di Sandro Renzi
Le elezioni provinciali alle porte, poi quelle per scegliere i sindaci di Porto San Giorgio e Sant’Elpidio a Mare tra qualche mese, ma anche un’analisi del voto che ha portato il centrodestra a strappare Montegranaro al centrosinistra. Articolo Uno a tutto campo con il suo segretario provinciale, Alessandro Del Monte, e Fausto Franceschetti, membro del coordinamento e referente per la città veregrense del partito di Speranza e Bersani, che affrontano alcuni nodi politici sul territorio.
A Montegranaro cosa non ha funzionato nel centrosinistra?
“Intanto non c’è stato alcuno sforzo per aprire a tutto il campo progressista e di sinistra, al civismo, oltre che a singole personalità che potevano dare un contributo di idee e di lavoro. Tutto è avvenuto, tra l’altro con notevoli ritardi, all’interno del Pd locale a cui toccava l’impegno maggiore di apertura. Invece non è stato coinvolto nella costruzione di un progetto neanche Articolo Uno, nonostante il nostro partito si fosse reso da tempo disponibile a portare il proprio contributo” spiega Franceschetti. “Un’elezione estremamente importante per il nostro territorio, poiché trattasi anzitutto di un distretto produttivo fondamentale e poi per la sua ricaduta circa il campo del centrosinistra sugli organismi di governo alle prossime provinciali” gli fa eco Del Monte
Eppure circa il 44% di elettori ha votato per la lista di centrosinistra
“Certo e da quel 44% bisogna ripartire. Tuttavia di sconfitta si è trattato. Ed è tanto più amara perché viene dopo sei anni di amministrazione che aveva ben governato; perché era candidata la Sindaca uscente, persona stimata e credibile; perché nella lista c’era un bel gruppo di giovani, tra cui i Giovani Democratici, molto preparati e che hanno rappresentato la vera novità di queste elezioni. Voglio dire che se si fosse operato diversamente e per tempo forse ci potevano essere le condizioni per un risultato diverso” aggiunge Franceschetti.
Quale lezione avete tratto dalla sconfitta elettorale di Montegranaro?
“Le ragioni della sconfitta non sono solo legate agli ultimi tempi. Nel corso dei sei anni di Amministrazione si sono persi via via degli alleati di sinistra e civici. C’è da anni un’assenza di iniziativa politica, di contatto con la gente. Si è molto affievolito il rapporto con la città, ad esempio su temi importanti come il lavoro ma anche sulle problematiche locali e territoriali. Questa sconfitta chiama tutti ad una riflessione attenta sulle cause e per porre le basi di una rinascita della sinistra e delle forze progressiste. L’invito è di riprendere il confronto perché solo attraverso la discussione si può crescere tutti quanti. Non bisogna temere il confronto bensì il falso unanimismo e l’autosufficienza” rimarca ancora Franceschetti
Articolo Uno si propone come soggetto federatore nei Comuni in cui si andrà al voto nel 2022. Vincono le alleanze ampie, magari sempre più aperte ai civici, o i programmi ben fatti?
“Servono ovviamente entrambe le cose -dice il segretario Alessandro Del Monte- ritornare a quelle basi non più procrastinabili per ripartire e per essere credibili sia fuori che dentro le istituzioni. Articolo Uno, che circa a dinamiche e prospettive mai confonde l’autonomia di una forza politica con l’autoreferenzialità, si adopera nella sinistra e nel campo progressista, tra pari, per farsi volano dialettico tra le forze civico-politiche, di rappresentanza ed associative nell’area di progresso. Nel tentativo di riportare la pratica politica anzitutto ad un confronto di idee, di temi, di programmi. Ricordo che le ragioni principali che ci spinsero a costituire Articolo Uno furono primariamente e proprio quelle di riaggregare e rifondare il campo della sinistra e del progressismo sui valori di un socialismo e ambientalismo moderni, penso al Pse. Circa le compagini civiche, v’è civismo e civismo. Un civismo di istanze partecipate e di sensibilità locali, più politico nel senso più autentico del termine, ed un civismo equilibrista, vuoto di visione, schiacciato sul consenso immediato. Noi, senza settarismi, diciamo si al civismo, ma si anche alla politica. Siamo quindi persuasi che le coalizioni debbano trovare forze politiche pronte ad ascoltare, a mettersi in gioco, che si apra un dibattito vero tra partiti e movimenti. Perché non basta un “cittadino” Sindaco da solo, per quanto onesto, a dare una svolta di governo. Serve semmai formare ed avere classe dirigente per amministrare.
L’effetto Montegranaro avrà ripercussioni pure sulle imminenti elezioni provinciali. Ci sono margini e tempo per proporre un’alternativa al centrodestra?
