“Coraggio! Cercate la comunione tra voi e con chiunque vi sarà dato di incontrare!”. Con queste parole l’arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio, il 23 gennaio scorso, ha incitato i soci effettivi dell’Unitalsi e i candidati convenuti in assemblea per l’elezione del nuovo Consiglio di Sottosezione di Fermo. Si respiravano emozione e speranza. E’ stato un momento importante che, nel cuore di tutti, segna una ripartenza.
«Segna la ripartenza dopo questi mesi durissimi in cui ogni unitalsiano, silenziosamente, ha indossato quella divisa, senza clamore, facendosi vicino – spiegano dall’associazione – a chi era più fragile. Significativo è stato anche che tali nuove elezioni siano avvenute proprio in quel giorno, la domenica della Parola, festa istituita da Papa Francesco per celebrare la centralità della Parola del Signore nella vita cristiana, una Parola che l’Unitalsi incarna concretamente». E ieri il consiglio eletto nelle persone di Fabiola Casturà (presidente), Nadia Camilletti, Enrico Pangrazi, Livio Panitteri, Tony Giancola, Giannina Nicolai (consiglieri) è stato ricevuto dall’arcivescovo che ha ufficializzato le nomine.
L’arcivescovo ha esortato i neo eletti affinché al centro di ogni iniziativa, di ogni pensiero, di ogni moto ci sia sempre e solo il “malato”, spesso relegato ai margini e ha sollecitato a porre particolare attenzione anche a quelle malattie invisibili agli occhi, inudite perché prive di forza per essere gridate. Come se l’impegno principale dell’associazione sia di dotarsi di antenne speciali per sentire, cercare, fiutare, farsi sostegno spesso solo con un sorriso, un messaggio, una telefonata, una visita. Ci sono bisogni invisibili e drammatici che non immaginiamo e che sono vicinissimi a noi.
«Nel cuore di ciascun unitalsiano oggi – concludono sempre dall’Unitalsi Fermo – pulsano una nuova speranza e una nuova energia, quelle che si vivono quando si scende dal treno perché si è coscienti e oggi l’Arcivescovo lo ha ricordato a tutti, tramite le parole rivolte ai neo eletti, che il servizio non ha senso se è circoscritto ai 7 giorni del pellegrinaggio ma inizia proprio quando si scende da quel treno e trova negli altri 358 giorni la sua sorgente e il suo compimento».
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