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Debutta la pillola anti-Covid, Amadio: “Un’arma in più ma la migliore resta il vaccino. Ora attendiamo il Paxlovid”

SANITA' - Il primario di Malattie infettive del Murri spiega il farmaco contro il virus e fa il punto sui pazienti Covid nel suo reparto: "Siamo esattamente come lo scorso anno: 30 pazienti allora, 30 adesso. Per me il mondo si è fermato al 2021. Attenzione, però, abbiamo una mortalità molto inferiore. L'età media rispetto allo scorso anno è diminuita: ora i pazienti sono quasi tutti tra i 40 e i 60 anni"

Giorgio Amadio, primario del reparto Malattie infettive del Murri

di Giorgio Fedeli

Si tratta di un antivirale. E’ sicuramente un’arma in più contro il Covid. Ma il principale strumento per combattere l virus è e resta il vaccino. Quindi vaccinatevi“. Il primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Murri di Fermo, l’infettivologo Giorgio Amadio conosce bene il Molnupiravir, il farmaco arrivato anche nelle Marche e somministrato per combattere il Coronavirus. Ma attenzione, servono delle opportune puntualizzazioni. E chi meglio di Amadio per delineare l’identikit del medicinale arrivato ieri nella Farmacia ospedaliera con una cinquantina di confezioni (600 in tutte le Marche).

“Lo aspettavamo da tempo – spiega Amadio – è somministrabile a malati di Covid over 18 non ospedalizzati, con una manifestazione del virus lieve e moderata, e di recente insorgenza, ovvero con sintomi manifestati al massimo da 5 giorni prima. E, soprattutto, in concomitanza di condizioni cliniche e fattori di rischio che possono far presumere un’insorgenza grave del Covid stesso. In altre parole un pò come le monoclonali che stiamo già effettuando”.

Quindi a quali pazienti può essere somministrato? Chi lo prescrive?

A malati oncologici, a pazienti con insufficienza renale cronica esclusi i dializzati, con broncopneumopatia grave, immunodeficienza primaria o acquisita, obesità grave, problemi cardiovascolari gravi, diabete mellito non ben compensato. Come detto, è per pazienti non ospedalizzati, è un trattamento domiciliare, quindi possono prescriverlo i medici di medicina generale, quelli nelle Usca e quelli che hanno avuto situazioni di contatto con pazienti Covid, in altre parole al Pronto soccorso“.

Il Molnupiravir come agisce contro il virus? Quanto ne serve? Effetti collaterali?

“Il processo è piuttosto complesso ma per semplificarlo al massimo diciamo che provoca un accumulo di errori nel genoma virale. Il numero di errori è tale che il virus non si replica, muore. In termini scientifici questo processo lo chiamiamo catastrofe dell’errore virale. Il trattamento prevede l’assunzione di quattro compresse da 200 milligrammi la mattina, e quattro la sera, per cinque giorni. Gli effetti collaterali sono lievi: parliamo, eventualmente, di diarrea, un pò di nausea. E’ distribuito dalla farmacia ospedaliera”.

Ma funziona davvero? Ne arriveranno di altri?

I primi studi parlavano di un’efficacia di circa il 50%. Nuovi approfondimenti l’hanno portata al 30%. Certo, non è una panacea ma di sicuro è un’arma in più che abbiamo contro il virus. E di questi tempi tutto fa brodo. Non abbiamo la pillola risolutiva. Sicuramente, e questo è bene rimarcarlo, lo strumento migliore e più efficace che abbiamo contro il Covid è e resta il vaccino. Perché prevenire è sempre meglio che curare. Se aspettiamo altri farmaci? In effetti sì: parliamo del Paxlovid che, stando ai primi studi, sembra essere molto più efficace. Insomma quando si arricchisce l’armamentario a nostra disposizione va benissimo”.

Facciamo il punto sulla situazione Covid al Murri e nel reparto di Malattie infettive? Con il personale come siete messi?

Con l’avvento del vaccino la pressione sull’ospedale è sicuramente diminuita. Ma per quello che riguarda il mio reparto siamo esattamente come lo scorso anno: 30 pazienti allora, 30 adesso. Per me il mondo si è fermato al 2021. Attenzione, però, abbiamo una mortalità molto inferiore. L’età media rispetto allo scorso anno è diminuita: ora i pazienti sono quasi tutti tra i 40 e i 60 anni, che poi è la fascia d’età dove c’è più renitenza a vaccinarsi. C’è qualche ultraottantenne non vaccinato”.

Ci sono, ricoverati, anche dei vaccinati nel suo reparto? In che proporzione?

Abbiamo, ricoverate, anche delle persone vaccinate, sì. Ma anche in questo caso, attenzione: non si può mai fare di tutt’erba un fascio. Sappiamo che chi chi ha assunto la seconda dose da più di quattro mesi ha una copertura minore contro il virus. Abbiamo avuto anche qualche caso con tre dosi ma si trattava di pazienti  immunodepressi ma comunque non ha provocato complicanze respiratorie gravi. Non saprei dire la proporzione vaccinati/non vaccinati ma perché oscilla di giorno in giorno. E comunque anche dovessero livellarsi, poi le percentuali vanno comparate con la popolazione di vaccinati e quella di non vaccinati. Quindi il rapporto cambia, decisamente. Insomma in proporzione sono molti più i non vaccinati a dover essere ospedalizzati“.


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