“Siamo ancora nel pieno dell’emergenza Covid, e a pagare il prezzo più alto in ambito occupazionale, reddituale, di salute, di carichi di lavoro e di violenze subite, sono ancora le donne”.
Apre così una nota stampa della Cgil provinciale, che per voce dei Barbara Micheleic (nella foto) della relativa segreteria e con delega alle politiche di genere, prosegue.
“Il 2021 è stato un anno come quello precedente, caratterizzato dalla pandemia da Covid 19, dove sono state incisive le conseguenze sulle donne, facendo comunque persistere un numero sempre elevato di casi di violenza, violenza domestica. I numeri forniti dall’Istat ci comunicano un’aumento nel secondo trimestre del 2021 rispetto al primo trimestre dell’anno. Il numero di chiamate valide, sia telefoniche (al numero 1522) sia via chat, è continuato ad aumentare anche se in maniera contenuta (8.508 chiamate valide +6,7 %), mentre il numero delle vittime hanno registrato un lievissimo calo (4.243 vittime cioè -1,5%)”.
“In confronto al picco del secondo trimestre 2020 (12.942 chiamate valide e 5.606 vittime) si registra un calo sia delle chiamate valide sia delle vittime (-34% e -24% rispettivamente). Diminuisce anche la quota delle richieste di aiuto tramite chat, che costituiscono il 15,3% delle modalità di contatto (erano pari al18% nel secondo trimestre del 2020). Tra i motivi che inducono a contattare il numero verde continuano a prevalere le chiamate inerenti le “richiesta di aiuto da parte delle vittime di violenza” e le “segnalazioni per casi di violenza” che insieme costituiscono il 44,8% (3.812) delle chiamate valide – prosegue il testo -. Il confronto con il II trimestre del 2020, caratterizzato dal periodo di lockdown, conferma ulteriormente quanto la permanenza continuativa tra le mura domestica abbia inciso sul fenomeno della violenza. Le persone che hanno chiamato per la prima volta il 1522 nel secondo trimestre 2021 sono l’83,5% dato che rimane costante rispetto al trimestre precedente e leggermente superiore rispetto allo stesso periodo del 2020.
Dove per necessità è costretta all’alternanza tra lavoro agile e smart-working a causa della persistenza della pandemia, la donna viene confinata purtroppo ad un maggior impegno nell’attività di cura, fattore estremamente rischioso in un Paese indirizzato a far sostenere i carichi di famiglia alle donne”.
“Il 25 novembre ci vede ancora una volta pronti a riaffermare la necessità di interventi strutturali e culturali, volti a contrastare ogni tipo di violenza sulle donne, pertanto è necessario creare una cultura di genere finalizzata a prevenire ogni forma di discriminazione, a partire dalle scuole e nei luoghi di lavoro: interventi culturali diretti, non solo nei confronti degli autori di violenza, ma nei confronti delle stesse vittime, le quali confrontandosi ogni giorno con una società chiusa in se stessa, in cui la mancanza di indipendenza economica dovuta alla precarietà del lavoro, la continua ricerca dell’affermazione del proprio valore professionale, potrebbero sviluppare un senso di rassegnazione che indurrebbe a non denunciare le violenze subite. Tutto questo risulterebbe ancor più devastante”.
“E’necessario in questo contesto salvaguardare la condizione delle donne nella nostra società, anche e soprattutto in ambito lavorativo attraverso la contrattazione – la spinta emotiva della segreteria sindacale -. E’ necessario inoltre intervenire e affrontare il tema degli abusi sulle donne anziane, che a causa della maggior dipendenza e fragilità sono sempre più esposte ai rischi di maltrattamento, ricatto e soprattutto abbandono, come nella situazione attuale dove l’isolamento e la distanza sociale potrebbero accentuare questo fenomeno, in un’emergenza sanitaria dove la vita delle persone anziane risulta essere ancor più a rischio. Ovviamente è di fondamentale importanza l’approvazione del testo unificato sulla parità salariale, che con l’approvazione della commissione lavoro del Senato diventa legge dello Stato: risultato ottenuto grazie anche alle mobilitazioni degli ultimi anni”.
“La Cgil, in una situazione così complessa, ribadisce il proprio impegno verso la tutela dei diritti delle donne nella giornata mondiale contro la violenza, sostenendo la necessità di un’ emancipazione culturale che porti ad un impegno sociale comune dove le discriminazioni e la difesa dei diritti diventino una battaglia non solo delle donne ma di tutti, impegnati a costruire un Paese migliore abbattendo tutte le forme di diseguaglianza che fanno solamente regredire, culturalmente, la nostra società”, le conclusioni della sindacalista.
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