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“Serve anche il sudore per vincere”, la lectio magistralis di Pancotto all’Iiss ‘Carlo Urbani’ tra sport e vita

PORTO SANT'ELPIDIO - Questa mattina coach Cesare Pancotto ha incontrato gli studenti di terzo, quarto e quinto delle classi del Liceo sportivo dell'Iiss. "Lo sport insegna che per raggiungere la vittoria non basta il talento, ci vuole il lavoro e il sacrificio quotidiano nello sport come nella vita"

di Alessandro Luzi

“Lo sport insegna che per raggiungere la vittoria non basta il talento, ci vuole il lavoro e il sacrificio quotidiano nello sport come nella vita”, parola di coach Pancotto.

Stamane l’Iiss Carlo Urbani di Porto Sant’Elpidio ha, infatti, ospitato un personaggio di prestigio per il mondo dello sport, ovvero il coach sangiorgese Cesare Pancotto, relatore nella conferenza “I giovani e lo sport”. Ha alle spalle una carriera lunghissima, ricca di esperienze in alcune tra le più importanti piazze sportive del basket. Giovanissimo il pubblico in platea, costituito dagli studenti di terzo, quarto e quinto delle classi del Liceo sportivo.

“La conferenza è stata indetta per avere testimonianze su argomenti che riguardano lo sport ma anche quello che lo sport può dare ad ognuno di noi” apre l’appuntamento il professore di Scienze motorie, Francesco Guerrieri. Sicuramente la figura di Cesare Pancotto ha motivato gli studenti accorsi in quanto la sua relazione è stata ricca di elementi di riflessione e aneddoti curiosi ma allo stesso tempo educativi.

Alla parete viene proiettata una frase del campione olimpionico Pietro Mennea, tema principale della conferenza: “Lo sport insegna che per raggiungere la vittoria non basta il talento, ci vuole il lavoro e il sacrificio quotidiano nello sport come nella vita”. Da qui parte il racconto di Pancotto: “Ho avuto l’onore di allenare giocatori di tutte le parti del mondo. Appena arrivano, la loro prima affermazione è “sono qui per vincere” senza aggiungere mai “sono disposto a fare sacrifici per raggiungerla”. Mi piace la cultura della vittoria ma anche dell’impegno per conquistarla. Inoltre – aggiunge il coach – È importante anche sviluppare il talento, invece molti si accontentano delle loro abilità ma non sono motivati a svilupparle”. Ovviamente il pensiero non può non convergere su una tra le più importanti celebrità del basket, ossia Michael Jordan: “I grandi campioni come lui ci insegnano che non si può ottenere una vittoria senza sacrificio. Quest’ultimo non è solo impiegato in campo la domenica, piuttosto inizia ad agosto e si mette in pratica tutti i giorni per tutta la stagione. Ai nostri giocatori abbiamo cercato di far capire non solo le abilità tecniche di Jordan ma anche le sue qualità quotidiane, perché ha saputo sviluppare le cose. Ci vogliono lavoro, impegno, passione, idee. Come allenatore io devo semplificare le idee e Jordan ci è riuscito. Serve una goccia di sudore per fare qualcosa di grande”.

Arriva il momento delle domande, a rompere il ghiaccio è il professor Guerrieri: “Mentre negli anni passati era importante lo sviluppo tecnico di un giocatore, oggi invece primeggia l’importanza dell’atletismo. Questo può causare una diminuzione della qualità del gioco?”  Pancotto è d’accordo con tale posizione ma non vede dei lati negativi: “Non bisogna demonizzare ma prendere atto del cambiamento. L’atletismo è una trasformazione dello sport, tuttavia tra una decina danni dovremmo tornare ad avere una buona tecnica”.

Un preparatore atletico che ha condiviso molto con il coach è Robertais Del Moro che ricorda l’importanza del lavoro di un preparatore ai fini dei risultati ottenuti dalla squadra, soffermandosi sul rapporto tra l’allenatore e chi veste i panni del suo ruolo: “Avevo l’idea di dare il giusto supporto all’allenatore su come creare un atleta. Uno sportivo, oltre alle doti tecniche e fisiche necessita anche delle qualità mentali per alzare il livello costantemente. Molti giocatori si fidavano molto del talento ma poi evitavano il lavoro costante. Infine, quando il professor Guerrieri si interroga su come motivare un ragazzo, Pancotto lancia un messaggio ai giovani presenti: “Innanzitutto per motivarli devo avere stima di chi ho davanti e voi siete meravigliosi. Devo far capire loro che le qualità personali migliorano il gioco di squadra. Devono sentirsi protagonisti, ma non presuntuosi”.


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