di Sandro Renzi
Assolto perché il fatto non sussiste. Con questa formula la Corte di Appello Penale di Perugia ha messo fine al calvario giudiziario di un ex dipendente del Comune di Porto San Giorgio accusato di peculato. Si chiude così, dopo 10 anni, il procedimento penale a suo carico. Due lustri trascorsi per dimostrare la propria innocenza dopo essere stato condannato. Era il 2012 quando l’uomo, addetto al servizio di custodia del cimitero rivierasco, essendo in possesso della chiave della cassetta per le offerte della chiesa Gesù Redentore ubicata all’interno del cimitero stesso, veniva accusato di essersi appropriato dei soldi donati dai cittadini tra il 2007 ed il 2012. Quattro anni più tardi arriva la prima sentenza del Tribunale di Fermo che condanna il lavoratore alla reclusione, pena sospesa, di 1 anno e 4 mesi con conseguente interdizione dai pubblici uffici. Oltre a questo la sentenza prevedeva un risarcimento del danno di mille euro oltre ed il pagamento delle spese legali a favore del Comune di Porto San Giorgio costituitosi parte civile.
La sentenza è stata appellata e la corte di Ancona nel 2019 ha confermato la condanna riducendola a 10 mesi e 20 giorni di reclusione. L’uomo è stato condannato nuovamente alle spese legali a favore del Comune rivierasco. A quel punto gli avvocati ricorrono in Cassazione e la Suprema Corte nel 2020 accoglie le ragioni della difesa, annullando la sentenza di condanna e rimettendo la decisione alla Corte di Appello di Perugia che ha assolto l’uomo con con formula piena. «Sono stati dieci anni durissimi per me e per la mia famiglia. Essere accusato sull’ambiente di lavoro da persone con le quali hai lavorato e per le quali sei sempre stato a servizio fa male, essere etichettato dalla giustizia e dai media come fossi un ladro di monetine ferisce profondamente, essere apostrofato sui social con i termini più spregevoli per essere il vile che ruba le offerte in chiesa umilia fino a renderti difficile uscire di casa. La mia famiglia ed io abbiamo sofferto ingiustamente 10 anni di umiliazioni, ora chi ci chiederà scusa? Chi ci risarcirà di quello che abbiamo passato? Non auguro a nessuno di chi mi ha accusato, giudicato e condannato, di vivere quello che ho vissuto io, ma non è accettabile venire processati ingiustamente in piazza dalla pubblica opinione e dover attendere 10 anni di cause per vedere ristabilita la verità». L’uomo assolto ha ringrazio l’avvocato Andrea Agostini che oltre a curare la sua difesa è sempre stato vicino al suo assistito ed alla famiglia anche nei momenti più difficili.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati