di Andrea Braconi
Università Popolare di Fermo. Unipop Fermo. Città dell’Apprendimento e della Memoria. È la scritta che, insieme al suggestivo logo realizzato da Andrea Gentili, campeggia sul palco di un Teatro dell’Aquila gremito nella sua suggestiva platea. Ed è soprattutto il messaggio che un’ampia rete di associazioni, enti e cittadini lancia alla propria città e al territorio.
Daniela Alessandrini, Teresa Berdini, Maurizio Blasi, Alessandro Ciaudano, Marinella Corallini, Maria Teresa Di Marzio, Gioacchino Fasino, Ettore Fedeli, Marco Marchetti, Carlo Nofri, Luca Romanelli, Stefano Ranieri, Stefania Scatasta, Massimo Temperini, Francesco Trasatti e Carlo Verducci: questi i soci fondatori di una realtà che vede Fedeli presidente e Alessandrini vice.
E dopo un incipit di autobiografie di donne, uomini, giovani e anziani della città capoluogo, è proprio l’ex sindaco a prendere la parola, facendo riferimento a “quelle tessere di un grande mosaico che è la vita, la memoria, la storia della nostra comunità”, con il teatro che può diventare un elemento importante per raccontare l’umanità dentro le storie.
Ad accogliere e condividere le finalità di Unipop sono state realtà culturali, del mondo della salute, del sociale, dell’accoglienza. E poi le scuole ed il Conservatorio Pergolesi. “Ma dentro la Città dell’Apprendimento e della Memoria – ha aggiunto Fedeli – ci sono anche i centri sociali, le contrade del palio, le parrocchie che devono essere coinvolte, le biblioteche, i musei, gli archivi. Stiamo anche studiando con la Steat il prolungamento ideale di un itinerario a bordo di un ‘aulabus’ che porti alla scoperta degli insediamenti ebraici, da Fermo nel resto delle Marche, così come un percorso di storia del credito a Fermo con la preziosa disponibilità della Carifermo. Puntiamo ad una città che riesca a sprigionare tutto il suo potenziale, passando anche dalle organizzazioni sindacali alle organizzazioni politiche”.
Fedeli ha ricordato i tanti singoli cittadini che si sono resi disponibili, permettendo all’Unipop di essere in grado di affrontare qualunque campo culturale e sociale, a servizio della parte più svantaggiata della popolazione. “Perché nasciamo? Tutta questa ricchezza non è più sufficiente per affrontare la crisi che stiamo attraversando da molti anni, una crisi anche morale, culturale ed educativa. Dai dati nazionali risulta come più di metà della nostra popolazione, nonostante gli sforzi, versi in una condizione di povertà educativa che li espone a seri rischi di emarginazione sociale”.
Un’emergenza ben compresa dall’Onu, che ha invitato i suoi membri a garantire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, opportunità di apprendimento permanente per tutti e anche il rendere le città insediamenti duraturi e sostenibili. “Questo ci ha detto l’Unesco quando ha dato a Fermo il titolo di Learning City, seconda città italiana dopo Torino. Ma come si raggiungono questi obiettivi? Occorre unire tutte le forze disponibili, occorre fare rete di fronte alla constatazione che da soli si va poco lontano e anche da nessuna parte. Dal 2018 siamo entrati in una rete mondiale delle Learning City grazie all’intuizione di Carlo Nofri, raccolta dall’Amministrazione Calcinaro. Dobbiamo anche ringraziare l’intero Consiglio comunale che all’unanimità ha promosso la costituzione dell’associazione Fermo Città dell’Apprendimento”.
Quello che mancava, ha proseguito, era una rete capillare per raggiungere le persone più lontane. “L’Unipop è nata per questo, con la volontà di lavorare sempre con altri. Per farlo abbiamo chiesto consiglio a chi è molto più avanti di noi, Carlo ci ha messo in contatto con Francesco Florenzano, presidente dell’Unipop Roma, la più grande d’Italia, che ci ha fatto da tutor e da supporto, inserendoci anche in percorsi nazionali. Ci ha suggerito di lavorare sul filo della memoria, che merita di essere raccontata”.
C’è anche la questione risorse da affrontare, un tema al quale Fedeli non si è voluto sottrarre. “Dobbiamo affermare che volontariato e idealità non sono solo risorse morali ma anche finanziarie, di cui sarebbe giusto un giorno fare la contabilità. E un esperimento sociale di questa portata che vede impegnata un’intera città può aspirare ad attingere a finanziamenti regionali, nazionali ed europei. La storia siamo noi, potremmo cantare, nessuno si senta offeso e nessuno si senta escluso, tutti insieme per costruire attraverso la conoscenza una comunità cittadina più solidale e inclusiva, il cui principale garante non può che essere il sindaco, che rappresenta tutta la città per diventare più colta, sostenibile e solidale”.
“Lo scopo dell’Università Popolare – ha rimarcato Paolo Calcinaro – è di saper uscire, saper raggiungere tutti i luoghi di questa città, luoghi che non sono facilmente raggiungibili da quello che viene da questo teatro, una fabbrica di cultura e che deve esserlo sempre più a 360 gradi. Mi fa piacere la passione del discorso di Ettore, perché non è scontata, ed è la passione di tutti. Fermo è una città strana, si espande su un territorio ampio con una forma tentacolare e a volte il rischio è la difficoltà di trovare dei punti di congiunzione tra un cittadino della costa ed uno in uno dei quartieri popolari intorno al centro storico. C’è un rischio di disgregazione comunitaria e questo credo sia un lavoro da portare avanti, ricordare il comune denominatore attraverso la vita della città ma anche la chiave della memoria della stessa città.
La sfida, quindi, è anche quella di uscire, di andare nei quartieri. “Serve un forte lavoro di ricucitura e la presenza ampia di associazioni, enti, di tutti quanti voi, credo sia un fatto nemmeno scontato. A Fermo c’è una grande vivacità, ma è importante avere qualcuno che possa tessere il filo delle tante iniziative e metterle sotto quel grande ombrello che dal 2018 questa città ha, il titolo di Learning City dell’Unesco. Dobbiamo ricordare di continuare a mettere quel logo ovunque, perché anche un logo dà consapevolezza. Dall’altro lato dobbiamo cercare di completare, come si propone Unipop, la missione di una città dell’apprendimento, arrivando a quella cittadinanza che non coincide per forza con le fragilità croniche ma che spesso è una realtà molto più vicina a noi e non si sente parte di questo percorso”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati