. Per questo la maggior parte delle lezioni è erogata da un docente specializzato nella materia e da un interprete di lingua dei segni.

Avete anche studenti marchigiani?

Sì qualcuno, ma probabilmente potrebbero essere di più se le istituzioni a cui ci siamo rivolti mettessero a disposizione delle borse di studio per gli studenti residenti nelle Marche. Rappresenterebbero una straordinaria risorsa per il territorio in vista di quel progetto “Fermo Prima Città Deaf Friendly d’Italia” che speriamo di riuscire a cantierare nei prossimi mesi grazie al sostegno che ci ha assicurato la Regione. Sarebbe un peccato se un progetto così importante per il rilancio turistico del territorio dovesse ricorrere prevalentemente a risorse umane provenienti da altre regioni, cosa che al momento sembra però la soluzione più probabile…finora abbiamo collezionato solo molti complimenti ma scarsi sostegni concreti. Le devo confessare che se non fosse stato per il finanziamento del Ministero dell’Università che ha sostenuto il nostro partenariato inter-universitario coordinato da noi e guidato dall’Università di Parma, questo corso di laurea innovativo non sarebbe mai nato.

La San Domenico è spesso citata quando si parla di Fermo Learning City, che ruolo avete?

E’ molto semplice, ogni università ha tre missioni: una missione didattica, una missione di ricerca ed una missione tesa allo sviluppo di relazioni con il territorio. Questa è stata ed è la più importante azione della nostra terza missione. Nel 2017, appena sbarcati a Fermo, curammo il dossier di candidatura presso l’Unesco per conto del Comune di Fermo, e in questi cinque anni abbiamo profuso il nostro impegno nell’organizzazione di molteplici iniziative a partire dalla costituzione di un Comitato Scientifico a sostegno della Learning City. Cito, tra le più recenti, lo spin-off  “Università Popolare” che proprio in questi mesi, sotto la dinamica presidenza di Ettore Fedeli e la spinta propulsiva del Presidente del Consiglio Comunale Francesco Trasatti, sta dotando la città di un’istituzione per l’educazione permanente degli adulti (e non solo); un asset nel settore dell’istruzione non formale che a Fermo mancava e che incarna in modo esemplare cosa deve fare una comunità per diventare una vera Città Unesco dell’Apprendimento. Del resto quest’ultima è anche la denominazione della costituenda associazione voluta dall’amministrazione comunale per sostenere la vita e lo sviluppo futuro della Learning City. La San Domenico ne assumerà la vice-presidenza rinnovando quindi il suo impegno anche per i prossimi anni. Noi crediamo che si tratti di una delle più formidabili opportunità di sviluppo della città che non deve essere sottovalutata dalla comunità né andare perduta. Questo titolo Unesco ci ha proiettato su un palcoscenico internazionale aprendoci l’opportunità di collaborare a vari livelli con altre 230 “città sorelle” nel mondo con potenziali ricadute non solo di interscambio culturale ma anche di tipo turistico. Come coordinamento nazionale delle Learning City, di cui sono il portavoce, stiamo preparando la partecipazione italiana  al prossimo  meeting mondiale di Ottobre in Corea e cercheremo di approfittare di quella vetrina internazionale per richiamare l’attenzione su tutte le nostre città riconosciute dall’Unesco e ovviamente anche su Fermo.

Tornando alla vostra “prima missione”, ci sono altre novità?

Sì, stiamo sviluppando insieme ad un Consorzio di Comuni della Valnerina in Umbria e in collaborazione con quella amministrazione regionale, un progetto per aprire un locale istituto agrario alla frequenza anche di alunni sordi. E’ un altro progetto pilota di rilevanza nazionale e siamo orgogliosi di essere stati invitati a far parte di questo partenariato al quale trasferiremo il nostro know-how. Il recente riconoscimento governativo della LIS sta mettendo le ali a progettualità come queste e non sono poche le scuole secondarie in Italia che stanno pensando di inserire la lingua dei segni nel curriculum degli studi  e favorire la nascita di ambienti di apprendimento più inclusivi. Inoltre, dopo una pausa forzata dovuta alla pandemia, riprenderemo la collaborazione con la RAI di Torino e organizzeremo la seconda edizione del Master in traduzione ed editing dei prodotti audiovisivi focalizzato proprio sull’accessibilità. Un’altra proposta unica nel suo genere per formare professionisti “High-Tech” in un settore molto promettente che richiede un alto tasso di competenze linguistiche e digitali. Infine stiamo rilanciando la già stretta collaborazione con la Confindustria di Fermo per tirocini e placement in azienda di laureandi e laureati.

Ma scusi, a proposito del progetto umbro, non si poteva fare qualcosa di analogo nelle Marche? Qui gli istituti agrari non mancano…

Lei torna a battere la lingua dove il dente duole… per fare progetti come questo ci vuole una “cultura della rete”. In questo caso abbiamo risposto ad un invito e stia certo che lo avremmo fatto volentieri anche con un partenariato della nostra regione. Tuttavia ho l’impressone che le Marche, pur primeggiando in molti settori, non brillino particolarmente quando si tratta di “mettersi insieme”, ne ho fatto esperienza diretta più volte ma preferisco sorvolare; personalmente sono un ottimista e penso che le cose cambieranno, sento spirare un vento nuovo. Comunque, se la può consolare, stiamo cercando di indirizzare il progetto umbro verso una prospettiva inter-regionale immaginando scambi e collaborazioni con soggetti della nostra regione.

Avete in mente anche altri progetti?

Sì, ci sono almeno altre due iniziative che meritano di essere menzionate. Innanzitutto l’anno scorso, oltre ai consueti eventi convegnistici di respiro internazionale che hanno trovato la via della pubblicazione grazie alla collaborazione con l’Editore Franco Cesati di Firenze,  abbiamo inaugurato un ciclo di seminari con l’intervento di docenti di chiara fama di altri atenei per arricchire la nostra offerta formativa e quest’anno intensificheremo questi scambi organizzando altri seminari e Master-Class. Le teledidattica del resto facilita molto lo spostamento delle “idee” quando è più difficoltoso spostare le “persone”. E noi crediamo fortemente nella collaborazione inter-accademica, chiudersi nel proprio orticello è sintomo di una mentalità angusta…

Ci stiamo muovendo anche nell’ambito della formazione teatrale e stiamo dialogando con la Regione e il Comune di Fermo, ma è presto per fare anticipazioni. Le posso dire che il sistema dei teatri storici delle Marche, spesso gemme incastonate in borghi meravigliosi, rappresenta un asset culturale e turistico unico, tanto che l’Assessore Regionale alla Cultura Latini sta accarezzando l’idea di chiederne il riconoscimento all’Unesco. Tuttavia questo patrimonio ha bisogno di essere rivitalizzato e difficilmente ciò potrà avvenire senza l’avvento di una nuova generazione di professionisti, cioè attori, registi e tecnici. Ma anche qui si tratta di “fare rete”…la sfida  metodologica e di sistema è sempre la stessa.

Per informazioni: info@ssmlfermo.it

 

(articolo promoredazionale)


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