di Andrea Braconi
“È venuta fuori una competizione che non doveva esserci, ma con Michele Ortenzi siamo amici. Alla fine dei giochi andremo avanti tutti compatti, perché la cosa più importante è sempre il rispetto per i cittadini”. Le considerazioni di Mauro Ferranti, sindaco di Montappone e candidato alla presidenza della Provincia di Fermo, denotano due convinzioni inequivocabili: da un lato la totale confusione che il bailamme politico di queste ultime settimane ha generato; dall’altro che senza il coinvolgimento popolare alle elezioni provinciali del prossimo 18 dicembre mancherà certamente qualcosa.
“La Provincia dovrebbe essere la casa degli enti locali – rimarca ai microfoni di Radio FM1 – e vederla così mortificata anche sotto il piano delle elezioni rende l’idea di quello che è accaduto con la legge Del Rio. Quindi, non avendo quella autorità popolare, è un’elezione che passa quasi sotto traccia: non ci sono comizi, né aperture e coinvolgimento”.
Un compito che avrà il nuovo presidente, quindi, sarà quello di riconquistare l’opinione pubblica. Perché una cosa è certa: accordi di basso profilo, personalismi politici e comunali, non possono che sfiduciare ancora di più i cittadini. “Tutto è successo mio malgrado – ammette – e purtroppo questa situazione ha preso una piega particolare. Mi sono ritrovato ad essere chiamato il 15 novembre, con una telefonata arrivata da un tavolo con personaggi rappresentati diverse forze politiche. Alla proposta della mia candidatura ho risposto scherzosamente, credendo di essere su Scherzi a parte. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, tanto è che non ho dato subito la mia adesione, pensandoci una notte, che è stata insonne riflettendo su tutte le responsabilità. Le varie dinamiche politiche non posso giudicarle, ma posso solo dire quello che è successo a me. Siamo partiti per una proposta unitaria e ci siamo ritrovati in una situazione di competizione”.
E in questa storia c’è un ulteriore paradosso: Michele Ortenzi, sindaco di Montegiorgio e suo sfidante alla presidenza, prima di essere un collega è anche un amico. “Non abbiamo una contrapposizione, diciamo che la politica ci ha giocato un brutto scherzo. Ma non vorrei si snaturasse il nostro ruolo di sindaci, che devono stare sopra le parti e garantire a tutti il proprio servizio. Dei 40 sindaci non sono il più bravo, il migliore, il più capace per ricoprire questa carica: tutti siamo alla pari, dal più giovane che è Grifonelli di Montefalcone ai più anziani ognuno ha le proprie capacità, le proprie qualità in grado di riuscire a portare avanti l’ente Provincia, che va considerata la casa dei Comuni. Per questo nella squadra che dovrà andare ad affrontare il lavoro servirà la collaborazione di tutti”.
A decidere, come noto, saranno i voti dei sindaci e dei consiglieri dei 40 Comuni. “Credo che chi è sulle sue posizioni difficilmente si possa spostare. Entrambi i candidati sono la rappresentanza dei piccoli Comuni e questo ha già un significato importante. Io ci credevo alla candidatura unitaria e sono andato avanti lo stesso, anche per rispetto di coloro che si erano messi a disposizione. Credo fosse un segnale di ripartenza, ma in qualcuno forse non c’era una convinzione precisa. Siamo però sempre in tempo per rimediare, sia io che Michele, e chiunque sarà presidente dovrà fare opera di coesione”.
Le priorità? “Intanto diciamo che dopo la Del Rio questa Provincia, che prima della legge aveva circa 240-250 dipendenti, è arrivata ad averne circa 80. Abbiamo circa 800 chilometri di strade e per mantenere in vita la rete viaria bisogna avere le risorse. Ricordo che la Provincia ha competenza in altri diversi settori, come ambiente, edilizia scolastica (con i progetti per le scuole che stanno andando avanti bene) e trasporto pubblico, ma quest’ultimo solo per la programmazione. Tra gli obiettivi c’è la ZES, la zona economica speciale che fa capo al Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale, guidato dalla ministra Carfagna. Questa è un’occasione unica per noi, un’operazione che si sta chiudendo sulle Marche. Si tratta di aiuti alle imprese, che significano sgravi fiscali, investimenti, formazione del personale. Tutto, però, dovrà essere coordinato e garantito. Inoltre, arriveranno risorse con il PNRR, per questo dovremo assolutamente cercare di tessere le fila e di essere di supporto al territorio”.
Ferranti ribadisce la necessità di avere una squadra con persone competenti e capaci di dare il massimo. “Vorrei partire dal basso coinvolgendo tutto il territorio, dando attenzione a chi si sente più ai margini. Vorrei far vedere che la Provincia torna ad essere la casa di tutti, fare Comune Comune perché le persone non devono venire in Provincia, ma è il presidente che deve andare da loro. Servirà attenzione a fragilità e criticità, un conto è ascoltare, un conto è vivere le situazioni”.
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