“Certamente -conferma Del Monte- per quanto ci riguarda i margini per lavorarci, per confrontarsi nel campo largo del centrosinistra e civici, con i Sindaci ed i Consiglieri comunali del territorio al fine di esprimere una battaglia politica e quindi di una attenta verifica, vi debbono sempre essere. Il confronto va condotto sull’ idea di futuro di tutto il territorio, specie con il Pnrr da mettere a terra, sulle grandi sfide che ci attendono e che le realtà provinciali del Fermano debbono riuscire a concertare, superando, dalla costa alla montagna, sia i campanilismi delle municipalità sia il fermanocentrismo. Penso alle infrastrutture materiali ed immateriali, al lavoro che è il cardine di una società, alla effettiva transizione ecologica, alla messa in sicurezza del territorio, ai turismi, all’arte, la cultura e così via. Sfide che non si affrontano né senza lungimiranza né da soli. Non è più tempo di esasperate alchimie politicistiche. Ci tengo inoltre ad esprime un riconoscimento alla Presidente Canigola per il lavoro sin qui svolto, nonostante lo scriteriato indebolimento degli enti provinciali prodotto dal Governo Renzi. Una figura quella di Moira Canigola che vedrei positivamente per una riconferma. Dopodiché i numeri sono numeri. Vedremo”.
Porto San Giorgio e Sant’Elpidio a Mare andranno alle urne nel 2002. In entrambi i Comuni il Pd vorrà dire la sua ai tavoli che contano. Articolo Uno come intende rapportarsi con i Dem e le altre componenti dell’area riformista?
“Siamo assolutamente persuasi, e le ultime elezioni amministrative nelle grandi realtà del Pese stanno a dimostrarlo, che senza una progetto condiviso ed ampio tra partiti, movimenti, civici ed associazioni di progresso e con il massimo coinvolgimento pertanto delle comunità non solo non vi è possibilità di vincerle le elezioni, ma non si costituiscono nemmeno le condizioni per una positiva agibilità politica nella pratica di governo. Quindi per quanto ci riguarda, e su Porto San Giorgio ci siamo già fatti promotori e continueremo ad adoperarci insieme alle altre forze e realtà per questo, ripartire con generosità e lealtà dai fondamentali: concorso di idee il più ampio possibile nella compatibilità delle realtà progressiste, basi programmatiche da realizzare e condividere, perimetro politico, ed infine, solo infine, una figura che abbia le caratteristiche per federare sia il disegno programmatico sia il campo che andrà a sostenere tale progettualità. Questa la sfida. A Sant’Elpidio a Mare vorremo si potesse portare avanti, e lo proporremo, un modus operandi analogo, pur con tutte le peculiarità che ogni territorio presenta. Il dialogo quindi con il Pd è serenamente e costantemente aperto. Così come con le altre forze e realtà del territorio, con le quali, dove non lo abbiamo già fatto, dialogheremo. E riteniamo, come anche richiama in nostro Pier Luigi Bersani e come anche dimostrato dal voto, che un’alleanza organica con il Movimento 5 Stelle sia altrettanto fondamentale. Agli amici del Pd ricordiamo il valore delle Agorà, così come originariamente intese e lanciate dagli stessi Dem nella figura del Segretario nazionale Letta ed a cui noi abbiamo aderito, quale occasione di reale confronto, di effettiva discussione e motivata partecipazione” prosegue ancora Del Monte.
Un anno fa il governo delle Marche passava di mano. Che idea vi siete fatta dell’azione amministrativa messa in campo dal centrodestra e dal governatore Acquaroli?
“L’umorista Arthur Bloch mi pare all’incirca dicesse: “L’uomo si stanca del bene, cerca il meglio, trova il male, e se ne accontenta per timore del peggio”. Boutade a parte, è del tutto evidente che nelle Marche la destra abbia conquistato la Regione per due macro ragioni: la prima che poggia certamente sulle responsabilità del precedente esecutivo, l’altra, più di carattere globale, per il vento della destra populista che stava spirando a causa del reale malcontento nel Paese. Hanno pesato il sisma e la ricostruzione, la crisi economica e del lavoro, il grande ed articolato tema della sanità, tra crisi di servizi e territorialità degli stessi nella vicinanza al cittadino, la grande stagione dei tagli e delle privatizzazioni più o meno striscianti, sia nel Paese sia nella nostra stessa Regione. E che l’attuale Ministro alla Salute nonché nostro Segretario Roberto Speranza ha in buona parte invertito con il più massiccio investimento sulla sanità. Sull’attuale Giunta regionale quindi, alla luce di ciò a cui abbiamo sin qui assistito, tra proclami, improvvide esclamazioni, il tentativo di erodere alcuni diritti acquisiti, come si può al di là delle rispettive posizioni esprimere un giudizio positivo? Si opera per lo più a trazione delle linee guida e dei fondi del Governo nazionale e molto su quanto avviato dalla precedente Giunta. E ciononostante la fatica a recepirli e ad attuarli pare non mancare. E probabilmente alle precedenti elezioni sarebbe stata auspicabile una compagine più ampia e maggiormente plurale tra il mondo dei partiti, del migliore civismo e dei movimenti uniti. Ma siamo a guardare avanti. Come diceva Bruno Trentin, grande figura della Cgli e del Pci, antifascista e partigiano “Insieme, di questo siamo convinti e non è uno slogan, se non si vince, si perde sicuramente di meno e divisi invece si perde sempre” chiosa il segretario provinciale Del Monte.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati